Fiamme nei campi di patrasso

Patrasso si trova nel nord-ovest del Peloponneso. Ha un’area metropolitana di oltre 200.000 abitanti ed è un importante centro commerciale. Il porto della città è trafficatissimo, con regolari traghetti che arrivano e partono per Ancona, Bari e Brindisi. La città di Patrasso figura in un’antica quanto curiosa espressione italiana, “andare a Patrasso”, che significa “morire”. Questo modo di dire, pur non avendo nulla di antico in comune, oggi, sembra quasi avere un senso.
Nella città Greca, arrivano molti migranti stremati usando le ultime energie per cercare un futuro migliore. Patrasso è , l’inizio o la fine del loro viaggio, l’inizio o la fine di un’altra vita, diversa da quella precedente. Può essere migliore, ma anche molto peggiore. Molti migranti vagano sul lungomare e dormono nelle case abbandonate ai margini della città. Dall’alba al tramonto si riversano al porto per infilarsi in qualche buco e sperare di vedere le luci di Ancona, di Brindisi, di Venezia o di Trieste.
Questi viaggi sono la fotocopia di tantissimi tragitti di altre numerosissime persone. Molti di loro, in piena notte, riescono ad aprire i portelloni dei Tir entrando silenziosamente all’interno, per poi aspettare l’ora della partenza verso l’Italia. Dentro quelle gabbie infernali non si è quasi mai soli, ma il più delle volte, ci sono persone sconosciute che diverranno compagni di una lunga agonia. Da qui partono loro, gli “irregolari” che ogni giorno e ogni notte tentano di approdare in Italia nascosti nei cassoni dei camion, silenziosamente e continuamente. Lontani dal clamore dei grandi sbarchi di Lampedusa, lontani dalle piste dei deserti o dalle rotte mediterranee.
Non molto lontano dal Porto, è sorto negli ultimi anni un insediamento abusivo, dove approdano i rifugiati afgani diretti nel nostro paese. Ci si trova davanti all’estrema povertà: capanne di cartone portate via dal vento, materassi sventrati per riposare un po’.E’ un inferno, ma questo è il loro unico riparo, visto che il governo greco non ne vuol sapere di rispondere alle direttive europee e costruire i centri di assistenza obbligatori.
Ma intorno alle 5 del mattino di domenica 12 luglio la polizia ha circondato il campo. Secondo le testimonianze dei presenti, quattro cittadini greci che si trovavano nei pressi per esprimere solidarietà, sono stati immediatamente arrestati. Subito dopo, la polizia è entrata nel campo bloccando i rifugiati e dando il via al lavoro di demolizione. Mentre l’operazione era in corso, ad una delle estremità del campo è divampato “misteriosamente” un incendio che nel giro di qualche ora ha distrutto buona parte delle baracche. Quelle rimaste in piedi sono state abbattute con le ruspe dalla polizia. Il video che mostra la demolizione e l’incendio è apparso nel sito della BBC.
Le autorità greche hanno scelto le maniere forti per affrontare il problema dell’immigrazione illegale. “L’operazione é stata un successo e abbiamo rispettato tutte le procedure previste dalla legge” ha assicurato il capo della polizia locale. L’alto commissariato Onu per i rifugiati, ha comunque ribadito le sue critiche al governo che fino ad oggi non ha recepito le norme riguardanti il diritto d’asilo. Solo l’1% delle domande presentate vengono esaminate.

Onori Andrea

Nessun commento:

Posta un commento