Si definisce "Terrorblanche" ed è il cacciatore dei bambini neri in Sudafrica. Un ragazzo bianco con un fucile in mano che mostra con orgoglio ai suoi piedi, come fosse un trofeo di caccia, un bambino nero, apparentemente senza vita. L'immagine è postata su Facebook e la storia ha provocato un enorme scalpore in Sudafrica. La polizia sta ora cercando di identificare chi è l'uomo nella fotografia e chi ha inserito il post. La foto è stata pubblicata sul profilo il 24 giugno da un utente denominato «Terrorblanche Eugene», nome che richiama l'ex leader del Movimento di Resistenza Afrikaner (AWB) di estrema destra Eugene TerreBlanche, assassinato nell'aprile del 2010. Il portavoce del Ministero della Polizia, Zweli Mnisi, ha spiegato che sul caso è stata aperta un'inchiesta e invita chi dovesse riconoscere l'uomi ritratto nella foto (che potrebbe essere stata manipolata) a chiamare la polizia: «Se, infatti si tratta di un fatto reale quell'uomo deve essere punito». Sul profilo di Facebook Terrorblanche si descrive come un impresario a cui piacciono la musica africana, i Simpson, le armi bianche e il fuoco. Foto e bacheca non sono aperte a tutti, ma l'ultima volta che è stato possibile consultare la pagina TerrorBlanche contava 589 amici e numerosi sostenitori. «Coloro che hanno fatto commenti favorevoli potranno essere accusati di non aver denunciato il fatto, di razzismo e di abuso su minori» ha spiegato Miranda Giordano, direttore dell'istituto contro gli abusi sui minori. Per lui, l'accusa potrebbe essere omicidio (se l'immagine è reale) o lesioni gravi ad un bambino».
19 agosto 2011
Mahmoud Abu samra è il bambino che si trova a sinistra. A soli 13 anni è rimasto vittima dei bombardamenti israeliani su Gaza. Il piccolo era una amico di una persona a me cara che mi ha fornito la sua foto.
In queste ore la città è assediata dopo che alcune persone avevano attaccato un bus in Israele uccidendo delle persone. Per questo attacco Israele punisce Gaza e le persone indifese. Sette palestinesi innocenti morti tra i quali due bambini oltre a 3 guardie di frontiera egiziane.
Mahmoud Abu samra è il bambino che si trova a sinistra. A soli 13 anni è rimasto vittima dei bombardamenti israeliani su Gaza. Il piccolo era una amico di una persona a me cara che mi ha fornito la sua foto.
In queste ore la città è assediata dopo che alcune persone avevano attaccato un bus in Israele uccidendo delle persone. Per questo attacco Israele punisce Gaza e le persone indifese. Sette palestinesi innocenti morti tra i quali due bambini oltre a 3 guardie di frontiera egiziane.
18 Agosto 2011
SOMALIA - Di bambini con meno di 5 anni ne muoiono 10 al giorno nel campo profughi di Kobe. Hanno raggiunto livelli allarmanti i decessi tra le persone in fuga dalla Somalia, il 95% delle quali donne e bambini. E' quanto risulta da una valutazione dell'UNHCR. Mentre tutto questo accade, la "passerella" delle autorità internazionali in visita a Mogadiscio sembra più affollata che mai. Considerato che le condizioni di vita nei campi dei rifugiati non appaiono migliorate, anzi, la domanda che molti si pongono è questa: quante sono le risorse mobilitate per gli aiuti umanitari direttamente destinate alle popolazioni colpite dalla carestia e quante sono quelle necessarie per coprire i costi dei militari, che nonostante aumentino, da anni e anni non riescono a sconfiggere le milizie islamiche di Al Shabaab?
SOMALIA - Di bambini con meno di 5 anni ne muoiono 10 al giorno nel campo profughi di Kobe. Hanno raggiunto livelli allarmanti i decessi tra le persone in fuga dalla Somalia, il 95% delle quali donne e bambini. E' quanto risulta da una valutazione dell'UNHCR. Mentre tutto questo accade, la "passerella" delle autorità internazionali in visita a Mogadiscio sembra più affollata che mai. Considerato che le condizioni di vita nei campi dei rifugiati non appaiono migliorate, anzi, la domanda che molti si pongono è questa: quante sono le risorse mobilitate per gli aiuti umanitari direttamente destinate alle popolazioni colpite dalla carestia e quante sono quelle necessarie per coprire i costi dei militari, che nonostante aumentino, da anni e anni non riescono a sconfiggere le milizie islamiche di Al Shabaab?
