la morte colpisce sempre Baghdad

Anche se le tv nazionali si sono dimenticate del popolo iracheno, le bombe non cessano di esplodere. Ieri sono state almeno undici le vittime di tre attentati avvenuti a Baghdad. Un’autobomba è esplosa nei prezzi della Zona Verde, il quartiere della capitale irachena, dove sono concentrati gli uffici governativi, uccidendo cinque persone. Poi, tre studenti sono stati uccisi e altre 12 persone sono state ferite ieri mattina dall’esplosione di un ordigno nella parte orientale di Baghdad. Lo ha riferito l’agenzia irachena Nina citando fonti di polizia, secondo cui l’ordigno è esploso al passaggio di un minibus nella piazza al-Hamza, nel grande sobborgo sciita Sadr City, provocando anche ingenti danni ai negozi vicini. Infine, nel sobborgo di Baghdad chiamato Shaab, tre persone sono morte a causa dell’esplosione di una mina piazzata lungo la carreggiata di una strada. Almeno trenta persone sono rimaste ferite nella stessa esplosione.

L’altro ieri ( 21 giugno) il bagno di sangue non si è fermato. Hanno lasciato il mondo 15 persone e 25 sono rimaste ferite per l’esplosione di una bomba in un caffè nel quartiere di Abu Dsheer e una persona è morta e 6 sono rimaste ferite per l’esplosione di una bomba nel quartiere di Doura e 8 poliziotti sono stati uccisi con colpi di arma da fuoco in tre diversi attacchi.

Ora che l’Iraq sta per assegnare un contratto ventennale alle multinazionali occidentali per lo sfruttamento delle riserve petrolifere, non interessano più le violenze e le brutalità che ha subito e subisce Baghdad. Sono passati 6 anni e tre mesi da quella che Bush chiamava le guerra contro le “armi di distruzione di massa” e da quel lontano marzo del 2003 le condizioni di vita della popolazione restano drammatiche, con donne e bambini che pagano il prezzo della crisi umanitaria in atto e della violenza subita dall’esercito americano e dai ribelli. Con la distruzione delle vite e delle città irachene la povertà si è diffusa a vista d’occhio. In base a i dati a disposizione dell’UNICEF nel 2008, l’8% dei bambini iracheni ha perso un genitore negli ultimi 5 anni di guerra, un bambino su 10 è stato costretto ad abbandonare la propria casa a causa di violenze e persecuzioni, i livelli di copertura vaccinale sono scesi al di sotto del 60%, il 60% dei bambini non ha accesso all’acqua potabile e l’80% delle famiglie non dispone di sistemi fognari funzionanti. Questo è il risultato dell’atrocità del governo guerrafondaio di Gorge Bush.

Prima di parlare, bisogna sempre immedesimarsi nella situazione e tener bene in mente che sopportare 6 anni di guerra psicologicamente uccide i bambini. L’Iraq è divenuto anche il paese che ha il record mondiale di cittadini rifugiati all’estero e 1,3 milioni di sfollati interni. Molti rifugiati che scappano dalla guerra provocata da Bush, con la complicità anche dei governi italiani, chiedono aiuto alla nostra penisola, ma purtroppo non vedono aperte le porte dell’accoglienza e della fraternità. Vengono ripetutamente respinti in Libia senza essere ascoltati per conoscere la loro storia e giudicare se nei loro paesi vedono restringersi le loro libertà democratiche. In Iraq si rischia la vita tutti i giorni e molte persone decidono di fuggire per raggiungere un altro paese che gli permetta di avere lo status da rifugiato dopo aver presentato la domanda di asilo. Ovviamente, se arrivare in quel paese è impossibile, la domanda d’asilo non può essere presentata. Se si respinge senza ascoltare il migrante e senza aver preso in considerazione la richiesta di asilo politico, lo stato firmatario della convenzione di Ginevra, sta violando la legge internazionale.

Onori Andrea

http://periodicoitaliano.info/2009/06/23/la-morte-colpisce-sempre-baghdad/

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