16mila civili accolti dalla Repubblica del Congo

Più di 16mila civili sono fuggiti dalla violenza etnica nel nord della Repubblica Democratica del Congo (RDC), attraversando il fiume Oubangui e sconfinando nella vicina Repubblica del Congo. Dopo la loro fuga, la scorsa settimana, moltissimi villaggi sono stati incendiati dai ribelli.

Potenzialmente sono 16.100 i congolesi richiedenti asilo. Soprattutto della tribù di Munzaya. Alloggiano negli edifici pubblici o nelle comunità ospitanti. Sono alla ricerca di un riparo, di cibo, coperte, set da cucina e taniche per avere acqua potabile. E questo è il compito priconpale delle organizzazioni internazionali e del governo della repubblica del Congo (ROC)

I congolesi sono in fuga da una diatriba nata tra le trobù di Enyele e quella di Munzaya. Nella contesa, tutt’ora in corso, sono state uccise un totale di 60 persone. Ma la violenza continua e si propaga anche nei villaggi circostanti, molti dei quali sono stati bruciati. Circa 40 persone sono state gravemente ferite. Alcuni sono stati trasportati negli ospedali della Repubblica del Congo. Quasi tutti hanno bisogno di cure mediche, ma ad oggi, manca ancora una clinica mobile ed efficace.

I primi scontri tra la tribù Enyele e Munzaya, sono iniziati lo scorso marzo. Quando più di 200 case, nel villaggio di Munzaya, furono bruciate e più di 1.200 abitanti furono costretti a fuggire nella Repubblica del Congo. Ora, i villaggi, compresi quelli vicini, sono stati completamente svuotati.

Questi episodi di violenza, che si distendono nella parte nord-ovest della Repubblica Democratica del Congo, non sono assolutamente da correlare con le rivolte e le violenze decennali affrontate ad Est del Paese, che hanno causato 1,7 milioni di sfollati.

Onori Andrea

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