Due stati per due popoli

Per porre fine al conflitto israelo-palestinese il presidente americano Obama incalza un’unica soluzione: due stati, due popoli. Esplicitamente ha dichiarato davanti alle telecamere che “serve uno stato palestinese”. La risposta del leader israeliano Benjamin Netanyahu è stata dura e precisa: ”No, si autogovernino” e non prende in considerazione lo spazio politico e territoriale per la nascita di uno Stato. Anzi, in questi giorni si apprende dalle agenzie stampa che il presidente israeliano intende costruire un nuovo insediamento in Cisgiordania per la prima volta dopo 26 anni. Il progetto parla di costruire 250 unità residenziali coloniche a Gerusalemme Est, dopo aver già evacuato con la forza due famiglie palestinesi. Questo potrebbe essere una retrocessione per i progetti di pace in quanto verranno confiscate delle proprietà e le conseguenti espulsioni di molti palestinesi dalle loro abitazioni. Obama nell’incontro con Netanyahu ricorda a Israele l’impegno preso con la “Road map” di bloccare le attività edilizie negli insediamenti palestinesi e ribadendo che “i problemi umanitari a Gaza devono essere affrontati”.

Insomma, Bibi ( soprannome Netanyahu ndr.), non intende tornare indietro dopo le fatiche che ha fatto per entrare al governo. In seguito alle feroci discussioni con Tzipi Livni che non riesce ad avere una maggioranza necessaria ad avere la fiducia parlamentare, il leader del partito conservatore Likud per vincere le ultime elezioni si è accordato con il leader dell’estrema destra Avigdor Lieberman, giungendo così ad avere una maggioranza possibile per governare ed avere la carica di primo ministro d’Israele il 31marzo 2009 nonostante non abbia vinto le elezioni.

Liduk, che in ebraico significa “consolidamento” è un partito fortemente nazionalista fondato nel 1973 da Begin, che lo condusse alla vittoria nel 1977. In campo economico rispecchia il tipico sistema liberale occidentale. Il partito ha avuto una crisi dopo la decisione di ritirarsi da Gaza, presa da Sharon nel 2005, e il conseguente tramonto dell’ideale del “Grande Israele”. Questa divergenza ha portato ad una scissione dove Sharon fondò il partito centrista Kadima, mentre Netanyahu è restato nel Likud, ridiventandone il leader e portandolo su posizioni più a destra.

Nel 1996, per la prima volta, gli Israeliani elessero in maniera diretta il loro Primo Ministro Netanyahu fu eletto dopo un’ondata di attacchi terroristici contro gli israeliani. Dopo una lunga serie di scandali e un’inchiesta che lo accusava di corruzione, in seguito archiviata, Netanyahu perse il favore del pubblico israeliano e restò in penombra fino alle elezioni del marzo del 2009, eletto come allora, da un forte ritorno del nazionalismo israeliano.

Una storia che dura da troppi anni ormai, ci vorrebbero fiumi di opere per narrare in modo accurato la storia della Palestinese. La guerra sembra essere infinita e l’insicurezza regnerà sovrana sino a quando Israele non comprenderà che il riconoscimento dei diritti e della dignità dei palestinesi è fondamentale per la sopravvivenza di semplici esseri umani e sino a quando gli estremisti palestinesi non cesseranno di lanciare i razzi. Purtroppo l’amara verità è che in questo sistema ogni guerra porta benessere: c’è chi distrugge per poi ricostruire case, palazzi, sistemi fognari, strade ecc.

“Io non credo nella guerra come strumento…c’è un dato inoppugnabile che la guerra è uno strumento che non funziona, semplicemente non funziona” (Gino strada Emergency)

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