Diritti umani violati Settembre - Ottobre 2011

28 Ottobre 2011:

A Livorno, un detenuto 56enne, Filia Agatino di origine catanese, si e' suicidato impiccandosi a 48 ore dalla libertà. Agatino ha preso una corda ricavata da un lenzuolo e si è impiccato nella tromba delle scale di accesso alla sezione.L'uomo, che lavorava come addetto alle pulizie, sarebbe stato scarcerato domani. Se non si tratta di omicidio, sicuramente è "istigazione al suicidio" nessuno muore perchè lo vuole veramente, c'è sempre una morte voluta o creata da qualcuno. Le morti in questo modo possono avere soltanto due motivi: qualche minaccia e continue vessazioni, oppure dall'incapacità delle carceri di affermare il mandato risocializzante. Le carceri italiane potrebbero essere una bomba esplosiva che istigano all'annullamento della persona, una pulizia etnica in atto. Quello di ieri porta a 56 il numero dei suicidi nelle carceri italiane, dal 1 gennaio 2011. Suicidi che non possono essere ignorati perché causati proprio dal malfunzionamento dello Stato. Suicidi non dico voluti, però legittimati dall'abbandono e dalla voglia di non aiutare una persona in difficoltà. Una volta usciti dal carcere, senza programmi seri di aiuto, un ex detenuto sarebbe costretto a delinquere di nuovo non avendo prospettive future. La corda che usa Ahmadinejad per le esecuzioni capitali è la stesse che lo Stato italiano usa con i più deboli

26 Ottobre 2011:

Intercettazioni telefoniche, testimonianze dei carcerati e di alcuni agenti penitenziari hanno portato davanti al giudice cinque poliziotti accusati di maltrattamenti e violenze sui detenuti della casa circondale di Asti. All’interno della caserma, i malcapitati, avrebbero subito impulsi selvaggi da parte dei loro carcerieri. Nell’inchiesta, erano comparsi dodici poliziotti, ma solo per i cinque, il giudice ha disposto il rinvio a giudizio. Oggi, per loro, inizierà il processo con l’accusa di maltrattamenti e violenze. Non stiamo parlando delle carceri più dure di chissà quale parte del mondo, siamo in Italia e l’Avvocato Angelo Ginisi definisce il carcere di Asti come “la piccola Abu Ghraib italiana”. FONTE: http://www.dirittodicritica.com/2011/10/26/asti-carcere-polia-penitenziaria-maltrattamenti-processo-28468/

23 ottobre 2011:

Il ragazzo, “grazie alla fede” si è liberato “dai lacci dell’omosessualità e della pornografia”. La notizia è apparsa sul sito degli Uccr, l’Unione Cristiani Cattolici Razionali, con il titolo “Omosessualità: “Uscirne si può, io l’ho fatto”, un articolo dove racconta la sua esperienza di conversione al mondo. Da curare sono sicuramente loro, vittime dell'oppio dei popoli.

L'Articolo: http://www.uccronline.it/2011/09/23/omosessualita-%C2%ABuscirne-si-puo-io-lho-fatto%C2%BB/


20 Ottobre 2011:

La superperizia dice che GIUSEPPE UVA non è morto a causa dei farmaci che gli sono stati somministrati. Nella perizia ci sono tracce di sangue nei pantaloni (non ci voleva molto per capirlo visto il corpo martoriato!!!). Ma c'è di più: i periti, nella loro relazione, scrivono di altre tracce: sperma e urina. Per tre anni e quattro mesi non è stato possibile analizzare questa prova., perchè? Uva è stato violentato in caserma? Dalla procura silenzio. Sono le 2.55 quando Giuseppe e il suo amico Alberto Biggiogero vagano per il centro di Varese. Sono ubriachi. Si divertono a mettere transenne di traverso per strada. Arriva una gazzella dei carabinieri e i due finiscono nella caserma. Alberto racconta di «un via vai di carabinieri e poliziotti, mentre udivo le urla di Giuseppe che echeggiavano per tutta la caserma assieme a colpi dal rumore sordo. Piangevo e urlavo di smetterla di massacrare Giuseppe.
Udivo ugualmente le sue urla incessanti per circa un´ora e mezzo ancora». Per chiarire il dubbio i periti hanno chiesto l' esumazione del cadavere: sarà sottoposto a una Tac per rilevare eventuali fratture e saranno esaminate alcune macchie rintracciate sui pantaloni della vittima. Sempre dopo bisogna arrivarci! L'ingiustizia di questo paese è allarmante! gli apparati internazionali dovrebbero vigilare di più sull'operato repressivo.