13 Agosto 2011 - LA CAMORRA ANCORA CONTRO GLI IMMIGRATI: SPARI A CASAL DI PRINCIPE
Spari, in pieno giorno. Nella giornata di ieri a Casal di Principe è avvenuto un attentato ad un bus di immigrati. Ancora una volta gli immigrati si trovano a fronteggiare la Camorra, nel paese in cui nel 2008 ci fu la strage di San Gennaro, ordinata dal boss Giuseppe Setola che causò sei morti. Secondo quanto riportano organi di stampa, è di nuovo accaduto ieri mattina: due i feriti. A bordo del bus c'erano circa una ventina di marocchini ed è stato preso d'assalto. Due sicari, a bordo di una moto hanno bloccato il bus e hanno iniziato a sparare contro il cruscotto. Diversi i colpi esplosi, due dei quali hanno colpito alla mano Marco Caterino, che era alla guida e che è anche il titolare della Ct Trasporti e all'addome un cittadino marocchino. L'autista non si è fermato fino a quando i due motociclisti non sono scappati. Loro sono gli immigrati che si ribellano alla camorra. Loro rischiano la vita ogni giorno. Continuano a insorgere contro la criminalità organizzata e non hanno paura
9 Agosto 2011
ZIMBABWE - I CAMPI DELLA TORTURA NEL NOME DEI DIAMANTI E DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE
Torture e violenze presso i campi di diamanti nello Chiadzwa. Ad aumentare la violenza sarebbe la pressione del mercato internazionale sulle vendite delle pietre preziose. Per saziare gli appetiti dell’occidente,percosse e aggressioni a sfondo sessuale sono tutt’ora in corso in due campi situati nella regione di Marange. La struttura principale si trova vicino ai campi di Chiadzwa, ed è descritta dai testimoni come un “agglomerato di tende militari, con recinto e filo spinato dove in cui sono tenuti i prigionieri." I prigionieri che vengono esposti a duri lavori, sono soprattutto civili. Una vittima che è stata rilasciata nel mese di febbraio, ha dichiarato alla BBC che è "il luogo di tortura. Ci hanno picchiato con 40 fruste al mattino, 40 al pomeriggio e 40 la sera". Mentre, le donne vengono rilasciate in modo più rapido. Spesso, dopo essere state violentate. Nonostante la crescente evidenza di abusi passati e in corso, il commercio internazionale dei diamanti continua, visto la grande richiesta internazionale. La BBC sostiene che l'Unione europea (UE) stia spingendo in continuazione per far entrare nel commercio questi diamanti banditi nel 2009. La scoperta mette in grave imbarazzo l'Unione Europea, che preme per potenziare il commercio di diamanti nelle principali miniere della zona. In un documento interno, reso noto dalla Bbc, l'Ue si dice fiduciosa che due miniere della zona possano soddisfare gli standard internazionali e sollecita il 'via libera' all'export dall'area dei diamanti.
Spari, in pieno giorno. Nella giornata di ieri a Casal di Principe è avvenuto un attentato ad un bus di immigrati. Ancora una volta gli immigrati si trovano a fronteggiare la Camorra, nel paese in cui nel 2008 ci fu la strage di San Gennaro, ordinata dal boss Giuseppe Setola che causò sei morti. Secondo quanto riportano organi di stampa, è di nuovo accaduto ieri mattina: due i feriti. A bordo del bus c'erano circa una ventina di marocchini ed è stato preso d'assalto. Due sicari, a bordo di una moto hanno bloccato il bus e hanno iniziato a sparare contro il cruscotto. Diversi i colpi esplosi, due dei quali hanno colpito alla mano Marco Caterino, che era alla guida e che è anche il titolare della Ct Trasporti e all'addome un cittadino marocchino. L'autista non si è fermato fino a quando i due motociclisti non sono scappati. Loro sono gli immigrati che si ribellano alla camorra. Loro rischiano la vita ogni giorno. Continuano a insorgere contro la criminalità organizzata e non hanno paura
ZIMBABWE - I CAMPI DELLA TORTURA NEL NOME DEI DIAMANTI E DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE
Torture e violenze presso i campi di diamanti nello Chiadzwa. Ad aumentare la violenza sarebbe la pressione del mercato internazionale sulle vendite delle pietre preziose. Per saziare gli appetiti dell’occidente,percosse e aggressioni a sfondo sessuale sono tutt’ora in corso in due campi situati nella regione di Marange. La struttura principale si trova vicino ai campi di Chiadzwa, ed è descritta dai testimoni come un “agglomerato di tende militari, con recinto e filo spinato dove in cui sono tenuti i prigionieri." I prigionieri che vengono esposti a duri lavori, sono soprattutto civili. Una vittima che è stata rilasciata nel mese di febbraio, ha dichiarato alla BBC che è "il luogo di tortura. Ci hanno picchiato con 40 fruste al mattino, 40 al pomeriggio e 40 la sera". Mentre, le donne vengono rilasciate in modo più rapido. Spesso, dopo essere state violentate. Nonostante la crescente evidenza di abusi passati e in corso, il commercio internazionale dei diamanti continua, visto la grande richiesta internazionale. La BBC sostiene che l'Unione europea (UE) stia spingendo in continuazione per far entrare nel commercio questi diamanti banditi nel 2009. La scoperta mette in grave imbarazzo l'Unione Europea, che preme per potenziare il commercio di diamanti nelle principali miniere della zona. In un documento interno, reso noto dalla Bbc, l'Ue si dice fiduciosa che due miniere della zona possano soddisfare gli standard internazionali e sollecita il 'via libera' all'export dall'area dei diamanti.
