Misteri a Mogadiscio. Attività di farmaci a basso costo scomparsa nel nulla



Uomini senza scrupoli e sbagli storici hanno creato un clima di violenza e oppressione in Somalia. Dopo l'indipendenza del 1960 il paese del Corno d'Africa ha percorso molteplici difficoltà politiche e sociali, a partire dagli anni ottanta si trova in una guerra civile permanente favorevole ai soli speculatori internazionali che, con le loro mani rapaci, continuano a depredare il territorio. In mezzo a queste difficoltà, Stefano Napoleoni nel 2003, apre la sua attività a Mogadiscio, con lo scopo di produrre e vendere farmaci a basso costo. Sfidando i poteri forti e affrontando a viso aperto il sistema delle multinazionali, Napoleoni è stato costretto ad abbandonare il suo progetto quando, nel 2011, gli amici della speculazione sono arrivati a derubare tutti i materiali della sua attività. Il silenzio assordante di istituzioni e mass media, hanno contribuito a insabbiare la verità.


Nel 2003 Tetrapharma costruì una fabbrica di farmaci salvavita a basso costo in terra somala. Nell'agosto del 2011, dopo l'espulsione degli shabab, la sua fabbrica è stata saccheggiata. Secondo lei, perchè è stata colpita proprio la sua azienda?
Premetto che, durante la permanenza degli shabab nella zona dove sorge l’impianto della tetrapharma, la fabbrica fu presidiata e protetta dagli stessi "ribelli", da eventuali azioni di sciacallaggio. Questo fatto è comprovato da diversi testimoni eccellenti, proprio perché in molti a Mogadiscio davano per scontato che la fabbrica fosse di proprietà del clan abgal, che ha la consuetudine storica di appropriarsi dei beni altrui. Tanto per essere chiari il clan abgal è il clan d’appartenenza dell’ex Presidente Sheik Sheriff e l’attuale ambasciatore somalo a Roma, nonché ex Primo Ministro , Nur Adde Hussein, il quale peraltro si è rifiutato di rilasciarmi la ricevuta quando sono andato in Ambasciata a Roma a depositare la denuncia di furto. Successivamente non ha mai risposto nè a me, nè all’Ambasciatore italiano sullo stato delle indagini, perché infatti non è mai stata aperta nessuna indagine, cosa comprovata anche da una testimonianza eccellente di un esponente del Governo somalo e che ho allegato alla denuncia fatta contro le autorità somale a Luglio alla Procura della Repubblica di Roma e per conoscenza al Ministro degli Esteri Giulio Terzi.

Come mai in questi anni gli Shabab hanno "protetto" la sua fabbrica e perchè il governo provvisorio non ha tutelato una risorsa come Tetrapharma?
Gli shabab non hanno toccato nulla perché conoscevano benissimo le finalità del mio progetto, non speculative, ma costruttive sia in termini di lavoro ai locali che di bonifica del mercato farmaceutico clandestino di farmaci contraffatti, in mano ai commercianti di Mogadiscio. Questi ultimi intimamente legati a molti esponenti del Governo. Quindi io, rappresentavo la spina nel fianco, perché il mercato dei farmaci contraffatti fattura decine di milioni di dollari l’anno nella sola Mogadiscio, a costi bassissimi dal momento che non vi sono quasi per niente materie prime nei prodotti. Il potente clan abgal (che controlla anche ora buona parte del Governo), non voleva sostenere una iniziativa che andava in direzione opposta alla speculazione pura.



In questa "nuova Somalia" c'è anche lo zampino del potere internazionale?
Io non sono un analista di politica internazionale ma da quanto posso constatare il potere occidentale oggi all'improvviso si accorge della Somalia, dopo venti anni di imbarazzante disimpegno e 1.500.000 morti (cifra per difetto). E, se ne accorge per due sostanziali motivi, il pericolo terrorismo e i suoi ricchi giacimenti  di petrolio , forse vero motivo di un oblio durato venti sanguinosi anni. Per il resto vedo quello che è sotto gli occhi di tutti, ne più, ne meno.Certo la cosa a cui penso spesso è: come si farà a nascondere, una volta che il mare li restituirà con gli interessi (è già successo al nord della Somalia in occasione dell'onda anomala dello tsunami del 2005) i milioni di tonnellate di rifiuti tossici sversati nell'oceano indiano in tutti questi anni, scarti velenosi di una putrescente e non più opulente società occidentale?