18 ottobre 2011:
"Cari amici, il 19 ottobre, l’ufficiale giudiziario verrà di nuovo a farmi visita, con l’intento di sbattermi in strada. Ciò avverrà con la complicità dello stato e con l’uso della forza pubblica, chi conosce la mia storia sa che sono una vittima della camorra prima e dello stato italiano poi. Se qualcuno volesse portarmi il suo sostegno e la sua solidarietà, in quel giorno infausto, li aspetto alle ore 9 al Viale delle Acacie n° 6 San Sebastiano al Vesuvio (NA)".
Orisino Luigi
Tel.: 338 65 84 893 e-mail: orsinoluigi@libero.it

LUIGI ORSINO inizia ad avere problemi nel 1992: Estorsioni,minacce,usura ,ufficiali giudiziari… senza che nessuno lo aiutasse. " Entrammo nelle mire del clan Vollaro che pretese cifre sempre più consistenti per farci lavorare in pace, ovviamente ad ogni nostra resistenza corrispondevano minacce, atti intimidatori e attentati" dice Luigi.Fiducioso nello Stato, Luigi, decide di denunciare. Ora, siamo alla fine del 2011 ed ancora vittima degli sciacalli. "Nel 2004 presentammo denuncia alla Procura della Repubblica contro usurai ed estorsori. La denuncia fu presentata alla Procura e non alle locali forze dell’ordine perché negli anni precedenti si erano verificati episodi di collusione tra tali organismi e la malavita organizzata. Dal 2004 al 2010 nessuno ci ha ascoltato" dice Orsino. A giugno del 2010 il Giudice che si occupava delle indagini sull’usura ha archiviato la procedura senza neanche avvertirlo. "Nel tempo abbiamo subito minacce, intimidazioni ed attentati di ogni genere: spari contro i nostri esercizi (molte volte), furti di automezzi carichi di merce, spari conto la mia casa e la mia vettura, furti negli esercizi, rapimento di mio figlio (durato pochi minuti per fortuna), auto con mia moglie a bordo spinta fuori strada, percosse a me e a mia moglie, uccisione del nostro amato cane a colpi d’arma da fuoco". " Lo stato economico attuale è disastroso, viviamo della carità del Comune (ogni tanto ci paga qualche bolletta) e della Chiesa di San Sebastiano al Vesuvio che ci fornisce pacchi alimentari" racconta Luigi. Il prossimo 19 ottobre l’ufficiale giudiziario accompagnato probabilmente da un plotone di poliziotti lo butteranno fuori di casa. "Se fossi stato il boss Provenzano forse mi avrebbero trattato meglio".

18 ottobre 2011:

Sembra non finire mai la brutalità e la violenza contro i civili congolesi da parte dei Lord’s Resistance Army (LRA). Ogni anno, con i frequenti attacchi diretti alle popolazioni, l’LRA costringe migliaia di congolesi ad abbandonare le proprie abitazioni. Negli ultimi tempi, sono continuamente presi di mira i villaggi del distretto di Dungu nel territorio di Haut-Uele ed altri territori e villaggi circostanti. Dal settembre del 2007 la LRA ha ucciso quasi 3mila persone, rapito 755 bambini e 1.427 adulti. L’ Esercito di Resistenza del Signore (o Lord’s Resistance Army), costituito nel 1987, è un gruppo ribelle di guerriglia di matrice cristiana. Il gruppo è guidato da Joseph Kony, che si proclama il “portavoce” di Dio e medium dello Spirito Santo. Nel 2005, la corte penale internazionale ha emesso un mandato di arresto internazionale contro Kony accusandolo di crimini di guerra, crimini contro l’umanità e sottrazione di minori. Il gruppo afferma di voler istituire uno Stato teocratico sulla base dei Dieci Comandamenti e della tradizione. FONTE: http://www.dirittodicritica.com/2011/10/18/lra-terrore-uganda-congo-27363/

12 ottobre 2012:

Oggi, a Roma i manifestanti hanno bloccato per qualche minuto via del Corso e si sono poi diretti in piazza Santi Apostoli. Lì, dopo attimi di tensione con la polizia GAETANO FERRIERI (in sciopero della fame contro la casta) veniva brutalmente arrestato e si è sentito male. Gaetano ha avuto una tachicardia forte, ora è in ospedale.