7 Agosto 2011
NIGERIA - NAZIONI UNITE CONFERMANO IL MASSICCIO INQUINAMENTO DELLA SHELL
Le attività della compagnia petrolifera Shell in Nigeria hanno un impatto disastroso sui diritti umani delle persone che vivono nel Delta del Niger: è quanto ha dichiarato Amnesty International, commentando il rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (Unep) sulle conseguenze dell'inquinamento da petrolio nel territorio dell'Ogoniland, situato nella regione del Delta. Il rapporto ha determinato che la popolazione del Delta del Niger è esposta da decenni a una contaminazione massiccia e grave da petrolio. "Questo rapporto dimostra che la Shell ha avuto un impatto terribile in Nigeria, pur continuando a negarlo per anni e a sostenere falsamente che segue i migliori standard internazionali" - ha dichiarato Audrey Gaughran, direttrice del programma Temi globali di Amnesty International. Il rapporto prende in esame i danni all'agricoltura e alla pesca e mette in luce l'elevato livello di contaminazione dell'acqua potabile, che espone le comunità locali a gravi rischi per la salute.
NIGERIA - NAZIONI UNITE CONFERMANO IL MASSICCIO INQUINAMENTO DELLA SHELL
Le attività della compagnia petrolifera Shell in Nigeria hanno un impatto disastroso sui diritti umani delle persone che vivono nel Delta del Niger: è quanto ha dichiarato Amnesty International, commentando il rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (Unep) sulle conseguenze dell'inquinamento da petrolio nel territorio dell'Ogoniland, situato nella regione del Delta. Il rapporto ha determinato che la popolazione del Delta del Niger è esposta da decenni a una contaminazione massiccia e grave da petrolio. "Questo rapporto dimostra che la Shell ha avuto un impatto terribile in Nigeria, pur continuando a negarlo per anni e a sostenere falsamente che segue i migliori standard internazionali" - ha dichiarato Audrey Gaughran, direttrice del programma Temi globali di Amnesty International. Il rapporto prende in esame i danni all'agricoltura e alla pesca e mette in luce l'elevato livello di contaminazione dell'acqua potabile, che espone le comunità locali a gravi rischi per la salute.
2 Agosto 2011
LAMPEDUSA - L’ultima tragedia dell’immigrazione nel Canale di Sicilia è ambientata in una stiva di due metri per tre. Lì dentro 26 giovani africani, quasi tutti di origine nigeriana, chiusi da una botola.Sopra, sul ponte del barcone lungo 15 metri e partito tre giorni fa dalla Libia, altri 270 disperati, ammassati anch’essi come bestie. 1.647 emigranti sono morti nel Canale di Sicilia nei primi sette mesi del 2011. 5.962 dal 1994. Gli ultimi 25 l'altro ieri.Uno di loro a un certo punto è anche riuscito a salire sul ponte della nave, a respirare per un attimo l’aria fresca, ma ha pagato caro quel gesto di ribellione. E’ stato preso e buttato a mare senza pietà. Gli altri, quelli che tentavano come lui di uscire dalla stiva, sono stati invece picchiati e ricacciati in fondo a quel buco nero dove hanno trovato la morte. I cadaveri sono stati recuperati dagli uomini della Guardia Costiera lunedí notte all'interno dell'imbarcazione su cui viaggiavano complessivamente 271 persone.
LAMPEDUSA - L’ultima tragedia dell’immigrazione nel Canale di Sicilia è ambientata in una stiva di due metri per tre. Lì dentro 26 giovani africani, quasi tutti di origine nigeriana, chiusi da una botola.Sopra, sul ponte del barcone lungo 15 metri e partito tre giorni fa dalla Libia, altri 270 disperati, ammassati anch’essi come bestie. 1.647 emigranti sono morti nel Canale di Sicilia nei primi sette mesi del 2011. 5.962 dal 1994. Gli ultimi 25 l'altro ieri.Uno di loro a un certo punto è anche riuscito a salire sul ponte della nave, a respirare per un attimo l’aria fresca, ma ha pagato caro quel gesto di ribellione. E’ stato preso e buttato a mare senza pietà. Gli altri, quelli che tentavano come lui di uscire dalla stiva, sono stati invece picchiati e ricacciati in fondo a quel buco nero dove hanno trovato la morte. I cadaveri sono stati recuperati dagli uomini della Guardia Costiera lunedí notte all'interno dell'imbarcazione su cui viaggiavano complessivamente 271 persone.
