La Brianza non vuole trivellare

Le compagnie di petrolio in tutto il mondo cercano l’oro nero per garantirsi profitti per i prossimi anni, dato che il greggio tende a diminuire e nessuno riesce a prendere seri provvedimenti per il nostro futuro. Molte volte assistiamo a fuoriuscite di petrolio che si riversa prepotentemente in torrenti e fiumi causando disastri ambientali e impossibilità di pesca e coltivazione per le popolazioni locali. Vediamo, nei paesi del terzo mondo, il petrolio che schizza da tutte le parti procurando seri danni alla popolazione che a stento riesce a sopravvivere con quel che trova in natura. Per produrre grandi quantità di petrolio, oltre che cercare luoghi più proficui, si cercano zone dove mass media e altri “disturbatori” non intralcino la libertà di evadere le leggi dei diritti umani e ambientali da parte delle compagnie petrolifere. Scelgono i paesi del terzo mondo, molto spesso ricattando gli amministratori locali e abbandonando a se stessa la popolazione locale. Così, a causa della crisi economica mondiale, la diminuzione di greggio e le popolazioni locali africane che alzano la testa e si ribellano a questi sistemi che opprimono l’economia locale, si sceglie di scavare riserve che si custodiscono nella culla occidentale.

Il governo italiano ha autorizzato in questi giorni le trivellazioni di un’impresa petrolifera australiana “Po Valley” entro i confini del Parco Regionale di Montevecchia e Valle del Curone, nei pressi di Lecco. Il parco della Brianza è stato istituito nel 1983 e ricopre una superficie di circa 2.350 ettari.E’ un’area molto diversificata in cui sono presenti anche centri urbani, insediamenti produttivi, aree destinate all’agricoltura e all’allevamento accanto a monumenti architettonici di grande valore artistico e culturale. Una fuoriuscita del petrolio dalle tubature potrebbe causare seri danni all’economia, all’ambiente ed a tutta la popolazione che perderebbe la sua caratteristica naturale.

Ma a nessuno interessa ciò che la popolazione reclama dopo aver depositato in cassaforte i voti delle elezioni. Il denaro è molto più ghiotto degli interessi popolazione locale per le autorità. Infatti, l’azienda australiana si è presentata in Italia con un piano di investimenti di 20 milioni di euro il cui obiettivo è la ricerca e l’estrazione di petrolio. Ma queste continue corruzioni a colpi di denaro e strette di mano non vanno giù alla popolazione locale che è alquanto indignata per la situazione che si sta creando. Istituzioni, forze politiche, associazioni, semplici cittadini, organi di stampa, tutti, questa volta senza rivendicare le proprie etichette, hanno iniziato ad incontrarsi ed a discutere come poter arginare la macchina petrolifera che avanza indisturbata nel paese. La camera per ora ha rimandato la discussione a martedì 30 giugno 2009 alle ore 14. Giovanni Tardoni, il vicesindaco del comune di Cernusco Lombardone (Lecco) ha scritto una lettera ai promotori della legge chiedendo loro di introdurre “nella legge il divieto di effettuare ricerche esplorative di idrocarburi o ancor peggio coltivazioni degli stessi nelle aree di Parco o Riserva Naturale ed in quelle adiacenti.”

“Non ci vuole nessun tipo di compromesso. Il compromesso comincia sempre con la parola sì e da lì la porta è spalancata. Quel che ci vuole è un no forte e compatto” è la parola di Maria Rita D’Orsogna, ricercatrice di fisica a Los Angeles esperta di impatti ambientali a seguito di trivellazioni petrolifere.

Onori Andrea
http://periodicoitaliano.info/2009/06/28/la-brianza-non-vuole-trivellare/

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