Le armi che girano per il mondo

SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute) è un istituto internazionale di ricerche sulla pace. Fondato a Stoccolma nel 1966 per commemorare i 150 anni di pace ininterrotta in Svezia. Il suo compito è quello di condurre ricerche scientifiche in materia di conflitti per proporre nuove condizioni pacifiche ed una stabilità internazionale. Poco tempo fa è uscito il rapporto “SIPRI yearbook 2009, armament, disarmament and international security” con 25 pagine intense e al suo interno possiamo cogliere anche i comportamenti dello stato italiano in campo internazionale.

Ciò che più sconvolge è che gli stessi aerei che trasportano aiuti umanitari nelle zone di guerra in Africa portano anche le armi con le quali quei conflitti vengono combattuti. Insomma prima si fa la guerra, si distrugge e poi si porta il contentino per avere gli applausi di tutta la comunità internazionale. Dalla ricerca emerge che il 90% delle compagnie aeree coinvolte nei traffici di armi ha consegnato anche aiuti umanitari per conto di agenzie delle Nazioni Unite, dell’Unione Europea, della Nato, dell’Unione Africana e di diverse Ong. “Durante gli otto anni della presidenza di George W. Bush, la spesa militare è aumentata a livelli che non si registravano dalla Seconda Guerra Mondiale soprattutto per i costi dei conflitti in Afghanistan e Iraq: un incremento che ha contribuito all’impennata del deficit del bilancio Usa. I due conflitti sono stati sovvenzionati con provvedimenti supplementari d’emergenza fuori dal regolare budget e sono stati finanziati attraverso prestiti” ci racconta SIPRI.

Si possono cambiare duecento governi ma se c’è in loro sempre una volontà dispotica di non far partecipare la gente ad un progetto democratico tutto è più complicato. E se permettiamo che i ricchi diventino sempre più ricchi ed i poveri sempre più poveri è ancora più assurdo.

Nel complesso - riporta il Sipri - nonostante la crisi finanziaria internazionale la spesa militare nel mondo è cresciuta in un anno del 4%, (1.464 miliardi di dollari) raggiungendo così la nuova cifra record dalla fine degli anni della Guerra Fredda. Con 40,6 miliardi di dollari in valori correnti l’Italia mantiene anche nel 2008 l’ottavo posto nel mondo per spese militari.

Per quanto riguarda il commercio internazionale di armamenti ha visto i trasferimenti internazionali il Sipri Arms Transfers Database segnala nel quinquennio 2004-8 esportazioni di sistemi militari convenzionali dagli Stati Uniti per un valore di oltre 34,9 miliardi di dollari (in valori costanti), seguiti dalla Russia (28,5 miliardi), Germania (11,5 miliardi), Francia (9,6 miliardi), Gran Bretagna (5,1 miliardi), Olanda (3,8 miliardi) e Italia (2,8 miliardi).

Nel 2007 tra le dieci principali aziende produttrici di armamenti c’è anche la Finmeccanica, con oltre 9,8 miliardi di vendite, mantiene il nono posto nel mondo. Va ricordato che con queste armi l’Italia e l’occidente è complice dei disastri delle guerre etniche e le stesse aziende sono a conoscenza che quelle armi che costruiscono finiscono nelle mani dei bambini.

Onori Andrea

da http://periodicoitaliano.info/2009/06/10/le-armi-che-girano-per-il-mondo/

Nessun commento:

Posta un commento