Repressione contro gli immigrati a Guangzhou

Non solo l’Italia è affetta dal morbo xenofobo. In ogni territorio nazionale ci sono maggioranze ricche e potenti che tormentano le minoranze emigrate ed emarginate. Per tenere tutto sotto controllo le autorità inaspriscono le leggi e rafforzano le frontiere etichettando l’immigrato, scappato dalle persecuzioni, come un disturbatore della “quiete” nazionale. Spesso l’indignazione dei singoli cittadini, delle associazioni ed anche dei sindacati di polizia non bastano a togliere il paraocchi a tutta la società. Ogni stato dichiara guerra al “povero invasore” ed ogni stato che respinge e discrimina gli immigrati continua ad avere il suo benessere grazie all’usurpazione delle risorse nei loro territori.

L’immigrazione cinese in Italia e in altri luoghi europei è un fenomeno di notevoli dimensioni che coinvolge tantissime persone. La loro identità e l’intraprendenza nel commercio ha portato molto spesso a scontri sociali. Vengono visti come il capro espiatorio di una nazione che non riesce ad avere la sicurezza e la stabilità che dovrebbe avere. Ma sulla base ci sono mentalità puramente razziste e leggi inadeguate per il XXI secolo.

Ma quando la Cina gioca in casa succede la stessa cosa. Noi piccoli comuni mortali non siamo in grado di capire che spesso chi emigra clandestinamente è sempre e solo il più debole ed indifeso. Un calciatore, un alto funzionario, un magnate, può benissimo presentarsi alla frontiera e chiedere di entrare all’interno dello stato, troverà sicuramente le porte aperte. Il povero non può farlo.

L’afflusso di un gran numero di umili stranieri, soprattutto africani, in Cina sta modificando il tessuto sociale della città di Guangzhou. Entrano all’interno del territorio cinese per trovare fortuna ed un lavoro che possa dare loro un minimo di indipendenza. Si spaccano in due per costruirsi un futuro migliore e per collaborare per il bene comune, ma la follia dei cittadini non riesce mai a comprenderlo. La marea di stranieri, in ogni luogo, forse perché discriminati, ha portato sempre enormi benefici economici al paese “accogliente”. A Guangzhou ogni anno che passa il multiculturalismo cerca di spruzzare i suoi semi all’interno della città. Ma per questi motivi, una ragione xenofoba fa scoppiare molto spesso tensioni sociali e razziali, accusando lo straniero di crimini, violenze e spaccio di droga, insomma, la solita etichetta che in ogni parte del mondo il residente affibbia al diverso. ”Ci trattano come animali”, ha raccontato all’agenzia britannica Reuters, Frank, un immigrato nigeriano in Cina.

Guangzhou negli ultimi cinque anni ha visto triplicare gli arrivi di nigeriani, circa 20-30000 secondo alcune fonti. Mentre molti africani si sono trasferiti in altre città cinesi, come Shanghai, Hong Kong e Pechino, la meta preferita resta Guangzhou, nel quartiere chiamato "Piccola Africa" pieno di negozi etnici, ristoranti e centri commerciali.

Dalle tensioni sociali che sono sempre create ad hoc dall’alto, si passa ai fatti politici e legislativi. Ovvero, le autorità di Guangzhou hanno rifiutato politiche di immigrazione aperte e trasparenti, in particolare per i visti per il rinnovo dei permessi di soggiorno. Tutto ciò va a toccare la vita degli immigrati che da un giorno all’altro da regolari si ritrovano ad essere clandestini. Bisogna capire che le leggi creano i clandestini e non viceversa.

Onori Andrea

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