12 ottobre 2011:

Non avendo risposte concrete, il governo preferisce la violenza e la repressione. Questa mattina ci sono stati scontri tra manifestanti e forze dell'ordine davanti alla Banca d'Italia di piazza Cavour, a Bologna. Una ragazza è rimasta ferita (nella foto). Si chiama Martina, ha 23 anni, studia Lettere: secondo le prime informazioni, è stata trasportata in ambulanza all'ospedale con alcuni denti rotti e il labbro ferito.Per difendere la banca d'Italia le forze dell'ordine hanno presidiato in assetto antisommossa le mura del collasso economico mondiale e della repressione.“Non vogliamo più essere sfruttati, siamo precari e diciamo basta, ci ribelliamo” avrebbe gridato De Pieri del centro sociale Tpo. Ancora una volta, in Italia ,la risposta delle istituzioni alle lotte sociali è la repressione, la violenza come durante le dittature. Presidente del consiglio, ministro dell'interno e della difesa, capo della polizia è vostra la responsabilità.

Non avendo rappresentanti istituzionali, i manifestanti sono fortemente minacciati dallo stato di polizia che si presenta in questi mesi e in prospettiva della manifestazione del 15 ottobre a Roma. Non avendo rappresentanti il clima di tensione si fa sempre più pesante e l'agitazione di questo autunno potrebbe essere schiacciato dalla brutale violenza dello Stato. E' successo a Genova, è successo in Val di Susa. Per questo motivo auspichiamo che gli apparati internazionali, comunitari e le associazioni sui diritti umani vigilino sulle violenze che uno Stato confuso potrebbe accendere. La precarietà della politica, di un parlamento fragile, potrebbe presentare il braccio duro delle forze dell'ordine e degli infiltrati. E' importante che la gente sappia come vanno le cose, che la polizia, su ordine del capo della difesa, lancia lacrimogeni nocivi ininterrottamente. E le prove ci sono. Come la polizia sbandiera il ritrovamento di maschere antigas, i no tav hanno raccolto chili e chili di bossoli lanciati per "disperdere i manifestanti" o per ferirli??? Si, per ferirli come hanno fatto con Jacopo (http://www.facebook.com/notes/madre-terra-fratello-clandestino/un-candelotto-sparato-ad-altezza-uomo-jacopo-povelato-%C3%A8-ricoverato-allospedale-d/10150230908298918) il
19enne veneziano che durante gli scontri del 3 luglio scorso è stato colpito da un candelotto di lacrimogeno usato come arma dalle forze dell'ordine riportando una costola rotta, lesioni interne al fegato e a un rene. Ma queste cose non si raccontano. Si tace.

11 Ottobre 2011:

Il dipartimento per gli Affari dei rifugiati palestinesi di Hamas ha chiesto di intervenire subito a protezione dei profughi palestinesi in Italia. Si chiede totale sicurezza e protezione per quanti in Italia sono stati risucchiati dal vortice della mafia, subendo violenza e oppressione. L'Alto commissario per i rifugiati (Unhcr) ora chiede il ritorno in Italia dei palestinesi che erano in Calabria. Sono circa 170 e a maggio scorso erano stati messi al riparo in Svezia, in seguito a un intervento d'emergenza sollecitato da un gruppo per i diritti umani svedese. Da Gaza, il dipartimento per i rifugiati ha espresso parole di forte critica per la politica di accoglienza riservata a questi rifugiati, con particolare riferimento a coloro che sono stati trasferiti in Brasile, in Italia e in Svezia. "Sembra uno scherzo del destino quello dei profughi palestinesi messi al riparo dalle persecuzioni vissute in 'Iraq in seguito all'invasione statunitense. E oggi, proprio dall'Europa, paladina dei diritti umani e garante delle libertà dell'uomo, giungono storie di questo tipo. Chiediamo ai Paesi europei quindi di riparare e garantire una stabilità e sicurezza temporanee, fino al ritorno in Palestina, come garantito dalla risoluzione della Nazioni Unite (194/48)" dice il documento.
FONTE: http://www.infopal.it/leggi.php?id=19561

11 ottobre 2011:

