Rosarno, la Rivolta degli schiavi

C’era una volta Spartaco che sfidò l’impero. Il ribelle figlio di pastori, venuto dalla Tracia, la regione che occupava l’estrema fetta sudorientale della penisola balcanica, guidò la rivolta contro l’oppressione romana, esasperato dalle inumane condizioni, decise di alzare la testa. Pastore anch’egli, preferì entrare nell’esercito romano a causa della povertà che lo opprimeva. La feroce disciplina e gli episodi di razzismo che subiva in continuazione, lo spinsero a disertare. Catturato, fu ridotto in schiavitù e vittima dei vizi romani. Fu obbligato a combattere per divertire popolo e aristocrazia.

Oggi, dopo più di 2000 anni si combatte ancora per lo stesso motivo. Lo schiavo che sfidò l’impero ora, sfida l’inumanità che campeggia ancora in questa fantomatica democrazia. Il nuovo Spartaco, lascia la sua famiglia e il suo Paese, di solito una regione poverissima dove catastrofi naturali e guerre spingono a disertare la propria terra. Arriva in un paese diverso, dove spera di trovare un mondo migliore, invece viene sfruttato, abbandonato e deriso dalla mafia locale e dalla popolazione indifferente. Abitano accampati su cartoni, senza acqua e senza luce: in condizioni veramente disumane.

La rivolta di Rosarno è solo la volontà degli immigrati oppressi di far conoscere le proprie sofferenze, la loro paga giornaliera, il loro orario di lavoro (dall’alba al tramonto). Di giorno sono bravi lavoratori silenziosi, di notte spariscono, non devono entrare in città, dove sorridenti si svagano i cittadini.

All’oppressione delle aziende si lega quelle della ‘ndrangheta. Sopportano tutto, anche quel razzismo quotidiano che sono costretti a subire. Su di loro esplodono battute, ma anche colpi di fucile ad aria compressa e non solo. E per quest’ultimo motivo, dopo l’ennesimo avvertimento della criminalità organizzata, lo scorso giovedì è uscita in loro la voglia di reagire contro un sistema che li rende schiavi e inumani. Quello sparo sicuramente non è stato prodotto per uccidere ma per tenere incatenato il lavoratore – schiavo e per far capire chi comanda a Rosarno. Ovvero, il bianco e la’ndrangheta.

Siccome questo Paese non fornisce loro strumenti di informazione dove poter denunciare, si fanno sentire con ogni mezzo necessario. Nei Cie si tagliano, urlano e sbattono oggetti contundenti nelle inferriate. A Rosarno, nella Piana di Gioa Tauro, distruggono cassonetti, danneggiano auto e urlano la loro rabbia per le strade. Quella rabbia, sfociata a Parigi qualche anno fa l’abbiamo vista attraverso le nostre televisioni. I nostri despoti erano tranquilli e convinti che in questo paese gli immigrati non fossero mai capaci di reagire.

Incece, armati di sbarre e bastoni, gli extracomunitari hanno invaso le strade di Rosarno mettendo a ferro e fuoco alcune vie principali del Paese. Solo dopo che hanno distrutto e urlato disperatamente il loro bisogno di diritti, sono comparse le telecamere. Sono entrati nella loro quotidianità ed hanno raccontato le loro sofferenze. Gli operatori delle reti nazionali, appaiono come funghi sempre nel momento della pioggia di violenza, mai prima. Una vergogna.

Da anni, denunciavano lo sfruttamento e la discriminazione. Tutti lo sapevano, ma nessuno parlava. A maggio dello scorso anno tre imprenditori furono arrestati per “riduzione in schiavitù” di alcuni immigrati. A dicembre del 2008 due giovani spararono alcuni colpi di pistola contro due ragazzi africani di ritorno dai campi. Sono segnali forti, da captare al volo. Invece, la ‘ndrangheta ha continuato e continua a fare i proprio porci comodi delegando giovani disoccupati a mantenere l’ordine, per far si che il silenzio regni. Se non si leggono i giornali non si possono ricostruire i fatti.

Ma quel silenzio si è spezzato, gli extracomunitari hanno urlato il loro bisogno di aiuto. A quel richiamo, i bianchi reagiscono, e vanno in giro per le strade a dar “la caccia all’africano” come hanno affermato in questi giorni. Gli immigrati continuano la loro protesta recandosi verso il comune sciolto per infiltrazioni mafiose. Qualcuno continua a sparare, stavolta non a salve. Arriva anche la Polizia che cerca di impedire il contatto tra neri e bianchi. Le forze dell’ordine se si azzardano a fermare i bianchi violenti rischia la sollevazione popolare. Allora resta calma ad aspettare.

E domani, cosa succederà? Sarà tutto come ieri, i cosiddetti “clandestini” continuano a subire nei campi, la ‘ndrangheta si alimenta sui loro corpi, le aziende ne approfittano e si arricchiscono speculando sul loro status di clandestini. Noi, continuiamo a mangiare ciò che raccolgono e proseguiamo con la nostra quotidiana indifferenza e xenofobia. I governi, continueranno a puntare il dito contro “l’invasore” e li reprimono continuando a tramutare la loro esistenza in un reato. Per legge non esistono, ma tutti sanno che ci sono tantissimi esseri umani schiavizzati e trattati come bestie.