30 luglio 2011:
NON RICEVONO L'ASILO: PROTESTANO GLI IMMIGRATI
Prosegue la protesta dei richiedenti asilo ospitati nel Cara di Salinagrande, a Trapani. Per il terzo giorno consecutivo, una trentina di extracomunitari ha manifestato pacificamente davanti ai cancelli della struttura. Alla base del malcontento degli immigrati, il mancato riconoscimento dello status di rifugiati da parte della Commissione territoriale deputata al rilascio dei permessi di soggiorno. Negli ultimi giorni ci sono stati, infatti, 50 dinieghi su 260 richieste presentate dagli ospiti di Salinagrande
COMMISSIONI E AUDIZIONI
Le audizioni svolte davanti alle commissioni territoriali per la richiesta dello status da rifugiato, vengono effettuate attraverso un interrogatorio al migrante ed alcuni passaggi burocratici. Molto spesso si registrano lunghissime attese prima dell’audizione. Questa macchina burocratica registra delle crepe che non si vogliono aggiustare.Anche i criteri in base ai quali viene deciso il calendario delle convocazioni non risultano chiare. Ci sono persone che aspettano anni e altre che dopo pochi mesi dalla presentazione della domanda vengono chiamate. Le prassi burocratiche impediscono il mantenimento di una linea di condotta omogenea nella decisione finale e soprattutto non tutela a sufficienza il richiedente asilo dal rischio inevitabile di valutazioni puramente soggettive. Al termine dell’audizione, la Commissione Territoriale decide la concessione o il diniego dello status di rifugiato. Nel caso in cui l’istanza di asilo abbia esito negativo, il respingimento della domanda deve essere motivata. In molti casi il paese di provenienza è ritenuto un paese “sicuro”, democratico, in cui il richiedente asilo non sarebbe a rischio nel caso vi tornasse. In altre circostanze, pur essendo stata provata l’effettiva pericolosità del paese di provenienza, laCommissione ha sostenuto però che la persecuzione perpetrata non fosse stata individuale, ma generalizzata. Insomma, la commissione Territoriale può gestire a proprio piacimento la permanenza di un immigrato o il diniego. Le leggi ci sono, ma sono anche facilmente evitabili, così un potenziale richiedente asilo a volte si ritrova con un decreto di espulsione nonostante effettivamente non lo meritasse. Le decisioni della Commissione non dovrebbero in alcun modo essere influenzate da posizioni governative, ma rispettare fedelmente i principi della Convenzione di Ginevra: eppure, l’attribuzione o meno dello status di rifugiato talvolta sembra dipendere più dal paese di provenienza che dalla storia personale del richiedente asilo.
NON RICEVONO L'ASILO: PROTESTANO GLI IMMIGRATI
Prosegue la protesta dei richiedenti asilo ospitati nel Cara di Salinagrande, a Trapani. Per il terzo giorno consecutivo, una trentina di extracomunitari ha manifestato pacificamente davanti ai cancelli della struttura. Alla base del malcontento degli immigrati, il mancato riconoscimento dello status di rifugiati da parte della Commissione territoriale deputata al rilascio dei permessi di soggiorno. Negli ultimi giorni ci sono stati, infatti, 50 dinieghi su 260 richieste presentate dagli ospiti di Salinagrande
COMMISSIONI E AUDIZIONI
Le audizioni svolte davanti alle commissioni territoriali per la richiesta dello status da rifugiato, vengono effettuate attraverso un interrogatorio al migrante ed alcuni passaggi burocratici. Molto spesso si registrano lunghissime attese prima dell’audizione. Questa macchina burocratica registra delle crepe che non si vogliono aggiustare.Anche i criteri in base ai quali viene deciso il calendario delle convocazioni non risultano chiare. Ci sono persone che aspettano anni e altre che dopo pochi mesi dalla presentazione della domanda vengono chiamate. Le prassi burocratiche impediscono il mantenimento di una linea di condotta omogenea nella decisione finale e soprattutto non tutela a sufficienza il richiedente asilo dal rischio inevitabile di valutazioni puramente soggettive. Al termine dell’audizione, la Commissione Territoriale decide la concessione o il diniego dello status di rifugiato. Nel caso in cui l’istanza di asilo abbia esito negativo, il respingimento della domanda deve essere motivata. In molti casi il paese di provenienza è ritenuto un paese “sicuro”, democratico, in cui il richiedente asilo non sarebbe a rischio nel caso vi tornasse. In altre circostanze, pur essendo stata provata l’effettiva pericolosità del paese di provenienza, laCommissione ha sostenuto però che la persecuzione perpetrata non fosse stata individuale, ma generalizzata. Insomma, la commissione Territoriale può gestire a proprio piacimento la permanenza di un immigrato o il diniego. Le leggi ci sono, ma sono anche facilmente evitabili, così un potenziale richiedente asilo a volte si ritrova con un decreto di espulsione nonostante effettivamente non lo meritasse. Le decisioni della Commissione non dovrebbero in alcun modo essere influenzate da posizioni governative, ma rispettare fedelmente i principi della Convenzione di Ginevra: eppure, l’attribuzione o meno dello status di rifugiato talvolta sembra dipendere più dal paese di provenienza che dalla storia personale del richiedente asilo.
16 Luglio 2011 - Chi paga veramente la crisi: la storia di Giorgio, invalido e solo
Una dimora del tutto lercia, il muro con l’intonaco che cade a pezzi, un ambiente umido e invivibile. Così si presenta la casa di Giorgio F., residente a Garda (VR) “A me nessuno mi ha mai chiesto se avevo fame - dice Giorgio - ieri sera ho mangiato uno yogurt e a mezzanotte un gelato”, di più non può permettersi.
UNA STORIA INCREDIBILE. Spesso, di questi tempi, chi governa chiede a tutti di stringere la cinghia e sopportare la “manovra” con gli insistenti tagli che continuiamo a subire. Tagli che mirano principalmente alle colonne portanti della società (salute e istruzione) e al sostegno per i più deboli. Provate a chiedere a Giorgio se è disposto a tirare ancora la cinghia. Chiedetegli se si sente orgoglioso di sostenere la “manovra” per la Patria.
