Il grido delle associazioni: Fermate le violazioni in Congo

Il territorio della Repubblica del Congo, situata nella parte centro-occidentale dell’Africa subsahariana , è caratterizzato da una fascia costiera pianeggiante. Procedendo verso l’interno si incontrano prima delle alture e in seguito una vasta zona di altopiani ricoperti di foresta tropicali. Il fiume Congo, che attraversa il paese, è il primo al mondo per portata d’acqua. Queste ricchezze, secondo una recente ricerca sul campo condotta da associazioni congolesi, potrebbero essere in serio pericolo.

Le associazioni denunciano una serie di progetti dell’ENI che rischiano di avere impatti devastanti sull’ambiente e le popolazioni locali del paese. Chiedono all’azienda di fermare i propri progetti sulle sabbie bituminose e l’olio di palma nel Bacino del Congo. Proprio il piano d’azione per il G8 prevede tra i suoi punti specifici la “salvaguardia delle foreste tropicali del Bacino del Congo”, le seconde più grandi ancora esistenti sulla Terra.

Ma l’ENI non ne vuol sapere di fermarsi e continua a sfruttare una parte di quelle foreste per la coltivazione di olio di palma, destinato principalmente alla produzione di biocombustibili. ”Da parte dell’ENI non c’è stata alcuna seria consultazione con le comunità locali, il che contraddice ampiamente le stesse linee guida sui diritti umani della compagnia italiana” ha spiegato Christian Monzéo, di Rencontre pour les droits de l’homme. “L’Italia sta minando la propria credibilità internazionale di presidente di turno del G8, che si è posto l’obiettivo di preservare il Bacino del Congo e promuovere partnership per lo sviluppo dell’Africa,”, ha aggiunto la Gerebizza che si occupa di finanza per lo sviluppo per la Campagna per la riforma della Banca Mondiale, con particolare attenzione per gli impatti sui paesi più poveri dei grandi progetti infrastrutturali nel settore energetico e degli investimenti della Banca Mondiale nel settore estrattivo e per la lotta al cambiamento climatico.

L’azionista di maggioranza dell’ENI è proprio lo Stato italiano, che detiene il 30% delle azioni. L’Eni attualmente è guidata da Roberto Poli (presidente) e Paolo Scaroni (amministratore delegato). Roberto Poli, ancor prima di entrare nel gruppo ENI, è stato presidente della Rizzoli – Corriere della Sera e di Publitalia. Ma nel 2002 il governo Berlusconi lo ha designato a capo dell’Eni, in sostituzione di Gian Maria Gros-Pietro. Attualmente non è solo presidente dell’ENI, ma risiede anche nel consiglio di amministrazione del gruppo Fininvest e Merloni Termosanitari. Insomma, sempre gli stessi girano per le aziende italiane e governano l’intero paese violentando i territori e costringendo alla fame le popolazioni.

Con il decreto legge 333 dell’11 luglio 1992 , l’Eni fu trasformato in una Società per azioni controllata dal Ministero del Tesoro, con Gabriele Cagliari presidente. Dal 1993 proprio quest’ultimo ed altri dirigenti furono coinvolti nelle inchieste di Tangentopoli. L’Eni subì un profondo processo di ristrutturazione e ci fu la riduzione drastica del numero di dipendenti del gruppo rispetto ai massimi raggiunti negli anni ‘80.

Onori Andrea
http://periodicoitaliano.info/2009/07/08/il-grido-delle-associazioni-fermate-le-violazioni-in-congo/

Nessun commento:

Posta un commento