"Consumi energetici, nonostante la crisi scoppiata nel 2008, continueranno a crescere. Nel prossimo ventennio la richiesta energetica mondiale aumenterà di oltre il 50% e l’espansione più rapida sarà osservata nei Paesi in via di sviluppo". Così, il progetto SEI cerca di spiegare la realizzazione di una centrale a carbone in località Saline Joniche, a Montebello Jonico (RC).
SEI S.p.A. è la società di progetto nata proprio per lo sviluppo di attività legate alla ricerca e alla produzione energetica nel territorio di Saline Joniche. In società sono azionisti, la Repower (socio di maggioranza), gruppo svizzero, fondato nel 1904 con capitali italiani; il gruppo Hera (emiliano -romagnolo), la Foster Wheeler Italiana S.r.l. è la società dedita alla costruzione di impianti petrolchimici, chimici, raffinerie e impianti industriali per la produzione di energia elettrica; Apri Sviluppo S.p.A. che negli anni si è sviluppata nelle file dei venture capitalist italiani ed esteri che operano in Italia
Il sito per la centrale a carbone è stato individuato in un'area industriale dismessa, nell'ex liquichimica, attaccato al Pantano di Saline Jonica, sito ad interesse comunitario (SIC) e oasi naturalistica. Inserito nella Direttiva Uccelli 79/409/CEE per la tutela dell’avifauna e Direttiva Habitat 92/43/CEE per la tutela degli habitat della Rete Natura 2000 dell’Unione Europea, nonché, dichiarata Oasi di protezione della fauna e della flora con LR. n°7/2001. Ancora oggi, dinanzi alla bellezza della natura regalata ai calabresi, c'è quel "monumento all'impunità frutto di un patto non scritto tra Stato e 'Ndrangheta. Uno tra i peggiori delitti ambientali rimasto impunito" scriveva Giovanni Tizian nella sua inchiesta su Repubblica.it. Proprio lì, al posto di quell'ecomostro dovrebbe sorgere questa centrale a carbone pulita, secondo la società che vuole mettere le mani sulla costa calabrese. Invece di abbattere definitivamente quell'ecomostro simbolo di gestione malsana del territorio e affari loschi, si vuole sostituire il relitto con questa centrale.
Nell'agosto del 2007, in seguito alla notizia relativa alla costruzione di una centrale a carbone, nasce il coordinamento delle Associazioni dell’Area Grecanica. Il coordinamento da allora ha iniziato battaglie per dire NO al carbone, "al di là di ogni appartenenza politica ed ideologica, opera per favorire uno sviluppo sostenibile e partecipato del territorio, attraverso la valorizzazione delle risorse umane, architettoniche e archeologiche, naturalistiche e paesaggistiche, agricole, presenti sull’intera area". I NO al carbone si mettono "a difesa del territorio e della salute pubblica, gravemente minacciate dal progetto della SEI.
Il Coordinamento si propone di compiere una serie di iniziative volte ad informare e a sensibilizzare i cittadini sui rischi e le problematiche che un simile impianto arrecherebbe.
SECONDO LA SEI.
I combustibili fossili, secondo la SEI, "seppur non rinnovabili e destinate a esaurirsi, continueranno a soddisfare il fabbisogno mondiale per i prossimi decenni". Poi, ci spiegano il perchè non dobbiamo mettere lo mani sulle energie rinnovabili. Esse, "si caratterizzano ancora per i costi troppo elevati e l’efficienza troppo bassa per contribuire in modo significativo al soddisfacimento della domanda energetica". Noi umili uomini da strada, ci possiamo allora domandare: "Perchè i costi sono elevati? Sono frutto di speculazioni e/o conviene mantenerli tali?" La SEI si preoccupa per i cittadini e cerca soluzioni alternative, tornando sempre al carbone:"lo sviluppo di centrali nucleari è invece messo in discussione a causa delle preoccupazioni, particolarmente avvertite vicino a questo genere di impianti, sulla sicurezza e sulla gestione delle scorie".
Per dare efficienza al cittadino, la SEI propone di "sostituire centrali obsolete e inquinanti con impianti moderni a basso consumo e limitati effetti ambientali". Per far profitto sull'energia preferiscono continuare su questa strada e aprire a tante fonti di energia. Più sono e più portano denari. "E’ velleitario e fuorviante pensare che in futuro il fabbisogno energetico possa essere soddisfatto da una sola fonte: è necessario quindi promuovere una diversificazione delle risorse utilizzate per favorire un mix energetico equilibrato che comporti una graduale riduzione della dipendenza dagli idrocarburi". Un mix energetico alla "Cuba Libre" che all'inizio ti concede soddisfazioni poi, con il tempo, scopri che ti sta uccidendo.
Secondo gli svizzeri della Repower, l'opera costerà un miliardo di euro e coinvolgerà almeno 1.500 addetti per la sua costruzione. Una volta realizzato, l'impianto impiegherà 300 persone. Per altri, sono soltanto numeri buttati lì a caso, anche perché qualche tempo fa si parlava di migliaia di occupazioni. Insomma, tante le promesse di lavoro che girano intorno a questo progetto.
ODOR DI 'NDRANGHETA
Soldi, lavoro e investimenti non possono che non attrarre le organizzazioni malavitose. Anche perchè lì, la malavita è presente con il Clan Iamonte, 'ndrina originaria di Melito Porto salvo ma che controlla anche il territorio di Montebello Jonico, Roghudi e Roccaforte del Greco. Molto attivi nel traffico degli stupefacenti, riciclaggio di denaro, traffico di armi e appalti pubblici. Oggi, li troviamo ramificati anche in Toscana, Liguria, Piemonte, Valle D'Aosta, e Lombardia. La loro potenza inizia a vedersi proprio quando la 'ndrina, inizia ad accrescere la sua influenza nella costruzione della Liquilchimica. Il boss Natale Iamonte organizzò la spartizione dei miliardi di lire arrivati dal governo. Nel 2009 venne alla luce che il boss partecipò all'affondamento della nave Rigel, piena di rifiuti tossici, nel bel mezzo del mediterraneo. Altre due navi furono affondate a largo di La Spezia e una vicino Livorno.
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