UNA FAMIGLIA SFORTUNATA “Eravamo quattro fratelli di cui io e Maurizio invalidi al 100%” racconta Giorgio. Suo fratello, a seguito di un ictus era rimasto vittima di demenza senile. Perdita di lucidità e della memoria tre anni fa, lo portarono a cercare anche il suicidio. A causa della malattia morirà a febbraio di quest’anno. La mamma di Giorgio, 84 anni a settembre, per ovvi motivi non può occuparsi delle sue creature. La donna è depressa e debilitata.
LE DISAVVENTURE DI UN MALATO Giorgio, ha subito un trapianto di rene e “a seguito di farmaci sbagliati mi sono preso l’aspergilla alla testa poi risolta”. Ma non è finita, da lì a Giorgio viene una emorragia celebrale. “Stavo morendo, non riuscivo a camminare a stare in piedi ed avevo problemi nel leggere e scrivere”. Attualmente, soffre di epilessia, “oltre ad avere di mio il morbo di crohn e un problema al rene”.
UNA BATTAGLIA PER LA SOPRAVVIVENZA Una vita difficile da sopportare. Un’esistenza che si scaglia continuamente contro la famiglia F. eppure Giorgio, con tutte le sue forze e senza il sostegno di nessuno, cerca di tirare avanti. Ha venduto un locale di cui era comproprietario: “Ho pagato diversi debiti. Ora non percepisco niente. O meglio, a settembre del 2009 mi è scaduto l’accompagnamento. Me l’hanno sospeso a marzo del 2009, ho fatto ricorso ma ad oggi ancora niente”. Secondo Giorgio, in questa situazione è complice l’ASL 22 di Bussolengo che “non controlla la qualità di vita dei disabili. A Garda bisogna star male su appuntamento. Non si fa prevenzione e scaricano tutto su Verona”. Giorgio quando ha problemi va a Verona con l’ambulanza: “Nella mia zona essere disabili significa cercare di sopravvivere. Nessuno ti segue”.Quando in un paese cosiddetto civile, non vengono rispettati i minimi diritti fondamentali, quelli dei disabili, è un Paese cotto, senza più speranza.
28 Luglio 2011: Costa d’Avorio, 500mila sfollati temono la pulizia etnica
“Vogliamo tornare a casa ma non possiamo” è il titolo del rapporto pubblicato oggi da Amnesty International sulla drammatica situazione in Costa d’Avorio. “Le forze di sicurezza e le milizie spalleggiate dallo Stato stanno creando nel Paese africano un clima di paura che impedisce di far rientro nelle loro abitazioni a migliaia di persone sfollate a causa della violenza post-elettorale”. I numeri parlano di 670mila persone rifugiate nei campi di accoglienza. Gli attivisti per i diritti umani ora chiamano in causa il capo dello Stato Alassane Ouattara: “Il presidente e il primo ministro – dice al Corriere Salvatore Sagues ricercatore di Amnesty per l’Africa occidentale – sono in un momento cruciale nella storia, devono decidere se arrestare quelli che hanno perpretato gli abusi e creare un vero e proprio esercito altrimenti non ci potrà mai essere una vera riconciliazione"
Secondo Amnesty le forze di sicurezza (Fcri) e le milizie Dozo (cacciatori tradizionali) compiono omicidi e attacchi mirati contro il gruppo etnico Guéré, ritenuto fedele all’ex presidente Laurent Gbagbo, a rischio sono soprattutto le persone più giovani sospettate di aver combattuto in prima linea.
Una donna di 44 anni ha raccontato ad Amnesty International che il 23 maggio suo marito e suo figlio sono stati uccisi davanti ai suoi occhi dalle milizie Dozo nel villaggio di Doudandrou (a nord est di Abidjan): “Pensavo che con l’arrivo di Ouattara tutto questo sarebbe finito e invece non posso più tornare lì”. Tre giorni dopo, il 26 maggio, le stesse milizie uccidono due fratelli di 13 e 19 anni che stavano tornando dopo essersi nascosti per settimane nella foresta
5 Luglio2011:
VAL DI SUSA - Tra il 27 giugno e il 3 luglio fitti lanci di lacrimogeni CS, imponente militarizzazione della valle, strategie sbagliate da parte delle forze dell'ordine, violazione delle libertà di un territorio di essere ascoltato e lo stampa faziosa che da tutti i fronti attacca e violenta la popolazione NO TAV. Tutto ciò ha portato a Torture (come quelle di Fabiano massacrato mentre era ferito in barella), intimidazioni e repressione continua e pressante.
