Non abbandoniamo Faith Aiworo. “Se va male mi appello alla corte europea dei diritti dell’uomo"

La vita di Faith Aiworo, la ragazza 23enne arrestata a Bologna e successivamente espulsa in Nigeria dove rischia la pena capitale, è in mano a tutti noi. Dal suo avvocato ai governi ( italiano e Nigeriano); dal suo compagno ai giornalisti che potrebbero interessarsi un po’ di più sulla sua storia; dalle associazioni a tutta la spinta della popolazione che non può sopportare simili violazioni dei diritti umani.

Faith, nel 2007, uccise, con una bottiglia di vetro, il suo datore di lavoro che tentava di violentarla. Per questo motivo, si rifugia in Italia, dove cerca di ricominciare e di portare avanti i suoi sogni, anche se trova altre difficoltà lavorando sodo e con nessun diritto. Dopo aver subito un’ulteriore tentativo di violenza a Bologna, sventato dalle Forze dell’Ordine, era stata condotta nel CIE di via Mattei.

Lo scorso 20 luglio la ragazza è stata rimpatriata in Nigeria nonostante la richiesta d’asilo, presentata dal suo avvocato Alessandro Vitale, e la domanda di sospensiva presentata al giudice di pace per motivi di giustizia.

L’attenzione sulla ragazza si sta spegnendo, mentre la sua vita è appesa ad un filo. Stamane ho contattato l’avv. Alerssandro Vitale per sapere se ci sono notizie confortanti. “Ora non sono in grado di dare informazioni sulla ragazza –dice Vitale - il mio unico aggancio era il suo ragazzo che ora è irreperibile”. Il legale di Faith, spiega che questo ragazzo si stava attivando per liberarla dal braccio della morte e per questo, il legale le aveva chiesto di collaborare e di reperire alcuni documenti schiaccianti, per mettere sotto gli occhi di tutti la violazione dei diritti umani. “Forse è giunto in Nigeria per perndere ulteriore documentazione da presentare al giudice”. Perdendo il suo aggancio, il legale di Faith, non ha più sue notizie da circa un mese. Ora, tutto è in mano a questo ragazzo che forse è giunto Nigeria per un tentativo disperato. “Io provo a chiamarlo, ma il suo telefono mi da segnali strani, forse proprio perché si è recato in Nigeria. Riproverò”.

Intanto, due settimane fa c’è stata una udienza del giudice di pace e l’avvocato continua a chiedere giustizia per la sua assistita,“si evince il principio violato dalle istituzioni”. Una battaglia lunga ed estenuante anche perché il giudice è di “particolari ideologie” e si prende tempo per respingere le accuse.

Comunque vada l’esito, bisogna andare avanti. “Mi muovo dal punto di vista giuridico se va male mi appello alla corte europea dei diritti dell’uomo e lì avrà una risonanza internazionale e sarà una grande umiliazione per l’Italia”, comunque, “a seconda del responso valuteremo cosa fare”.

“L’Italia può salvare una vita, rimediando a un errore clamoroso, ed è per questo che chiediamo anche all’Alto Commissario ONU per i Rifugiati Antonio Guterres e all’Alto Commissario ONU per i Diritti Umani Navi Pillay di ricordare al governo italiano la necessità di attivare con urgenza tutte le misure diplomatiche per tutelare il diritto alla vita della giovane donna” dicono Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, co-presidenti di EveryOne, organizzazione per i diritti umani con sede in Italia.

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