Michele Panella: “rivoglio il mio posto di lavoro”


“Mi hanno buttato per strada. Ho 47 anni e famiglia. Prima ero sereno”. Sono le parole di Michele Panella, brutalmente licenziato dal crack della Tributi Italia Spa. “Ora mio figlio di 10 anni – racconta Panella - mi dice sempre: papà perchè l'ufficio è chiuso? come mai non hai più il lavoro? Perchè sei sempre nervoso?”

E provate un po’ voi a spiegare ad un bambino che lo Stato, colui che dovrebbe difenderti, ti sta ledendo un diritto. Non è facile, ma la realtà è questa e ad un bambino certamente non puoi e non devi far pesare questa interminabile situazione. Tutto per colpa di una società e uno Stato affarista ed imbroglione.

Panella, per 20 anni ha svolto un lavoro impiegatizio con diligenza e dedizione. Ha iniziato con la Mondelli Delmonte Srl, poi è passato con la Gestor Spa e infine l’appalto è stato vinto dalla Tributi Italia Spa. I problemi arrivano quando la Tributi Italia, con sede legale a Roma e sede amministrativa a Chiavari, ha iniziato ad avere grosse incertezze finanziarie. “Molti comuni – racconta Michele - hanno cominciato a revocare concessione per insolvenza contrattuale”. Anche a Rodi Garganico il comune dove ho residenza, ha revocato la concessione, “il mio sindaco mi diceva caro Michele noi dobbiamo revocare la concessione alla Tributi Italia Spa, ma stai tranquillo che nel nuovo bando di gara ti tuteliamo perchè a te nessuno ti ci toglie”. A queste parole Michele credeva moltissimo, ma dopo tante promesse, “mi ha sbattuto per strada”.

Mentre trascorreva inesorabilmente il tempo, Michele iniziava a perdere i suoi diritti. Fu sbattuto in mezzo ad una strada come una busta piena di spazzatura e sostituito da un concittadino, “che nulla capisce del mio lavoro che ho tenuto per 20 anni” racconta Michele. Poi c’è stata una sentenza del giudice che ha fatto tornare Michele alla Tributi Italia, ma l’azienda dichiarò il fallimento e il governo mise in cassa integrazione circa 700 dipendenti della vecchia Tributi Italia Spa.

“Nessuna clausola sociale per me – racconta Michele -, negli altri comuni tutti i sindaci hanno tutelato i lavoratori della Tributi Italia Spa. A me non mi ha aiutato nessuno, anzi, hanno calpestato la mia dignità di lavoratore”.

Sono mesi che Michele lotta per avere il suo posto di lavoro, “tutti sanno e tutti tacciono. Non lasciatemi solo nel difendere il mio lavoro che ho tenuto per 20 anni” racconta sconsolato. Nella vita non basta meritarsi un posto di lavoro, serve una forte raccomandazione. Chi ce l’ha è salvo, chi no, deve arrangiarsi e cercare qualcuno che ti possa infilare da qualche parte. E’ inutile restare allibiti, è questa l’Italia e tutti ne siamo colpevoli, maggiormente chi ci governa.

La perdita di un lavoro pesa come un macigno che si stacca da una montagna e va a colpire direttamente l’abitazione e tutto il nucleo familiare. Si pensa che lavorare sia un qualcosa che si dovrebbe conquistare con il sudore e con i denti. Invece no, il lavoro è un diritto di tutti. Non c’è lavoro? Allora i governati dovranno dichiarare il loro fallimento altrimenti che strappino la carta costituzionale o si dimettano in gruppo.

“Non mi sono mai interessato di politica, sono stato sempre neutrale, volevo solo lavorare, tenermi solo il mio lavoro”.Ora, quel lavoro gli è stato tolto proprio dalla politica e dai meccanismi fallimentari di un sistema arrivato al collasso che violenta e distrugge intere famiglie.

Da molto tempo, Michele, attraverso la lotta pacifica, combatte e si dispera contro chi non vuole ascoltarlo. “Davanti al mio comune con il mio cartello al collo dalle 8,30 alle 14,00, sempre in piedi e sempre sotto la piena indifferenza del mio sindaco. Mi hanno calpestato e continuano a calpestarmi.” Lui vuole solo una risposta diversa dal sindaco di Rodi Garganico, Carmine Danelli, e dal suo vice, Donato Petrosino. Da tempo si parla del lavoro che Michele avrebbe l’obbligo di svolgere in sostituzione della passata occupazione nella sede della ex Tributi. Gli appalti ora sono stati riassegnati alla concessionaria, Aipa Spa di Milano. La sua società, la Tributi, è fallita ed è prossima alla liquidazione.“Attualmente – dice Michele - siamo in cassa integrazione prorogata sino al 15 marzo del 2011.Abbiamo famiglie e figli da mantenere”.

Il sindaco, ha “offerto” a Michele, sin da dicembre del 2009, un posto da parcheggiatore a San Giovanni Rotondo, a 50 km da Rodi, con relativo addebito del viaggio sulle spalle e considerando che Michele dovrebbe percepire circa 600 euro al mese, sarebbe una miseria il suo stipendio. Questo sarebbe il lavoro che avrebbe avuto in sostituzione?

Michele si affidava, per la sua tutela proprio al sindaco,ma egli non ha risposto alla sua denuncia. Michele, sarebbe stato poco tutelato nel nuovo bando di gara, dopo che per 20 anni ha sudato e prodotto per nulla. “Per ritornare al mio lavoro –conclude Panella - confido per questo nel mio sindaco Danelli”, ma, come ripetuto, il sindaco continuerebbe a non ascoltare le richieste del lavoratore.

Andrea Onori

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