Mercoledì 7 luglio, alle ore 9:30, una terribile tempesta si è abbattuta sulla famiglia Rosati, Martina De Mico e sul piccolo paese di Monteflavio. Nonostante la sua giovane età, Manuel, un ragazzo di 32 anni, ha lasciato la vita. Quella mattina, con la sua macchina, si era recato a Roma per un piccolo problema legato al passaporto. Di lì a pochi giorni, lo aspettava il Costarica per una vacanza insieme a Martina, la sua fidanzata.
Qualcosa è andato storto e all’altezza dell’uscita di Settebagni, Manuel, ha finito di sognare e in un attimo è andato via per sempre. Ci ha lasciato il suo splendido sorriso e la grazia di un creatura che sollevava l’umore di chiunque incontrasse per strada. Ora, quel sorriso non si vede più realmente ma, per gli abitanti di Monteflavio, volteggia nel cielo del Paese. Basta guardare un semplice paesano, chiunque, per capire che Manuel ha lasciato un segno profondo nella comunità.
Ogni qualvolta che appare un ingiustizia sulla terra, c’è sempre qualcuno che punta il dito contro qualcun’ altro. C’è sempre bisogno di trovare la nostra verità di comodo, un alibi per farsene una ragione e per giustificare un accaduto. Correva troppo, è stata colpa di…, la droga, l’alcool, era un tipo troppo irrequieto. Niente di tutto ciò, il nemico di Manuel non era se stesso. Era sereno e felice, calmo ed estremamente intelligente.
Questa volta non c’è motivo per trovare un alibi, per nascondere la tragedia e Monteflavio non lo ha fatto. Le dinamiche sono passate in un secondo piano, non interessano quasi più a nessuno. La realtà è che Manuel non c’è più ed ha lasciato un vuoto in tutti noi. Sabato, in occasione dei suoi funerali, c’era un fiume di gente ridotta a niente. Un unico corpo, unito come non mai, dava conforto alla famiglia ed alla sua fidanzata. C’erano proprio tutti, perché lui era amato da tutte le sacche della società, dai bambini agli anziani. Il suo lavoro lo portava a stare a contatto con la gente ed era così umano quando si confrontava con i suoi pazienti, non riuscivi a non amarlo. Lo ricordo quando esortava mia nonna (sua paziente) e lei, lo cercava in ogni momento e lo lodava sempre. Era un ragazzo attivo e pieno di vitalità. Dal calcio al motociclismo, dall’associazionismo alle feste patronali, era presente ovunque Manuel.
La debolezza dell’uomo è soggetta all’abuso di potere di chi è più in alto di noi, forse del destino. Ma è inutile sforzarsi a cercare risposte, non ce ne sono. La vita è un qualcosa di misterioso che non riusciremo mai a capire veramente. Quello che è certo, qualsiasi cosa fosse, sempre di ingiustizia si tratta. La strada ogni giorno sforna morti e dolore, è un bollettino di guerra straziante. Spesso, ci scivola addosso pensando che non succederà mai a nessuno di noi. I numeri dicono ben altro, ma si sa, nei numeri non si da peso. Si è parlato più volte, da anni, di riforme sul codice della strada e del potenziamento della rete stradale. Ma qualcuno resta sordo e le mamme continuano a piangere i loro figli. Quel tratto di strada, dove Manuel ha incontrato la morte, in passato ha sfornato altre vittime. Non ci vuole molto per capire che la maggior parte degli incidenti arrivano proprio nelle “solite” strade, i soliti incroci. In un primo momento si parla, si accende la diatriba tra forze politiche, poi tutto torna alla normalità come se non fosse successo nulla. Meglio pensare agli appalti più redditizi.
Scrivere questo articolo mi resta molto difficile, non riesco a non essere coinvolto e raccontare cinicamente il fatto. Poco importa, il mio coinvolgimento, come quello di tutta la comunità, è forte e non potrei scrivere da ipocrita dimenticando che il suo sorriso era nei nostri cuori e ci resterà per
sempre. In questi anni, scrivendo, ho raccontato tragedie, violazioni di diritti umani e vite spezzate,
ma questa volta è diverso, molto diverso ed è difficile prendere la penna e raccontare questa
triste storia. Da giorni, vedo nella mia mente, il suo volto sorridente e non riesco ad accettare
la sua uscita di scena da questo grande teatrino. Spero sempre di aver fatto un brutto sogno e
di raccontarlo a Manuel e magari farci due risate.
Questo non è solo il mio stato d’animo, ma di tutti. Perché Manuel era amato da tutti. Basta dare uno sguardo nel social Network Facebook per rendersi conto chi era veramente Manuel. Una marea di messaggi hanno invaso e invadono tutt’ora la sua bacheca. C’è chi gli da il buongiorno, chi gli dedica una canzone e chi gli scrive fiumi di parole. Molti cercano di trovare una spiegazione logica e per diminuire il dolore spesso si chiama in causa la preghiera, come Rosella che
scrive: “8 lunghi interminabili giorni, 8 giorni per pensare, riflettere e pregare. Pensare a come sia stato possibile tutto ciò e non trovare una spiegazione, riflettere sulla precarietà della vita, e pregare, pregare tanto per allietare il dolore e accorgersi che invece cresce ogni giorno. Ciao Manuel....” Altri invece mettono in dubbio l’esistenza del divino ed altri ancora come
Antonello scrivono semplicemente: “Sono finite le parole...”
