SARDEGNA: 3 OPERAI MORTI ALLA SARAS

Come tutte le mattine Daniele Melis (26 anni), Luigi Solinas, (27 anni) e Bruno Muntoni (52 anni) uscivano di casa per andare al lavoro, come ogni giorno per portare qualcosa a casa si deve rischiare la vita. Si esce da un nido accogliente, ma non si sa mai se si rientra. Quando la mattina suona la sveglia è quasi una cosa ordinaria che si è un po’ incazzati, per il sonno arretrato da sopportare e per i pochi spiccioli se si guadagnano in una giornata di lavoro. Ci si veste al volo, un caffè per aprire gli occhi e tante parolacce.

Prima di uscire, forse, Bruno Muntoni, dava un bacio svelto a sua moglie ed una carezza alle sue tre creature che aveva allevato. Daniele e Luigi Melis, meno di trent’anni, avevano una vita davanti e tanti sogni stroncati. Quando dietro alle spalle la porta d’ingresso si chiudeva scricchiolando, non sapevano che quella era l’ultima volta che avrebbero chiuso la porta della loro casa e quella della vita. Ma quando si esce di casa per andare al lavoro ci si lascia sempre con un profondo sospiro cercando di prendere la serenità e la forza giusta per affrontare la faticosa giornata. Poi, via di corsa al lavoro con gli occhi semichiusi e con la stanchezza del giorno prima che ti porti dietro.

Oggi, intorno alle 14 di pomeriggio a Cagliari faceva caldo. Ma Daniele, Luigi e Bruno, tre operai della Comesa S.r.l., non erano al mare ma erano in Azienda e sono state l’ennesime vittime causate dal lavoro. La Comesa, nata nel 1998, conta circa 170 dipendenti ed opera nel settore di carpenteria metallica e manutenzione di impianti industriali. Da una settimana, i tre ragazzi, erano stati scelti dalla ditta per lavorare all’interno della raffineria Saras a Sarroch. Non erano all’aperto per godersi il sole e l’aria pulita ma si trovavano in un ambiente chiuso che si è saturato di esalazioni tossiche. Più precisamente, stavano lavorando in un impianto di desolforazione e i tre operai sono morti per intossicazione da azoto. Chissà come era palese l’odore irritante di quella raffineria. Chissà che aria si respira da quelle parti.

In diverse reazioni chimiche, condotte sia nell’industria che nei laboratori, è richiesta un’atmosfera priva di ossigeno affinché si giunga ai prodotti desiderati e grandi quantità di azoto vengono riservate per questo scopo.L’azoto viene anche impiegato per le bonifiche e le “polmonazioni” di reattori e serbatoi.

In numerosi processi metallurgici è indispensabile un’atmosfera priva di ossigeno e per questo molte volte è utilizzato l’azoto anche se non è indicato per tutti i trattamenti.Ad alte pressioni parziali, l’azoto si comporta come gas narcotico. Prendendo in esempio i recipienti contenenti azoto liquido, a contatto con l’aria tendono a rilasciare il liquido e contemporaneamente a condensare umidità, formando atmosfere ipo-ossiche, che in ambiente poco ventilato possono risultare fatali.

La raffineria Sarras, dove lavoravano i tre ragazzi, tramite la ditta Comesa, è giunta alla ribalta nel settore della raffinazione del petrolio, ma nel corso degli anni la società si è trasformata in un gruppo le cui attività ora includono la generazione elettrica e l’ impianto di gasificazione. La società è molto attiva anche nella commercializzazione dei prodotti petroliferi in Italia e Spagna, possiedono due depositi di proprietà per la distribuzione dei prodotti ad Arcola (Italia) e Cartagena (Spagna). In apertura c’è anche un impianto per la produzione di biodiesel, sempre a Cartagena. Un mix di attività gestiti da un’azienda come va di moda in questi anni. Si fa un po’ di tutto però si è costretti a prendere ditte in subappalto che magari conoscono poco o niente l’azienda e il materiale che devono lavorare.

Onori Andrea

da Periodico italiano
http://periodicoitaliano.info/2009/05/26/sardegna-3-operai-morti-alla-saras/

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