Torture sistematiche sui detenuti del penitenziario afghano di Herat: quello finanziato dagli italiani, quello dove finiscono i presunti talebani o criminali catturati dalle truppe italiane. L'accusa arriva da un rapporto delle Nazioni Unite appena pubblicato. Un documento che dovrebbe far riflettere sui compromessi accettati dal nostro governo nella missione che dovrebbe portare 'la civiltà' alle popolazioni afghane. Il carcere in questione è stato ristrutturato e potenziato con i nostri soldi. Donazioni di La Russa e del suo ministero sporco di sangue. Il comandante regionale delle carceri è fotografato accanto al generale italiano mentre inaugura le nuove strutture regalate dal nostro paese nel 2010. Molti di quei detenuti sono stati catturati dalle nostre truppe e poi consegnati alle autorità afghane. Nel dossier si leggono crimini simili a Guantanamo e Abu Ghraib. "A Herat durante la notte un agente del Nds preleva il detenuto dalla cella, gli lega le mani dietro la schiena e benda gli occhi, poi lo porta in un'altra stanza nell'edificio dell'intelligence afghana. Lì comincia l'interrogatorio e, a un certo punto, arriva la minaccia: se non ci dai le informazioni ti picchiamo. Allora lo sbattono con la faccia sul pavimento e cominciano a colpirlo sulla pianta dei piedi, con un cavo elettrico. Poi con i piedi sanguinanti lo costringono a camminare sul pietrisco o sul cemento grezzo" scrive l'Espresso riportando il dossier dell'ONU. Nel carcere di Herat, nella cosiddetta “zona italiana”: anche in questo caso l'ONU ha denunciato le violenze e vere e proprie torture. Tra di loro c’è anche un ragazzo di 16 anni che non è stato risparmiato di queste tecniche.
FONTE: http://espresso.repubblica.it/dettaglio/torture-nel-carcere-italiano/2163518
http://www.julienews.it/notizia/dal-mondo/afghanistan-lorrore-delle-carceri--torture-sistematiche/89471_dal-mondo_1_.html

10 Ottobre 2011:

GABRIELLA VILLARI, donna catanese di 47 anni è una delle tante vittime dell'indifferenza e dei diritti negati. La nostra Costituzione dovrebbe garantire la nostra vita, invece anziani, bambini, disabili sono sempre più colpiti dai vizi e dall'indifferenza, condita con la solita scusa: "mi dispiace ma c'è la crisi". Gabriella percepisce meno di 650 euro al mese, ma il Comune gli chiede 900 euro per continuare a usufruire del servizio di assistenza domiciliare. La donna è costretta sulla sedia a rotelle dall’età di 19 a causa della sindrome di Arnold Chiari, una rara malformazione congenita della colonna cervicale che le ha compromesso il sistema nervoso centrale. Da anni Gabriella lotta per i diritti di TUTTI i disabili partecipando a trasmissioni televisive scrivendo a giornali e
inviando lettere a tutte le più alte cariche dello Stato e della Regione denunciando la mancanza di provvedimenti degli enti locali «per assicurare una vita dignitosa ai disabili che di fatto sono condannati a morte». La donna non ha 900 euro per pagare le cure. «Non possiedo questa somma e d’altra parte senza assistenza non potrei alzarmi al mattino, coricarmi la sera, fare pipì, la doccia, mangiare, bere e dunque vivere. Se è vero che la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili della persona, (articolo 3 della Costituzione) un regolamento del Comune non può assassinarla. Io voglio vivere e non essere uccisa da un ingiusto regolamento. Per questo motivo affido nelle sue mani la mia vita» scrive al sindaco di Catania. La replica del Comune è affidata all’Ufficio stampa. Nel dettagliato documento viene sottolineato che «la dottoressa Villari ha usufruito di molteplici servizi e interventi» e questo non è sicuramente un contentino come vogliono farci credere, loro sono pagati da noi e hanno il dovere di risolvere il problema immediatamente. Invece, secondo il comune l'assistenza alla donna è «molto più della disponibilità prevista dal regolamento comunale, distribuite nell’arco di sei giorni la settimana, con prestazioni inerenti anche l’igiene personale e l’aiuto domestico, integrate con altre 9 ore di servizio infermieristico fornite dall’Asp, per complessive 39 ore settimanali. Per il servizio è stato richiesto di recente alla stessa Villari la compartecipazione al costo (così come da D.A.867/2003), nella misura di 900 euro mensili, considerato che l’Isee, riferito al nucleo familiare è pari a 20.246,86 euro per il 2010. Per i suoi spostamenti, la stessa si avvale del servizio ‘Pollicino’ dell’Amt e ha inoltre percepito nel 2009 un buono socio-sanitario di 1800 euro. La stessa richiesta è stata presentata nel 2010 e a breve verrà erogato il contributo». Noi non vogliamo l'elenco di ciò che è stato fatto. La politica non deve dare carità, deve dare DIRITTI e rendere INDIPENDENTE il cittadino. Gabriella non deve ringraziare nessuno, non deve chinarsi al politichetto di turno. Gabriella pretende i suoi diritti.
FONTE: http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2011/28-settembre-2011/gabriella-disabile-650-mese-comune-ne-chiede-900-l-assistenza-1901662116462.shtml