Le istituzioni italiane hanno aiutato l'unica azienda presente in Somalia?
No, a parte gli Ambasciatori italiani, Stefano Dejak prima e Andrea Mazzella ora, che ringrazio sempre per la loro grande disponibilità, ma per il resto ne le istituzioni politiche italiane ne la cooperazione mi hanno mai aiutato,Neanche le Ong presenti sul territorio. Hanno fatto tutti orecchie da mercante, anche quando, all’indomani della produzione dei 10 lotti di farmaci essenziali fabbricati, inviai una mail (che ancora conservo) a tutte le Ong registrate al ministero degli Esteri; non ebbi da nessuna risposta, tranne che dall’Intersos, a cui però non potei fornire i farmaci perché nel frattempo il clan del quartiere rivelò quelle che erano le sue reali intenzioni. Ovvero, di impossessarsi della fabbrica. Mi fu impedito di portare i farmaci fuori dalla zona di controllo degli abgal, che in pratica hanno sempre tenuto in ostaggio la mia azienda anche confidando sul mio isolamento da parte delle organizzazioni governative e non.

Quali erano gli obiettivi di Tetrapharma in una terra così difficile come la Somalia?
Ogni anno in Africa il mercato dei farmaci contraffatti frutta 75 miliardi di dollari (dati ufficiali OMS) e centinaia di migliaia di morti. Io ho speso non più di 700.000 euro per costruire una fabbrica, in condizioni ostili ed estreme, con due linee di produzione (più un terza di sciroppi mai montata). Quindi, dando farmaci di qualità, ma allineati ai prezzi di quelli contraffatti, dimostrando che è inutile sperperare denaro in progetti pseudo-umanitari costosissimi che arricchiscono solo chi li gestisce con una sproporzione aberrante tra risorse impiegate ed obiettivi raggiunti. Basti pensare che la comunità internazionale ha speso negli ultimi venti anni la folle cifra di 13 miliardi di dollari sulla Somalia (dati ufficiali della conferenza di Istanbul del Maggio 2010) in conference di pace, summit internazionali, stipendi scandalosi,  programmi d’emergenza etc etc ..con questi risultati…!!!. L’intento era quello di usare la Somalia come progetto pilota da potere riproporre in altri pvs.

Lei dice che l'ordine di saccheggiare Tetrapharma è arrivato dall'alto. Cosa le fa pensare ad un complotto di questa portata?
Partiamo da un presupposto: Mogadiscio più che una città è un paese, in cui tutti sanno tutto, sotto questo aspetto c’è una rete informativa locale da fare invidia al Mossad. Vorrei che qualcuno mi spiegasse come si fa a smontare in poche ore una fabbrica con macchinari del peso anche di 4/5 tonnellate, con dispiego di gru, camion, carrelli elevatori etc, in un posto dove gli unici a disporre di tali mezzi sono o apparati appartenenti al governo o società portuali, senza che nessuno veda nulla. E’ conseguenza logica pensare che il tutto è stato fatto dal clan locale, tra l’altro da sempre interessato alla fabbrica . Questo è il motivo per cui dalle autorità somale è stato tutto deliberatamente ignorato e insabbiato, cosa che poi mi è stata confermata da diverse fonti amiche, compresi due giornalisti (Aden Sabrie e Roberto Degli Esposti) che sono stati minacciati da Mogadiscio quando volevano registrare un’intervista da mandare in onda sulle tv somale.

I mass media italiani hanno taciuto e continuano a farlo, sulla questione somala. Lei, sa molto di Somalia e negli anni avrebbe voluto parlare, ma nessuno le ha dato la possibilità di farlo. Secondo lei, il problema della Somalia è poco sentito oppure c'è qualcosa che non si vuole raccontare?
Troppi e scomodi sono i segreti che ruotano sulla Somalia e tutti legati alla gestione fiduciaria italiana degli anni ‘80, alla famigerata mala cooperazione che è stata qualcosa di più di una semplice cattiva gestione. Basta leggere il libro “1994” per capire di cosa e soprattutto di chi stiamo parlando e non mi risulta che il libro sia stato ne denunciato ne tantomeno ritirato, perché si basa su fatti dimostrati da atti processuali ma scarsamente divulgati da gran parte della stampa.

Cosa significa creare farmaci a Basso costo? Cosa la differenzia da una grande multinazionale? Vuole dire abbattere i costi di produzione attraverso l’impiego di manodopera locale ma soprattutto attraverso l’abbattimento degli utili mostruosi (anche del 3000%) applicati dai cartelli dei prezzi imposti dalle multinazionali.

Obiettivi futuri?
Sto riproponendo lo stesso modulo produttivo in un’altra zona, sempre in Africa , ma più tutelata sia in termini di sicurezza che di logistica, dal momento che vi è una grande richiesta in tutti i paesi africani di farmaci di qualità a basso costo.



Per conoscere meglio Tetrapharma leggi anche "Nessuna speculazione sugli esseri umani. Farmaci salvavita per tutti".

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