I centri di detenzione maltesi

Dopo la diatriba tra Italia e Malta prolungata per quattro giorni rimpallandosi le responsabilità su chi doveva accogliere il mercantile turco Pinar, che aveva accolto 154 migranti in balia delle intemperie e delle acque del mediterraneo rischiando un triste finale, ho cercato di informarmi sui centri di detenzione maltesi che molto spesso balzano alla cronaca per la loro difficile gestione dell’immigrazione.
Medici senza frontiere ha cominciato a operare nell’isola di Malta nell’agosto del 2008. Nonostante la sospensione delle attività dentro i centri di detenzione, medici senza frontiere, oggi continua a fornire assistenza medica ai migranti e ai rifugiati che vivono in centri di assistenza, proprio come in Italia. Anche nel nostro paese a queste associazioni è vietato entrare all’interno dei centri di permanenza temporanea. A proposito dei centri maltesi, medici senza frontiere ha pubblicato un rapporto “not criminals” per denunciare “le condizioni di vita disumane nei centri di detenzione di Malta”.
Tra agosto 2008 e febbraio 2009, hanno lavorato fornendo assistenza sanitaria in tre centri di detenzione: Safi, Lyster Barracks e Ta’kandja. Ma il 17 per cento delle diagnosi mediche effettuate durante le visite ai pazienti era composto di problemi respiratori legati all’esposizione al freddo e alla mancanza di cure per le infezioni. Nel rapporto c’è una testimonianza terrificante di un ragazzo etiope trattenuto dieci settimane in un centro di detenzione di Malta.
“In ottobre è cominciato ad essere più freddo. Io, mia madre e mia zia dormivamo su due materassi, ma nella nostra stanza le finestre erano rotte ed era molto freddo. Così ho deciso di andare a dormire con altre due persone etiopi: la loro stanza era molto piccola e senza finestre, quindi non faceva freddo. Questa stanza però era nella zona dei bagni e per raggiungerla ho dovuto camminare sul pavimento che era ricoperto d’acqua. E puzzava sempre. Alla fine di ottobre mi sono ammalato molto, avevo una brutta infezione ai polmoni. Mi hanno portato in ospedale dove mi hanno ricoverato per più di dieci giorni. Quando mi sono ripreso, ho pianto perché non volevo ritornare in prigione.”
Tutti, come questo ragazzo, rifiutano la prigione e tutti continuamente continuano ad essere detenuti nonostante non hanno commesso nessun reato penale.
In numerose occasioni medici senza frontiere ha sollevato il problema delle condizioni dei centri di detenzione alle autorità maltesi. Nel mese di marzo, medici senza frontiere ha poi sospeso le attività all’interno dei centri di detenzione e ha pubblicamente denunciato le condizioni di vita e i rischi connessi a cui i migranti e i rifugiati politici erano esposti.
“Lavorare come medico in un ambiente come questo è frustrante e a volte privo di logica. Come è possibile curare un paziente affetto da un’infezione toracica e rimandarlo a dormire su di un materasso umido sul pavimento accanto a una finestra rotta, in pieno inverno? Come possiamo consigliare a un paziente in ipertensione di controllare la dieta e fare esercizio fisico quando è tenuto in una cella sovraffollata con un accesso all’esterno limitato? I pazienti spesso necessitavano di più visite per gli stessi disturbi poiché i sintomi persistevano a causa dell’ambiente in cui vivevano”, ha affermato Philippa Farrugia, dottoressa di medici senza frontiere a Malta.
La politica di detenzione sistematica nel paese mira a scoraggiare le persone dall’entrare irregolarmente nel territorio e non tende a risolvere il problema reale. All’arrivo a Malta gli immigrati irregolari e i richiedenti asilo politico sono costretti a restare in centri di detenzione sovraffollati per 18 mesi. I flussi dei nuovi arrivi stanno ulteriormente peggiorando le condizioni di vita già disumane dei detenuti. Sovraffollamento, condizioni igieniche terribili e ricoveri inadeguati nei centri, espongono i detenuti al rischio di infezioni respiratorie e dermatologiche. L’accesso all’assistenza sanitaria è insufficiente e la buona salute dei detenuti ne soffre di conseguenza. I detenuti affetti da malattie infettive sono tenuti insieme a quelli in buona salute il che contribuisce alla diffusione di epidemie. Prima di ricevere le cure prescritte durante le visite i pazienti sono costretti ad aspettare giorni interi, a volte settimane. Le categorie più attaccabili e sensibili (donne incinte, bambini e malati) sono tenuti nei centri di detenzione e vengono rilasciati solo dopo il parere di una commissione locale che analizza i casi individualmente.

Onori Andrea

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