Sono impotenti dinanzi a tutto ciò, se non si cambia dal basso. Se non si smuovono le coscienze degli italiani, della stragrande maggioranza. “La rivolta di Rosarno è la quarta rivolta degli africani in Italia contro le mafie” secondo Roberto Saviano. Per l’autore di Gomorra sono più coraggiosi degli italiani. Non vanno odiati, ma devono essere nostri alleati contro l’illegalità. “vengono in Italia a difendere diritti che gli italiani non vogliono più difendere”.

Ma il dato di fatto è che in Italia esiste ed è viva la schiavitù. C’è chi vuole tagliare le catene e chi criminalizza gli sfruttati. A Rosarno, ci sono 5 mila immigrati in condizioni di lavoro e di vita al di là del limite accettabile in un paese civile. Secondo quanto appreso, si tratta quasi esclusivamente di immigrati regolari con il permesso di soggiorno o richiedenti asilo.

In questi giorni tantissime autorità hanno espresso il loro parere. Non vorrei cadere nella banalità di raccontare il “pensiero” di un politico o dell’altro. Sono trascorsi tanti anni da quando è emerso questo problema e le parole usate dai nostri politici sono state sempre le stesse. Il loro pensiero è solamente volto a strumentalizzare ed arricchire i voti del proprio partito. Praticamente macchine di potere.

Mentre si gioca a violentare psicologicamente le persone, ci sono esseri umani che soffrono e chiedono aiuto.“Abbiamo bisogno di protezione perchè contro di noi ci sono continue violenze che sono frutto di razzismo” dice Sidiki, un immigrato di 25 anni.“Subiamo sempre - aggiunge Sidiki - atti di intolleranza. Siamo lavoratori onesti che vengono qui solo per guadagnarsi il pane e non diamo fastidio a nessuno. Sono inaccettabili le condizioni in cui ci fanno vivere perchè avremmo bisogno di più igiene e dignità. Non possono prendersela sempre con noi perchè non abbiamo nessuna colpa. Adesso ci devono garantire sicurezza”.

Una sicurezza che parte dallo sgombero di ieri notte quando circa 350 immigrati ospitati nell’ex fabbrica Rognetta, a Rosarno, sono stati trasferiti. Praticamente una sconfitta dove lo Stato lascia il potere in mano al razzismo ed alla’ndrangheta. Ma molti immigrati lì non volevano più stare, hanno chiesto a gran voce di essere portati in un altro posto.

Sembrava che tutto fosse finito invece ieri mattina, un immigrato è stato ferito con colpi di fucile caricato a pallini da ragazzi che si trovavano a bordo di un auto. Un nuovo avvertimento? Pare che le violenze scoppiate negli ultimi giorni potrebbero essere state giostrate dalla ‘ndrangheta. Cosa certa è solo che i tre rosarnesi arrestati nel corso degli scontri con gli immigrati, sono personaggi noti agli investigatori. Uno è figlio di un esponente di spicco della cosca Bellocco, che insieme a quella dei Pesce estende il suo predominio su Rosarno.

Mentre l’Italia resta a guardare e tutti gli altri comuni d’Italia stanno in silenzio, Domenico Lucano, sindaco di Riace si e’ detto disponibile ad accogliere alcuni degli immigrati. “Ieri sono stato a Rosarno - ha detto Lucano – e ho visto che le condizioni in cui vivono questi immigrati sono inumane, peggiori di quelle dei Paesi da dove provengono. E vedendo dove vivono mi sono vergognato di essere italiano.”

Chi si vergogna è anche il nostro direttore del Periodico Italiano, Vittorio Lussana che nell’editoriale di ieri scriveva: “io sono un laicista, un antitaliano. E non me ne importa proprio niente né della mia gente, né del suo razzismo di ritorno, che si è dimenticato facilmente come, solo una trentina di anni fa, fossimo un Paese con le pezze nel culo” Ma oggi, ribadisce Lussana, che sono bastati 4 soldi per aver il diritto di vessare contro il più debole. Un semplice tentativo “di ricreare, per mezzo del razzismo, una nuova divisione in classi della società, in modo da poter sempre dire che voi siete dalla parte della ragione e gli altri da quella del torto”

E’ innegabile, saranno loro, i più umili a migliorarci e a cambiare la nostra società. Bisogna solo capire quanta violenza si dovrà spargere ancora prima che la collettività si assesti. Molto spesso si è accusati di fomentare queste rivolte. No! Assolutamente non vogliamo che ci siano gli scontri,al contrario, vogliamo prevenirli e per farlo servono cambiamenti sostanziali, altrimenti, la storia ci insegna che si può arrivare ad un assurdo spargimento di sangue.

di Andrea Onori

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