I fitti lanci di lacrimogeni nello sgombero del 27/6 hanno costretto la popolazione a presentarsi nelle manifestazioni successive con maschera e occhiali raccattati ovunque. Il gas CS oltre a danneggiare pericolosamente i polmoni può nuocere gravemente al cuore e al fegato. Il 28 settembre 2000 il Dr. Uwe Heinrich ha pubblicato uno studio commissionato da John C. Danforth per investigare sui possibili effetti di un'esposizione al gas CS. Il Dr Heinrich ha concluso che la possibile tossicità del gas va determinata in base a due fattori: se si fa uso di maschere antigas e se si è chiusi all'interno di una stanza. Se non si utilizzano maschere antigas e si è in un luogo chiuso "c'è una significativa possibilità che l'esposizione al gas CS possa contribuire o causare effetti letali"
Una maggioranza non può schiacciare una minoranza in un paese autodefinitosi progredito. Val di Susa è stata militarizzata e poco anzi, per niente, ascoltata. I piccoli territori in Italia sono succubi della maggioranza schiacciante. Una dittatura bipartisan. Fare la Tav in Val di Susa significa togliere la libertà di scelta ad una popolazione. Quei mille parlamentari non possono decidere le sorti di un intero Paese.
FOTO:
http://www.facebook.com/photo.php?fbid=236161326409169&set=a.236158143076154.69231.100000459109778&type=1&theater
Una dimora del tutto lercia, il muro con l’intonaco che cade a pezzi, un ambiente umido e invivibile. Così si presenta la casa di Giorgio F., residente a Garda (VR) “A me nessuno mi ha mai chiesto se avevo fame - dice Giorgio - ieri sera ho mangiato uno yogurt e a mezzanotte un gelato”, di più non può permettersi.
UNA STORIA INCREDIBILE. Spesso, di questi tempi, chi governa chiede a tutti di stringere la cinghia e sopportare la “manovra” con gli insistenti tagli che continuiamo a subire. Tagli che mirano principalmente alle colonne portanti della società (salute e istruzione) e al sostegno per i più deboli. Provate a chiedere a Giorgio se è disposto a tirare ancora la cinghia. Chiedetegli se si sente orgoglioso di sostenere la “manovra” per la Patria.
UNA FAMIGLIA SFORTUNATA “Eravamo quattro fratelli di cui io e Maurizio invalidi al 100%” racconta Giorgio. Suo fratello, a seguito di un ictus era rimasto vittima di demenza senile. Perdita di lucidità e della memoria tre anni fa, lo portarono a cercare anche il suicidio. A causa della malattia morirà a febbraio di quest’anno. La mamma di Giorgio, 84 anni a settembre, per ovvi motivi non può occuparsi delle sue creature. La donna è depressa e debilitata.
LE DISAVVENTURE DI UN MALATO Giorgio, ha subito un trapianto di rene e “a seguito di farmaci sbagliati mi sono preso l’aspergilla alla testa poi risolta”. Ma non è finita, da lì a Giorgio viene una emorragia celebrale. “Stavo morendo, non riuscivo a camminare a stare in piedi ed avevo problemi nel leggere e scrivere”. Attualmente, soffre di epilessia, “oltre ad avere di mio il morbo di crohn e un problema al rene”.
UNA BATTAGLIA PER LA SOPRAVVIVENZA Una vita difficile da sopportare. Un’esistenza che si scaglia continuamente contro la famiglia F. eppure Giorgio, con tutte le sue forze e senza il sostegno di nessuno, cerca di tirare avanti. Ha venduto un locale di cui era comproprietario: “Ho pagato diversi debiti. Ora non percepisco niente. O meglio, a settembre del 2009 mi è scaduto l’accompagnamento. Me l’hanno sospeso a marzo del 2009, ho fatto ricorso ma ad oggi ancora niente”. Secondo Giorgio, in questa situazione è complice l’ASL 22 di Bussolengo che “non controlla la qualità di vita dei disabili. A Garda bisogna star male su appuntamento. Non si fa prevenzione e scaricano tutto su Verona”. Giorgio quando ha problemi va a Verona con l’ambulanza: “Nella mia zona essere disabili significa cercare di sopravvivere. Nessuno ti segue”.Quando in un paese cosiddetto civile, non vengono rispettati i minimi diritti fondamentali, quelli dei disabili, è un Paese cotto, senza più speranza.
“Vogliamo tornare a casa ma non possiamo” è il titolo del rapporto pubblicato oggi da Amnesty International sulla drammatica situazione in Costa d’Avorio. “Le forze di sicurezza e le milizie spalleggiate dallo Stato stanno creando nel Paese africano un clima di paura che impedisce di far rientro nelle loro abitazioni a migliaia di persone sfollate a causa della violenza post-elettorale”. I numeri parlano di 670mila persone rifugiate nei campi di accoglienza. Gli attivisti per i diritti umani ora chiamano in causa il capo dello Stato Alassane Ouattara: “Il presidente e il primo ministro – dice al Corriere Salvatore Sagues ricercatore di Amnesty per l’Africa occidentale – sono in un momento cruciale nella storia, devono decidere se arrestare quelli che hanno perpretato gli abusi e creare un vero e proprio esercito altrimenti non ci potrà mai essere una vera riconciliazione"
Secondo Amnesty le forze di sicurezza (Fcri) e le milizie Dozo (cacciatori tradizionali) compiono omicidi e attacchi mirati contro il gruppo etnico Guéré, ritenuto fedele all’ex presidente Laurent Gbagbo, a rischio sono soprattutto le persone più giovani sospettate di aver combattuto in prima linea.
