La vergogna dell’Ostiense, Alemanno risponde: “impensabile accogliere tutti”


Dopo la denuncia delle condizioni dei rifugiati afgani all’Ostiense, Diritto di Critica ha interpellato le istituzioni romane per capire se è possibile risolvere “l’eterna” condizione di questi ragazzi. Alemanno, sindaco di Roma dal maggio del 2008, scrive di essere a conoscenza della situazione in merito alla quale “già in passato abbiamo adottato misure di assistenza e di ospitalità presso strutture di assistenza”.

I richiedenti asilo e i rifugiati politici a Roma - prosegue - già prima dell’emergenza nord africana, erano più di 8.000 a fronte di una capacità di accoglienza massima di 1.600 posti”. Chiede che il peso dell’accoglienza sia ripartito equamente tra tutte quelle regioni, “in particolare del nord Italia, che fino ad ora non hanno accolto quasi nessuno”. Il primo cittadino con queste parole ci dice chiaramente che Roma non può più accogliere. Ma perché non si riesce a sistemare trentacinque/quaranta cittadini afgani?“L’amministrazione capitolina – dice Alemanno - di concerto con le altre istituzioni, ha da tempo avviato azioni per dare risposte a queste esigenze. Parallelamente, attraverso una forte richiesta di supporto alle istituzioni statali e regionali, si sta cercando di rafforzare il circuito di accoglienza per i rifugiati politici e gli immigrati in condizioni di fragilità”.

E’ impensabile – chiarisce il sindaco di Roma - adottare il principio secondo cui “chiunque arriva con qualsiasi mezzo nella nostra città ha comunque diritto ad avere non solo assistenza ma anche alloggio”. Per il primo cittadino è “drammaticamente errato” dare il messaggio che chiunque si trasferisca nel nostro territorio “deve trovare alloggio in campi o strutture di accoglienza: questo atteggiamento non può non attrarre un flusso crescente e incontrollabile di arrivi nella nostra città”.

Come funziona l'accoglienza a Roma? La capitale come tutte le altre città d’Europa gestisce l’accoglienza grazie al Fondo Europeo per i Rifugiati (Fer). L’Obiettivo è quello di garantire alle persone effettivamente bisognose un livello elevato di protezione, alle stesse condizioni in tutti gli Stati membri. Per questo motivo, il Fer I ha elargito all’Italia nel periodo 2000-2004 11 milioni di euro, mentre il FER II nel periodo 2005-2007 ha rimpinguato le casse dello Stato con 6,5 milioni di euro. Complessivamente 17,5 milioni.

Per quanto riguarda il FER III per il periodo 2008 – 2013, consentirà di fruire complessivamente di 21.016.926,30 Euro. Sono già stati assegnati per il 2008, 2.821.520,30 Euro (per misure d’urgenza sono stati ceduti all’Italia 7.088.000,00 Euro), per il 2009, 4.470.815,00 Euro e per il 2010 6.223.630,19 Euro. Con tutto questo denaro non si riesce davvero a gestire i rifugiati in Italia? Sembrerebbe di no.

Secondo la commissione territoriale di Roma, le domande pervenute nel 2007 sono state 2277 di cui 372 sono state accolte, 380 hanno ottenuto un permesso temporaneo e 819 hanno avuto un esito negativo e senza protezione.

Per capire se veramente esiste il problema dei rifugiati possiamo confrontarci con gli altri paesi membri. Secondo Eurostat, nel 2010, si è verificata una flessione di quasi 7.000 domande in Europa (da 264.000 del 2009 a 257.800 del 2010). Al primo posto c’e’ la Francia con 51.600 domande, seguita da Germania (48.500), Svezia (31.900), Belgio (26.100), Regno Unito (23.700). L’Italia è al 9° posto, con 10.050 richieste rispetto alle oltre 17.000 del 2009, con un calo del 42,9%. In Italia, nel 2010 sono state prese 11.325 decisioni (il dato riguarda anche alcune domande presentate nel 2009), di queste 4.305 hanno ottenuto una forma di protezione, circa il 38% (1.615 lo status di rifugiato; 1.465 la protezione sussidiaria e 1.225 un permesso per motivi umanitari) mentre 7.015 persone hanno visto respinte le loro domande, circa il 62% del totale.

Secondo l’UNHCR i rifugiati in Italia nel 2009 erano 55mila. Il nostro paese presenta cifre molto basse rispetto ad altri paesi dell'Unione Europea. “A titolo di comparazione - spiegano - la Germania accoglie quasi 600mila rifugiati ed il Regno Unito circa 270mila, mentre La Francia e i Paesi Bassi ne ospitano rispettivamente 200mila e 80mila. In Danimarca, Paesi Bassi e Svezia i rifugiati sono tra i 4 e i 9 ogni 1.000 abitanti, in Germania oltre 7, nel Regno Unito quasi 5, mentre in Italia appena 1 ogni 1.000 abitanti”.

Andrea Catarci, il 41enne presidente del Municipio XI, non condivide le politiche di Gianni Alemanno e dice che il suo municipio cerca fortemente “di contrastare la scellerata politica sull’immigrazione messa in campo dall’attuale sindaco a suon di ordinanze”. Catarci sostiene che l’XI municipio, insieme alle associazioni di volontariato presenti sul territorio, “da anni sostiene la dignità di queste persone. In più riprese circa 400 profughi, hanno ottenuto la protezione internazionale e sono stati alloggiati nei centri di accoglienza provvisoria”. Per il presidente del municipio XI si tratta di soluzioni inadeguate “alla gravità della questione ed estemporanee all’esplosività della realtà che di volta in volta si riproduce”.

L’Ostiense è il luogo di ritrovo degli afgani che fuggono dal loro paese e dove noi stiamo facendo la guerra. “Purtroppo i servizi delle Iene, Rai Due e della televisione francese, decine di lettere, appelli, manifestazioni, interessi della commissione dei diritti umani del senato e dell’Unhcr, non sono bastate ad imporre la questione dei rifugiati Afgani dell’Ostiense tra le priorità dell’Agenda politica cittadina. Niente è stato fatto dal campidoglio sulla politica di accoglienza”.

Il Sindaco Alemanno è di tutt’altre vedute. “Va sottolineato”, spiega, che molte famiglie di nomadi e immigrati neo comunitari che oggi vivono in accampamenti abusivi, “hanno scelto di stabilirsi a Roma non per totale mancanza di un’altra abitazione, anche nella loro terra di origine, ma nella speranza di trovare un reddito aggiuntivo, spesso derivante da attività di carattere illegale”, il sindaco ci tiene a precisare che “la nostra azione è ispirata a un percorso realistico sostenibile e di buon senso per realizzare solidarietà e integrazione nel rispetto della legalità”. Come si può parlare di integrazione se non si hanno contatti con gli autoctoni?

Catarci, infine, ci lascia con una promessa: “l’intenzione è di creare in loco, un centro di prima assistenza, orientamento e accoglienza da realizzare valorizzando l’opera delle associazioni presenti”, staremo a vedere.

di
Onori Andrea su Diritto di Critica

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