I diritti dei bambini negati dai governanti italiani

Pochi giorni fa, come di consueto negli ultimi mesi, sono stati avvistati e respinti in Libia 76 migranti che navigavano nelle acque internazionali mentre tendevano ad avvicinarsi verso le acque italiane e maltesi.

Fonti militari maltesi e Save the children hanno denunciato che in quell’imbarcazione c’erano anche bambini. Questi ultimi, molto spesso sono i cosiddetti “minori non accompagnati”, e per questo motivo hanno diritto alla tutela internazionale. I bambini non accompagnati che giungono in Italia sono oggetti di violenze, reclutati dagli eserciti, abbandonati a se stessi e senza prospettive di un futuro. Le norme internazionali per loro riservano diritti inviolabili dagli stati firmatari, almeno in teoria.

Il rinvio di minori in Libia è una grave violazione da parte dello stato italiano. La sua politica ha innanzitutto agito in netto contrasto con il divieto di refoulement sancito dall’articolo 33 della convenzione di Ginevra del 1951 dove dice che”nessuno Stato contraente espellerà o respingerà, in qualsiasi modo, un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a motivo della sua razza, della sua religione, della sua cittadinanza, della sua appartenenza a un gruppo sociale o delle sue opinioni politiche.”

Oltre a queste norme da rispettare, che lo stato italiano non fa assolutamente, c’è l’obbligo di rispettare e promuovere la convenzione sui diritti del fanciullo approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre del 1989 a New York. L’Italia ha ratificato questa convenzione il 27 maggio 1991, giurando di rispettare il diritto alla vita, alla sopravvivenza ed allo sviluppo di ciascun minore. La convenzione obbliga gli stati firmatari a uniformare le norme di diritto interno a quelle della convenzione e ad attuare tutti i provvedimenti necessari ad assistere i genitori e le istituzioni nell’adempimento dei loro obblighi nei confronti dei minori. Secondo la definizione della Convenzione sono bambini gli individui di età inferiore ai 18 anni (art. 1), il cui interesse deve essere tenuto in primaria considerazione in ogni circostanza (art. 3). I bambini hanno diritto al nome, tramite la registrazione all’anagrafe subito dopo la nascita, nonché alla nazionalità (art.7), hanno il diritto di avere un’istruzione (art. 28 e 29), di giocare (art. 31) e quello di essere tutelati da tutte le forme di sfruttamento e di abuso (art. 34).

Il fanciullo deve godere di tutti i diritti enunciati nella dichiarazione e questi diritti devono essere riconosciuti a tutti i fanciulli senza eccezione alcuna. Senza discriminazioni e senza guardare loro il passaporto. Tutti i bambini devono beneficiare di una speciale protezione e godere di possibilità e facilitazioni ma come vedono i nostri occhi nella quotidianità, in Italia, la dichiarazione firmata è poco applicata. Comunque servono poco le applicazioni delle leggi se ancor prima non c’è un etica del rispetto e dell’accoglienza. Il bambino innanzitutto ha bisogno di amore e di comprensione, proprio quello che manca agli italiani al di fuori delle famiglie.

Onori Andrea
http://periodicoitaliano.info/2009/06/27/i-diritti-dei-bambini-negati-dai-governanti/

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