Una donna di 44 anni ha raccontato ad Amnesty International che il 23 maggio suo marito e suo figlio sono stati uccisi davanti ai suoi occhi dalle milizie Dozo nel villaggio di Doudandrou (a nord est di Abidjan): “Pensavo che con l’arrivo di Ouattara tutto questo sarebbe finito e invece non posso più tornare lì”. Tre giorni dopo, il 26 maggio, le stesse milizie uccidono due fratelli di 13 e 19 anni che stavano tornando dopo essersi nascosti per settimane nella foresta
26 Luglio 2011
Per l'eurodeputato della Lega Nord e razzista legittimato dagli apparati dello Stato, Mario Borghezio, Breivik è una persona “dalle idee condivisibili”.
Sconcertante intervento dell'onorevole durante la trasmissione 'La zanzara' di Radio24, a proposito dell'assassino terrorista norvegese: "Molte sue idee sono buone, alcune ottime. E' per colpa dell'invasione degli immigrati se poi sono sfociate nella violenza."
Borghezio dice "no alla società multirazziale, la critica alla viltà di un'Europa che pare rassegnata all'invasione islamica e financo la necessità di una risposta identitaria e cristiana di tipo templare al dilagare delle ideologie mondialiste, sono ormai patrimonio comune degli europei, fra cui il sottoscritto".
Per l'eurodeputato della Lega Nord e razzista legittimato dagli apparati dello Stato, Mario Borghezio, Breivik è una persona “dalle idee condivisibili”.
Sconcertante intervento dell'onorevole durante la trasmissione 'La zanzara' di Radio24, a proposito dell'assassino terrorista norvegese: "Molte sue idee sono buone, alcune ottime. E' per colpa dell'invasione degli immigrati se poi sono sfociate nella violenza."
Borghezio dice "no alla società multirazziale, la critica alla viltà di un'Europa che pare rassegnata all'invasione islamica e financo la necessità di una risposta identitaria e cristiana di tipo templare al dilagare delle ideologie mondialiste, sono ormai patrimonio comune degli europei, fra cui il sottoscritto".
25 Luglio 2011 - PICCHIATA AL CIE DI PONTE GALERIA
Non sono tatuaggi come potrebbero farci credere. Al Cie di Ponte Galeria, e non è una novità, si picchia. In questa foto si vede una donna tunisina pestata selvaggiamente alla schiena e sul braccio dai colpi del manganello. Secondo le prime ricostruzioni del Redattore sociale a picchiarla sarebbero stati stati due uomini della GDF in servizio presso il CIE.
”Stavamo giocando a calcio, io ho colpito la palla e ho preso una ragazza nigeriana sul viso, abbiamo iniziato ad insultarci e alla fine ci siamo prese per i capelli. Nessuna mollava la presa e sentendo le grida sono entrati tre uomini, due della Guardia di Finanza e uno in borghese. Hanno iniziato a manganellarmi per separarci, davanti a tutte le ragazze che assistevano alla scena. Sono stata picchiata dietro la schiena, sul braccio e alla spalla. Mi sono lamentata più volte con gli infermieri del Cie per i forti dolori chiedendo di poter essere accompagnata in ospedale. Ma mi hanno dato sempre e solo dei tranquillanti”.
Non sono tatuaggi come potrebbero farci credere. Al Cie di Ponte Galeria, e non è una novità, si picchia. In questa foto si vede una donna tunisina pestata selvaggiamente alla schiena e sul braccio dai colpi del manganello. Secondo le prime ricostruzioni del Redattore sociale a picchiarla sarebbero stati stati due uomini della GDF in servizio presso il CIE.
”Stavamo giocando a calcio, io ho colpito la palla e ho preso una ragazza nigeriana sul viso, abbiamo iniziato ad insultarci e alla fine ci siamo prese per i capelli. Nessuna mollava la presa e sentendo le grida sono entrati tre uomini, due della Guardia di Finanza e uno in borghese. Hanno iniziato a manganellarmi per separarci, davanti a tutte le ragazze che assistevano alla scena. Sono stata picchiata dietro la schiena, sul braccio e alla spalla. Mi sono lamentata più volte con gli infermieri del Cie per i forti dolori chiedendo di poter essere accompagnata in ospedale. Ma mi hanno dato sempre e solo dei tranquillanti”.
20 Luglio 2011 - SOMALIA - E' CARESTIA DI BAMBINI. DALL'INIZIO DELL'ANNO 400 BIMBI MORTI
La carestia dei bambini. E' la grave situazione umanitaria in atto in due regioni nel sud della Somalia, Bakool e Bassa Shabelle, dove oggi le Nazioni Unite hanno dichiarato lo stato di carestia. In queste due regioni la malnutrizione acuta supera il 50%, con tassi di mortalità infantile superiori a 6 per 10.000 al giorno in alcune zone.
La metà dei 3,7 milioni di persone colpite è costituita da bambini sotto i 18 anni e uno su cinque ha meno di 5 anni. Circa 554.000 bambini sono malnutriti. In Somalia, dall'inizio del 2011 sono già morti più di 400 bambini, una media di 90 bambini morti ogni mese, con un tasso di mortalità dell'86% nelle regioni centro-meridionali.
Nelle aree maggiormente colpite, appena il 20% della popolazione ha accesso all'acqua potabile, mentre i dati a disposizione indicano che un bambino su nove muore prima di compiere un anno, uno su sei prima del quinto compleanno.
