Hasun Albaadzh muore in un centro di detenzione bulgaro

Hasun Albaadzh, un richiedente asilo della Siria, è morto il 6 ottobre all’interno del centro di detenzione Busmantsi, nella periferia della capitale bulgara, Sofia. Era stato tenuto a Busmantsi per 34 mesi (molto di più rispetto al periodo massimo di detenzione legale)

Dopo la morte di Hasun Albaadzh, la scorsa settimana, i migranti hanno inscenato una protesta contro il prolungamento illegale di detenzione e la violazione dei loro diritti umani fondamentali. Secondo un gruppo per i diritti umani di Sofia, Albaadzh “non è mai stato portato in un ospedale specializzato, a dispetto delle sue denunce multiple. Le sue malattie croniche, sono state trattate solo con analgesici.”

”Accanto a lunghi periodi di detenzione, la malnutrizione e la mancanza di sostegno psicologico, è uno dei problemi più ricorrenti riportati dai detenuti.” afferma Iliana Savova, direttore di un ONG bulgara. Savova, ha riferito che il centro non dispone di uno staff permanente medico. Questa pratica rende il monitoraggio e il trattamento delle condizioni mediche dei detenuti molto difficile.
All’inizio di quest’anno, Jonson Abitui, fu trattenuto all’interno di quel centro e appena rilasciato fu trovato deceduto per un attacco cardiaco. “L'attacco di cuore, è stato causato dallo stress psicologico. E’ una conseguenza diretta di un anno di permanenza nel centro di detenzione” afferma un operatore. In tutti i centri sparsi per l’Europa (anche quelli italiani) si denuncia continuamente la mancanza di personale medico, scarsità di cibo e servizi, indifferenza delle istituzioni, violenze psicologiche e fisiche. Un giovane palestinese,Azdin, rinchiuso all’interno del centro di Sofia, dice ai giornalisti: “Voglio chiedervi perché io mi trovo qui. Non ho fatto nulla di male, chiedo solo lo status di rifugiato Che tipo di democrazia è questa?”. Una democrazia che vale solo per chi ha denaro e utilizzarlo per rifornirsi di tutto: casa, lavoro, avvocati, poliziotti, magistrati, politici, ecc… Perché nel mondo di oggi tutto si compra, anche il diritto alla vita.

Queste domande vengono fatte dai migranti in tutti i centri sparsi nella fortezza europea. Molti, anche qui in Italia, mi chiedono: “ma cosa ci faccio io qui?”. Ed io resto in silenzio, perché proprio non so cosa rispondere effettivamente.

Tuttavia, secondo Milagros Leynes, il rappresentante in Bulgari dell'UNHCR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) dice: "Se i rifugiati riconosciuti in Bulgaria sono stati coinvolti in attività criminali, devono essere perseguiti per legge penale ed in parità con i cittadini bulgari. Non si possono portare nei centri di detenzione in attesa di espulsione”. Nel maggio del 2009, la Bulgaria ha adottato la direttiva europea 2008/115, in base alla quale, il periodo massimo di detenzione per un migrante è di sei mesi. Il periodo di detenzione può essere esteso a 18 mesi solo in circostanze “eccezionali”. Ciò nonostante, i migranti rinchiusi nei centri bulgari, si ritrovano anche per più di qualche anno all’interno dei lager di stato.

Onori Andrea

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