8 ottobre 2011

Dieci anni fa. In questa settimana del 2001, le forze armate americane invadevano il territorio afghano dando inizio a una lunga e sanguinosa guerra che tutt’ora non riesce a conoscere la parola fine. Il conflitto ha maturato circa 50 mila morti: quasi 2 mila soldati Nato, almeno 27 mila guerriglieri, 14 mila civili e 7 mila militari afgani.un rapporto dell’Onu presentato al consiglio di Sicurezza e faceva notare che l’Afghanistan è sempre meno sicuro. Anche quest’anno, nei primi 8 mesi del 2011 sono aumentati del 40% gli episodi di violenza rispetto allo stesso periodo del 2010, con un aumento del 5% delle vittime civili durante i mesi estivi degli anni precedenti. Nei primi sette mesi dell’anno, dice il report, “circa 130mila persone sono state costrette a lasciare le loro abitazioni per le violenze”, sono coloro che una volta arrivati in Europa, chiamiamo clandestini. FONTE: http://www.dirittodicritica.com/2011/10/05/dieci-anni-guerra-afghanistan-oppio-27362/

27 settembre 2011

La blogger e redattrice del quotidiano “Primera Hora”, Marisol Marcias Castaneda di 39 anni, è stata barbaramente uccisa dai narcotrafficanti messicani a Nuoevo Laredo. Lei sarebbe la terza persona uccisa in questo mese, le altre due sono state torturate p poi appese ad un ponte (Sono queste nella foto). “Questo è quello che accadrà per gli utenti di internet” dicevano i narcos accusando i blogger.econdo le fonti locali, la mano sarebbe dei Los Zetas, un gruppo di narcotrafficanti e disertori militari, venuti alla ribalta per la loro crudeltà.
Fonte: http://www.dirittodicritica.com/2011/09/27/narcos-messico-blogger-25897/






24 Settembre 2011 JAMEY ROODEMEYER SI E' TOLTO LA VITA. VITTIMA DI UN MONDO OMOFOBO E CRIMINALE Frocio, culattone, ricchione, checca ecc... Chissà quante volte Jamey ha sentito queste parole urlate nelle sue orecchie nei banchi di scuola. Proprio in quel luogo dove dovrebbero insegnarti a rispettare l'altro, chiunque sia. Era vittima di persecuzioni da parte dei suoi compagni di scuola perché si era dichiarato bisessuale e aveva intrapreso iniziative pubbliche per difendere se stesso e le persone gay perseguitate. Forse un compito troppo arduo per un quattordicenne che non ha retto. Il ragazzino stato lasciato solo e forse è stato vittima anche dei mass media che in questi mesi si sono cibati di lui, di un bambino di soli 14 anni. Voleva difendere i suoi diritti e quelli degli altri. Troppo piccolo per farlo. «A nessuno della mia scuola importa prevenire i suicidi, voi siete quelli che mi chiamate checca e mi fate a pezzi» aveva scritto l’8 settembre. Il giorno dopo aveva scritto: «Io parlo sempre di quello che subisco, ma nessuno mi sta a sentire. Cosa devo fare perché la gente mi ascolti?». Quando arriveremo a capire sarà sempre troppo tardi. Ci guarderemo dietro le spalle e vedremo tantissime vittime innocenti. Secondo la madre, i problemi di Jamey erano iniziati sin dalle elementari. La situazione era poi gradualmente peggiorata dopo la creazione da parte del ragazzo di un account Formspring, sul quale iniziò a ricevere messaggi razzisti e omofobi pieni d’odio

