Per un morbillo si muore, non è uno scherzo. Ed in Burkina Faso c’è una grave epidemia di morbillo, ma nessuno ne parla. Secondo il Ministero della salute dall’inizio dell’anno si sono registrati 45mila casi di morbillo. Nella maggior parte dei casi si trattava di bambini di età inferiore ai 5 anni. Nonostante il picco dell’epidemia sembra essere passato, si continuano a registrare 2.600 nuovi malati ogni settimana.
Il Burkina Faso è un paese dell’Africa occidentale molto povero. Anche se questa è una terra arida e priva di sbocchi sul mare, è stata raggiunta dall’avida colonizzazione Europea. Precisamente i Francesi iniziarono la colonizzazione della regione nel 1896 senza che la popolazione locale avesse avuto giovamenti, anzi, gli abitanti del territorio furono costretti a partecipare al primo conflitto mondiale. Ottenne l’indipendenza nel 1958 e il periodo successivo fu caratterizzato da una forte instabilità politica e da scontri etnici. Oggi in Burkina Faso convivono grandi gruppi etnico culturali come i Voltaici, Mande, i Bobo e 5.000 europei. Mentre le aree più aride sono abitate da Tuareg, Peul e Hausa. In Burkina Faso c’è un tasso di alfabetizzazione molto basso ed una disoccupazione elevatissima che causa fenomeni migratori e miseria estrema.
Dall’inizio di maggio le équipe di medici senza frontiere stanno assistendo i pazienti colpiti dal morbillo in alcuni centri di salute. “Nelle strutture supportate da Medici Senza Frontiere stiamo ancora trattando circa 850 nuovi pazienti ogni settimana” dichiara il capo missione della associazione umanitaria in Burkina Faso, François Giddey. “In numerose strutture sanitarie il trattamento gratuito non è sistematico e l’accesso limitato alle cure, soprattutto per i più poveri”.
Succede che anche in realtà molto povere, il diritto all’assistenza sanitaria è negato. Anche quando l’assistenza medica è presente e gratuita, spesso le persone non ne sono al corrente oppure hanno timore che le strutture chiedano denaro per usufruire del servizio sanitario. “Il nostro timore è che molti malati non si rivolgano alle strutture mediche per paura di dover pagare”, continua Giddey. Forse con una sanità libera per tutti e con una prevenzione si sarebbero evitate moltissime vittime innocenti, invece Giddey ci dice che “Il bilancio di questa epidemia di morbillo, già terribile, potrebbe in realtà peggiorare”.
Secondo le stime fatte dai medici che operano in quel territorio il 10% dei malati di morbillo non riesce a sopravvivere alla malattia. Ogni anno, nel mondo, il morbillo uccide circa 200mila persone, soprattutto i bambini più piccoli nei paesi meno sviluppati. Eppure il morbillo è una malattia conosciuta, richiede un trattamento semplice e una vaccinazione efficace per guarire in fretta senza complicazioni.“Con una vaccinazione due mesi prima, si sarebbero salvate molte vite”, dice François Giddey.
Dopo cinque mesi dal primo caso di morbillo accertato, la campagna di vaccinazione non è cominciata in nessun distretto nonostante le continue denunce di medici senza frontiere. Sembra si sia arrivati ad una conclusione che la campagna di vaccinazione di massa inizierà solamente verso la metà di giugno. Ma è troppo tardi, moltissimi bambini chi hanno già lasciato. Se nasci in un posto sbagliato la tua morte è imminente e nessuno accorre a tenderti una mano per aiutarti. Per colpa di un banale morbillo o di una febbre curabili con vaccini e farmaci, si muore. E per colpa di un mondo egoista ogni anno muoiono tantissimi bambini per cause banali. Oggi c’è uno spreco di risorse e potenzialità umane dovuto da politiche smisurate e senza senso e dall’indifferenza di tutti i popoli ricchi che guardano, piangono, attendono, ma non agiscono.
Onori Andrea
da Periodico Italiano
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