Ricordo un giorno, eravamo seduti su una panchina e ti raccontavo i miei esami di storia. Alle tue domande pungenti cercavo di dare le mie risposte valide e attendibili. Ora, sono qui a raccontare la tua storia facendomi mille domande e non trovando più risposte attendibili. Perché in questa brutta storia, questa volta, risposte non ne trovo.
Andrea Onori
dal Grillo Parlante
Qualcosa è andato storto e all’altezza dell’uscita di Settebagni, Manuel, ha finito di sognare e in un attimo è andato via per sempre. Ci ha lasciato il suo splendido sorriso e la grazia di un creatura che sollevava l’umore di chiunque incontrasse per strada. Ora, quel sorriso non si vede più realmente ma, per gli abitanti di Monteflavio, volteggia nel cielo del Paese. Basta guardare un semplice paesano, chiunque, per capire che Manuel ha lasciato un segno profondo nella comunità.
Ogni qualvolta che appare un ingiustizia sulla terra, c’è sempre qualcuno che punta il dito contro qualcun’ altro. C’è sempre bisogno di trovare la nostra verità di comodo, un alibi per farsene una ragione e per giustificare un accaduto. Correva troppo, è stata colpa di…, la droga, l’alcool, era un tipo troppo irrequieto. Niente di tutto ciò, il nemico di Manuel non era se stesso. Era sereno e felice, calmo ed estremamente intelligente.
Questa volta non c’è motivo per trovare un alibi, per nascondere la tragedia e Monteflavio non lo ha fatto. Le dinamiche sono passate in un secondo piano, non interessano quasi più a nessuno. La realtà è che Manuel non c’è più ed ha lasciato un vuoto in tutti noi. Sabato, in occasione dei suoi funerali, c’era un fiume di gente ridotta a niente. Un unico corpo, unito come non mai, dava conforto alla famiglia ed alla sua fidanzata. C’erano proprio tutti, perché lui era amato da tutte le sacche della società, dai bambini agli anziani. Il suo lavoro lo portava a stare a contatto con la gente ed era così umano quando si confrontava con i suoi pazienti, non riuscivi a non amarlo. Lo ricordo quando esortava mia nonna (sua paziente) e lei, lo cercava in ogni momento e lo lodava sempre. Era un ragazzo attivo e pieno di vitalità. Dal calcio al motociclismo, dall’associazionismo alle feste patronali, era presente ovunque Manuel.
La debolezza dell’uomo è soggetta all’abuso di potere di chi è più in alto di noi, forse del destino. Ma è inutile sforzarsi a cercare risposte, non ce ne sono. La vita è un qualcosa di misterioso che non riusciremo mai a capire veramente. Quello che è certo, qualsiasi cosa fosse, sempre di ingiustizia si tratta. La strada ogni giorno sforna morti e dolore, è un bollettino di guerra straziante. Spesso, ci scivola addosso pensando che non succederà mai a nessuno di noi. I numeri dicono ben altro, ma si sa, nei numeri non si da peso. Si è parlato più volte, da anni, di riforme sul codice della strada e del potenziamento della rete stradale. Ma qualcuno resta sordo e le mamme continuano a piangere i loro figli. Quel tratto di strada, dove Manuel ha incontrato la morte, in passato ha sfornato altre vittime. Non ci vuole molto per capire che la maggior parte degli incidenti arrivano proprio nelle “solite” strade, i soliti incroci. In un primo momento si parla, si accende la diatriba tra forze politiche, poi tutto torna alla normalità come se non fosse successo nulla. Meglio pensare agli appalti più redditizi.
Scrivere questo articolo mi resta molto difficile, non riesco a non essere coinvolto e raccontare cinicamente il fatto. Poco importa, il mio coinvolgimento, come quello di tutta la comunità, è forte e non potrei scrivere da ipocrita dimenticando che il suo sorriso era nei nostri cuori e ci resterà per
sempre. In questi anni, scrivendo, ho raccontato tragedie, violazioni di diritti umani e vite spezzate,
ma questa volta è diverso, molto diverso ed è difficile prendere la penna e raccontare questa
triste storia. Da giorni, vedo nella mia mente, il suo volto sorridente e non riesco ad accettare
la sua uscita di scena da questo grande teatrino. Spero sempre di aver fatto un brutto sogno e
di raccontarlo a Manuel e magari farci due risate.
Questo non è solo il mio stato d’animo, ma di tutti. Perché Manuel era amato da tutti. Basta dare uno sguardo nel social Network Facebook per rendersi conto chi era veramente Manuel. Una marea di messaggi hanno invaso e invadono tutt’ora la sua bacheca. C’è chi gli da il buongiorno, chi gli dedica una canzone e chi gli scrive fiumi di parole. Molti cercano di trovare una spiegazione logica e per diminuire il dolore spesso si chiama in causa la preghiera, come Rosella che
scrive: “8 lunghi interminabili giorni, 8 giorni per pensare, riflettere e pregare. Pensare a come sia stato possibile tutto ciò e non trovare una spiegazione, riflettere sulla precarietà della vita, e pregare, pregare tanto per allietare il dolore e accorgersi che invece cresce ogni giorno. Ciao Manuel....” Altri invece mettono in dubbio l’esistenza del divino ed altri ancora come
Antonello scrivono semplicemente: “Sono finite le parole...”
Ricordo un giorno, eravamo seduti su una panchina e ti raccontavo i miei esami di storia. Alle tue domande pungenti cercavo di dare le mie risposte valide e attendibili. Ora, sono qui a raccontare la tua storia facendomi mille domande e non trovando più risposte attendibili. Perché in questa brutta storia, questa volta, risposte non ne trovo.
Andrea Onori
dal Grillo Parlante
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