19 settembre 2011
Dal mese di Aprile il ministro dell'Interno Roberto Maroni impedisce l'accesso nei Lager di Stato agli operatori dell’informazione, oltre che ai legali e ai parenti dei detenuti. Nonostante ciò qualcosa arriva nelle nostre orecchie e nella Auschwitz italiana continuano pestaggi, famiglie spezzate, suicidi, violazioni dei diritti e condizioni disumane. Le notizie in qualche modo DEVONO uscire e diffondere lo stato di abbandono e violenza che subiscono gli immigrati detenuti. Le loro vicende escono con i cellulari, le memorie digitali e i foglietti scritti a mano. Tante testimonianze, tutte agghiaccianti. La libertà vale più di tutto. Quando si lotta per la libertà si è antipatriottici per definizione e necessità. Per superare un sistema losco, violento e mafioso bisogna negare e noi neghiamo per non legittimare Auschwitz del 2011. I giornali italiani, servi dei padroni, non parlano di questo e se lo fanno solo per parlar male dei migranti rivoltosi che bruciano i Lager. Allora non resta che leggere altri giornali, come ad esempio quelli olandesi che denunciano la malagiustizia italiana. IL TUNISINO E L'OLANDESE: Nizar e Winny si erano conosciuti in Grecia mentre lei era in vacanza e lui lavorava in un villaggio turistico. Dopo il matrimonio, si sono trasferiti a vivere in Tunisia. Lei rimane incinta e intanto scoppia la rivoluzione dei gelsomini. Col passaporto olandese si può partire, con quello tunisino no. La burocrazia li separa, lei torna in Olanda. Per Nizar l’unica via è il solito barcone, quindi il trasferimento nella tendopoli messa su a Trapani Kinisia. Lei va da Eindohven fino in Sicilia, ma non possono ripartire insieme. Anzi, non possono neppure vedersi. L’unico modo per stare insieme è una fuga di poche ore, prima che lui venga catturato e lei sia minacciata di una denuncia per favoreggiamento. «L’Italia tiene suo marito tunisino in una tendopoli» è il surreale titolo che un giornale olandese dedica a Winny. VIE DI FUGA: «Se mangio il sapone mi lasciano uscire?», chiede un immigrato a un mediatore culturale. Lo hanno rinchiuso nel Cie di Santa Maria Capua Vetere, nei pressi di Caserta. Gli atti di autolesionismo (tagli con pezzi di bottiglia, labbra cucite con lo spago, lamette da barba ingoiate) sono frequentissimi. Se vai in ospedale puoi scappare, anche se rischi la pelle. E così nei Cie sequestrano tutto preventivamente, peggio che in carcere. Dai lacci alle stesse scarpe da tennis. Dai libri (potrebbero dargli fuoco) ai biliardini (potrebbero ricavarne corpi contundenti). A Modena ti portano via pure i cellulari (potrebbero filmare i pestaggi, come avvenuto a Gradisca d’Isonzo). A Palazzo San Gervasio hanno sostituito le reti con maglie piccolissime dopo che uno dei reclusi aveva passato a Raffaella Cosentino, giornalista di Repubblica, un supporto elettronico con un video fatto col telefonino. Nel filmato la polizia si preparava a impedire la fuga con la forza. “Terroristi, terroristi!”, gridavano i ragazzi agli agenti. Nei centri le “forze dell’ordine” picchiano abitualmente i migranti, in particolare quando si tratta di reprimere le rivolte. Ci sono filmati e ci sono fotografie, ma non denunce, perché le vittime sono facilmente ricattabili.Le donne non vengono risparmiate. Una ragazza tunisina è stata violentemente picchiata a Ponte Galeria da agenti. Le contusioni sono evidentissime nella fotografia diffusa su Internet (http://www.facebook.com/photo.php?fbid=10150263637894573&set=a.10150245294124573.336949.107584239572&type=1&theater) Tanta crudeltà si giustifica con la necessità di “riportarli al loro paese”? Alla fine, dati del ministero alla mano, per l’annualità 2008 sono stati spesi 9,6 milioni di euro per 3296 rimpatri forzati. Una piccola percentuale dei reclusi.