La carestia dei bambini. E' la grave situazione umanitaria in atto in due regioni nel sud della Somalia, Bakool e Bassa Shabelle, dove oggi le Nazioni Unite hanno dichiarato lo stato di carestia. In queste due regioni la malnutrizione acuta supera il 50%, con tassi di mortalità infantile superiori a 6 per 10.000 al giorno in alcune zone.
La metà dei 3,7 milioni di persone colpite è costituita da bambini sotto i 18 anni e uno su cinque ha meno di 5 anni. Circa 554.000 bambini sono malnutriti. In Somalia, dall'inizio del 2011 sono già morti più di 400 bambini, una media di 90 bambini morti ogni mese, con un tasso di mortalità dell'86% nelle regioni centro-meridionali.
Nelle aree maggiormente colpite, appena il 20% della popolazione ha accesso all'acqua potabile, mentre i dati a disposizione indicano che un bambino su nove muore prima di compiere un anno, uno su sei prima del quinto compleanno.
19 Luglio 2011
DISCRIMINAZIONE - bimbo autistico fuori da centro estivo: non ci sono fondi
Parla di 'negazione di un diritto' l'associazione 'Autismo e Futuro' di fronte al caso di un bambino di 8 anni, autistico, escluso dal Centro Estivo del V Municipio di Roma per mancanza di fondi. "Ci dispiace, ma quest’anno il municipio non ha i fondi necessari per coprire i costi dell’operatore di cui ha bisogno suo figlio per partecipare al Centro Estivo organizzato presso le strutture comunali del Fulvio Bernardini": è la risposta - come si legge sul sito dell'associazione - che i genitori del bambino hanno ricevuto dalla UOSECS del V municipio. Tra l'altro il piccolo è stato ritenuto "non integrabile con gli altri che frequentano il centro".
I genitori del bambino si sono rivolti ad un legale che ha già fatto partire una diffida. Si tratta di una vicenda, scrive l'associazione, che dimostra come "le Istituzioni, le quali dovrebbero tutelare i cittadini, in realtà non si preoccupano della salute degli stessi", negando assistenza alle famiglie che ne hanno bisogno.
DISCRIMINAZIONE - bimbo autistico fuori da centro estivo: non ci sono fondi
Parla di 'negazione di un diritto' l'associazione 'Autismo e Futuro' di fronte al caso di un bambino di 8 anni, autistico, escluso dal Centro Estivo del V Municipio di Roma per mancanza di fondi. "Ci dispiace, ma quest’anno il municipio non ha i fondi necessari per coprire i costi dell’operatore di cui ha bisogno suo figlio per partecipare al Centro Estivo organizzato presso le strutture comunali del Fulvio Bernardini": è la risposta - come si legge sul sito dell'associazione - che i genitori del bambino hanno ricevuto dalla UOSECS del V municipio. Tra l'altro il piccolo è stato ritenuto "non integrabile con gli altri che frequentano il centro".
I genitori del bambino si sono rivolti ad un legale che ha già fatto partire una diffida. Si tratta di una vicenda, scrive l'associazione, che dimostra come "le Istituzioni, le quali dovrebbero tutelare i cittadini, in realtà non si preoccupano della salute degli stessi", negando assistenza alle famiglie che ne hanno bisogno.
VAL DI SUSA - Tra il 27 giugno e il 3 luglio fitti lanci di lacrimogeni CS, imponente militarizzazione della valle, strategie sbagliate da parte delle forze dell'ordine, violazione delle libertà di un territorio di essere ascoltato e lo stampa faziosa che da tutti i fronti attacca e violenta la popolazione NO TAV. Tutto ciò ha portato a Torture (come quelle di Fabiano massacrato mentre era ferito in barella), intimidazioni e repressione continua e pressante.
I fitti lanci di lacrimogeni nello sgombero del 27/6 hanno costretto la popolazione a presentarsi nelle manifestazioni successive con maschera e occhiali raccattati ovunque. Il gas CS oltre a danneggiare pericolosamente i polmoni può nuocere gravemente al cuore e al fegato. Il 28 settembre 2000 il Dr. Uwe Heinrich ha pubblicato uno studio commissionato da John C. Danforth per investigare sui possibili effetti di un'esposizione al gas CS. Il Dr Heinrich ha concluso che la possibile tossicità del gas va determinata in base a due fattori: se si fa uso di maschere antigas e se si è chiusi all'interno di una stanza. Se non si utilizzano maschere antigas e si è in un luogo chiuso "c'è una significativa possibilità che l'esposizione al gas CS possa contribuire o causare effetti letali"
Una maggioranza non può schiacciare una minoranza in un paese autodefinitosi progredito. Val di Susa è stata militarizzata e poco anzi, per niente, ascoltata. I piccoli territori in Italia sono succubi della maggioranza schiacciante. Una dittatura bipartisan. Fare la Tav in Val di Susa significa togliere la libertà di scelta ad una popolazione. Quei mille parlamentari non possono decidere le sorti di un intero Paese.
FOTO:
http://www.facebook.com/ph
Nessun commento:
Posta un commento