Cie, tra violenza, fughe preannunciate e repressione. A chi conviene tutto questo?

Nel 2010 sono stati spesi quattordicimila euro pro capite per finanziare i Cie, i centri di identificazione ed espulsione che detengono i migranti senza documenti in regola. Una cifra che supera di gran lunga quella stanziata per le politiche di integrazione, stimata sui duemila euro pro capite. Un giro di soldi impressionante.

In molti chiedono la chiusura dei Lager di Stato. Altri invece, vogliono aprire altre strutture in giro per l'Italia. Marco Scajola del Pdl, ha illustrato un’interrogazione con la quale ha chiesto alla Giunta come intenda comportarsi per favorire la realizzazione in Liguria di un Cie, che, secondo il consigliere, rappresenterebbe un aiuto concreto al grande lavoro che ogni giorno le forze dell’ordine svolgono per la sicurezza.

Intanto, la settimana scorsa, nel Cie di Ponte Galeria i migranti hanno protestato contro le restrizioni introdotte all’uso della mensa. In molti hanno iniziato lo sciopero della fame, altri si sono arrampicati sui tetti. In base alle nuove regole, gli "ospiti" (così vengono chiamati gli internati)  potranno accedere nel locale a gruppi di massimo 5 persone limitando il tempo di permanenza. Il risultato è che gli internati sono stati costretti a portare il vitto nei locali dove dimorano e a consumarlo o sui letti o per terra.  "Le nuove, inutili, norme introdotte oggi - ha commentato il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni - hanno avuto l’effetto di far salire, di colpo, la tensione all’interno del CIE dopo settimane di relativa calma". 

E' da questo clima di violenza fisica e psicologica che gli immigrati vanno in agitazione. Inascoltati e lasciati nel Cie a marcire, la loro sofferenza porta all'evasione. "Quattro seghetti per tagliare il ferro - scriveva l'agenzia Ansa la scorsa settimana - e una scala realizzata con lenzuola di carta intrecciate lunga oltre 10 metri con due arpioni ricavati da pezzi di lavandino, nascosti nei condotti di aerazione. Li ha trovati la polizia durante un controllo al Cie di Modena, dopo i disordini di sabato e domenica. La questura non esclude che i disordini potessero essere un test per un tentativo successivo di fuga di massa. Nel frattempo sono stati denunciati per danneggiamento ed altri reati due algerini, due tunisini e un marocchino".

Quindi, sapevano che in aria c'era l'odore di rivolta e fuga. Piuttosto che cercare un confronto, hanno deciso di lasciar scatenare gli internati in modo da poter chiedere di intensificare la repressione o di intensificare il clima di tensione all'interno del territorio italiano? Stanno mostrando, allibiti, le scene della rivolta ma sapevano che sarebbe arrivata da un momento all'altro. Infatti, in questo clima incandescente, nella tarda serata di ieri e nella notte, si è verificata un’evasione di gruppo al Centro identificazione ed espulsione di Modena. Una ventina di trattenuti sono riusciti a fuggire malmenando con delle spranghe improvvisate i militari che erano di guardia. Sono controllati 24 ore su 24, sapevano della imminente rivolta e hanno lasciato stare?

Ed ecco le prime reazioni. "Piena solidarietà alle Forze dell’Ordine che hanno subito l’aggressione degli stranieri. Dopo questo ennesimo episodio bisogna anche prendere atto che c’è troppa libertà per i clandestini ospiti nei CIE. Chi sa di venire espulso non ha nulla da perdere ed utilizzerà ogni metodo, anche violento e dannoso per sé e per altri, per evitare di tornare al proprio paese. Quindi ci vogliono regole più severe di comportamento. Per una elementare norma di sicurezza, bisogna prevedere di restringere le possibilità di azione di chi si trova nei CIE. Altrimenti episodi come quello di ieri si ripeteranno. Troppo buonismo produce solo danni."Lo ha affermato il Consigliere regionale Andrea Leoni, del Pdl.



Non ci domandiamo mai  perchè scoppiano le rivolte all'interno di quelle strutture fatiscenti e inumane. Non ci domandiamo mai a cosa sono serviti i Cie in tutti questi anni di oppressione e violenza nei confronti di immigrati senza documenti in regola. Non ci si chiede neanche perché, nonostante la forte militarizzazione dei Cie, una ventina di ragazzi riescono a fuggire così facilmente. Conviene forse a qualcuno questo giochino di reprimere e poi scatenare i leoni in gabbia?


Lunedì 21, al Cie di Gradisca d'Isonzo sono scoppiati nuovi disordini e i sindacati di polizia hanno lanciato immediatamente l'allarme: urgono rinforzi per la vigilanza, per scongiurare altre sommosse e danneggiamenti della struttura. "Serve – puntualizza il segretario provinciale del Sap Angelo Obit – una squadra aggiuntiva della mobile di dieci uomini per turno. Gli operatori della Connecting people a contatto con gli immigrati sono, oltretutto, solo due". E pensare che i mass media il giorno prima raccontavano che "il Cie di Gradisca ritorna zona a rischio". Si leggeva: "è di nuovo alta tensione al Cie di Gradisca. Nel centro di trattenimento ed espulsione isontino la situazione è tornata improvvisamente ad essere caldissima con l’arrivo, nella giornata di venerdì, di 50 immigrati maghrebini, provenienti dalle analoghe strutture di Trapani e Caltanissetta".




Noam Chomsky, filosofo e teorico della comunicazione statunitense, ha elaborato la lista delle 10 strategie della manipolazione attraverso i mass media. Una delle "10 regole per il controllo sociale"  è quella di Creare il problema e poi offrire la soluzione. Ovvero, " questo metodo è anche chiamato “problema – reazione – soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” che produrrà una determinata reazione nel pubblico in modo che sia questa la ragione delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, oppure organizzare attentati sanguinosi per fare in modo che sia il pubblico a pretendere le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito delle libertà. Oppure: creare una crisi economica per far accettare come male necessario la diminuzione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici." 



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