14 settembre 2011 In questi giorni l'Argentina ricorda la scomparsa "misteriosa di JORGE JULIO LOPEZ. Dal 2006 che non si hanno più notizie di lui. Testimone chiave di un processo contro Etchecolatz, commissario della polizia bonaerense ai tempi della notte delle matite spezzate, López è scomparso. Si teme che sia il desaparecido numero 30.001, il primo sequestrato politico della democrazia argentina. Era già stato sequestrato nell’'ottobre del 1976 durante l'ultima dittatura. Jorge Lopez è stato illegalmente detenuto e portato in diversi centri clandestini di tortura dal 21 ottobre 1976 al 25 giugno 1979. Dopo 30 anni dall'ultimo golpe, Miguel Etchecolatz è stato il primo accusato di genocidio e crimini contro l'umanità. Jorge Lopez è stato certamente un testimone chiave,dato che le sue dichiarazioni coinvolsero almeno 62 persone tra militari e agenti di polizia. Dopo aver fatto condannare Etchecolatz, Jorge Lopez il 18 settembre del 2006 scompare nel nulla. Dove è finito? Sino ad oggi tutte le ricerche non hanno mai avuto un esito positivo.


14 settembre 2011 Anche i muri hanno capito che la lotta senza esclusioni di colpi, tra istituzioni e popolo in val di Susa è un gioco sporco. Quello che vediamo è repressione e violenza di Stato contro un intero popolo inerme. Arresti coatti e divise a non finire in un territorio abbondante di verde e montagne. Gli ultimi due arresti, quello di Nina e Marianna, sono esclusivamente politici. In queste occasioni, quando si sta con il popolo e quando si lotta per la libertà di un territorio schiacciato dal malgoverno, l'essere uno e indivisibile non può essere accettato se esso significa sottomissione da parte di 300 sporchi parlamentari. Essi, non possono decidere le sorti di un paese intero, così diverso geograficamente e culturalmente. Essi non hanno diritto di decidere, ma di legiferare le nostre volontà. Non si possono arrestare due due donne perchè reclamano la loro libertà di scelta. Una maggioranza non può schiacciare una minoranza in un paese autodefinitosi progredito. Val di Susa è stata militarizzata e poco, anzi, per niente, ascoltata. I piccoli territori in Italia sono succubi della maggioranza schiacciante. Una dittatura bipartisan. Fare la Tav in Val di Susa significa togliere la libertà di scelta ad una popolazione. La libertà vale più di tutto. Quando si lotta per la libertà si è antipatriottici per definizione e necessità. Per superare un sistema losco e mafioso bisogna negare e noi neghiamo. La nazione ha negato la signoria, la signoria il comune, il comune il feudo e la chiesa l'impero. L'umanità nega la nazione fino ai confini dell'universo. LIBERTA' PER: VALENTI MARIANNA (20 anni) studentessa di medicina GARBERI ELENA detta NINA (35) infermiera e volontaria 118. Mamma di 3 figli Non sapendo gestire la situazione Tav, l'Italia in questi mesi sta facendo vedere il suo volto disumano. Le violazioni dei diritti umani ormai non si contano più con le mani. Per difendere i loro privilegi e il loro denaro si permettono di reprimere, violentare e arrestare calpestando la dignità di ogni singolo e prezioso essere umano.

13 Settembre 2011 ATTACCATI I GUARANI BRASILIANI DA UOMINI ARMATI Survival International ha saputo che alcuni camion carichi di uomini armati stanno cacciando con violenza i Guarani del Brasile dalle loro terre, in preda al terrore di perdere la vita. “Le vite di molte persone sono in imminente pericolo” ha dichiarato a Survival Tonico Benites, un antropologo guarani. “In qualsiasi momento potrebbe morire un bambino”. Lo zio di Benites è stato accecato a un occhio durante un altro attacco sferrato recentemente contro le comunità guarani di Pyelito Kuê e M’barakai, a sud dell’Amazzonia brasiliana. Sembra che uomini armati abbiano bloccato le strade, distruggendo un ponte che consentiva di raggiungere l’accampamento degli Indiani dall’esterno, e che abbiano circondato i Guarani per impedire l’invio di rifornimenti di cibo e medicinali. I Guarani hanno subito persecuzioni anche nel 2003 e nel 2009, quando avevano fatto analoghi tentativi di di rivendicare e rioccupare la loro terra. FONTE: http://www.survival.it/notizie/7695

9 settembre 2011

FADI KARAJEH nel 2004 è stato multato per una infrazione mentre era alla guida della sua auto e per questo nel 2005 il giudice lo ha condannato a una pena pecuniaria. Ha pagato la sanzione e ora il reato è estinto perché nei successivi cinque anni non ha commesso altre infrazioni. Eppure, oggi quella contravvenzione gli sta costando la cittadinanza italiana. Fadi Karajeh ha trentatre anni, da dodici vive in Italia, oggi abita a Ravenna. Figlio di profughi palestinesi della Striscia di Gaza, per questo non ha mai avuto una cittadinanza, ma solo una nazionalità: quella palestinese. In nome di quella nazionalità, già nel 2007 gli era stato paradossalmente negato dallo Stato italiano lo status di apolide per cui aveva fatto domanda tre anni prima. E il 1 luglio scorso, ha ricevuto un preavviso dal Ministero degli Interni: la sua richiesta di cittadinanza italiana gli è stata negata perché quella violazione al codice della strada dimostrerebbe che non ha raggiunto «un grado sufficiente di integrazione che si dimostra anche attraverso il rispetto delle regole di civile convivenza e delle norme del codice penale». Questo nonostante lui in Italia abbia imparato a fare quattro lavori per non restare mai senza (saldatore, fabbro, verniciatore e pizzaiolo), abbia preso due qualifiche professionali e sia stato anche più volte chiamato dal Tribunale a fare da interprete dall’arabo. Convive con una ragazza italiana, ha una casa, amici, colleghi di lavoro. In Italia, c’era venuto proprio inseguendo l’obiettivo di ottenere una condizione giuridica che, in quanto figlio di profughi palestinesi, non avrebbe mai avuto. Il non avere di fatto una cittadinanza è di per sé una violazione dei diritti umani perché preclude alle persone molte libertà fondamentali. «Per esempio non posso tornare in Palestina – ci racconta – Il mio passaporto giordano temporaneo non mi è stato rinnovato e la nazionalità palestinese non viene riconosciuta. Non posso andare a trovare mia madre, che è malata, non ho potuto vedere la salma di mio padre, quando è morto. Ho un’eredità che non posso riscuotere. Non avrò diritto nemmeno a una sepoltura, come ho scritto nella lettera al Ministero». LETTERA DI FADI INVIATA OGGI AL DIRETTORE DI ITALYNEWS:
http://www.italynews.it/rubriche/lettere-al-direttore/2011/09/09/per-una-multa-negata-la-cittadinanza-ad-un-cittadino-palestinese-28730.html

6 Settembre 2011:

Tutti contro il "vandalo"di Roma. Mauro Magi (52 anni) prima di essere etichettato dai mass media come il “vandalo delle fontane” era uno dei tanti cittadini italiani abbandonati nell’indifferenza. L’uomo, senza fissa dimora e con problemi psichici, viveva per le strade della capitale. Gli inquirenti ai giornalisti avevano raccontato che Mauro è “una persona disperata: una storia di emarginazione sociale». Quest’uomo oggi, durante l’interrogatorio, ha ribatito che voleva " attirare l’attenzione” per i suoi problemi personali. Credo non sia una scusante, ma indubbiamente non possono sentirsi puliti le istiutzioni e il sistema marcio che offuscano i più deboli per privilegiare qualche benpensante. Lo Stato oggi abbandona, reprime e insulta le persone in difficoltà a causa della sicurezza per i pochi privilegiati. Per Mauro la sicurezza di vivere serenamente non esiste? L’uomo voleva essere aiutato, voleva i diritti che spettano ad ogni singolo e prezioso essere umano.

In questo Paese non puoi chiedere aiuto se non attraverso gesti eclatanti. Già che sei un chlochard sei disprezzato, umiliato e sbattuto nel dimenticatoio dalla società. Una vita di lutti e delusioni hanno portato Mauro a perdere la lucidità. Per quattro anni è stato accanto alla sorella, qualche cura psichiatrica poi, lo sbando. Potrebbe accadere a chiunque, a me o a te che stai leggendo. Cosa succederebbe se da un momento all’altro scoprissimo di essere fragili e di non avere più nessuno intorno? Tutto ciò succede proprio perché tutti se ne fregano dei problemi degli altri, soprattutto degli ULTIMI. Se un giorno i più miserabili distruggeranno tutto, non prendetevela con loro ma con voi stessi. Loro, chiedevano solo pane, aiuti e diritti. Le vostre risposte erano carceri, indifferenza e manganelli! Qualcuno in questi giorni diceva che Roma ha bisogno di militari per le strade. No, Roma ha bisogno di fondi per il sociale, di solidarietà, di diritti per TUTTI, nessuno escluso.

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