Quanto vale la vita di un uomo?

Più volte dalla società civile è arrivato l’allarme di una deriva dei diritti fondamentali di ogni essere umano. La legge spietata e fredda, si è posta al di sopra di ogni diritto alla vita di un qualsiasi individuo. Una vita senza permesso di soggiorno, priva di un riconoscimento delle autorità cieche, non vale nulla. A volte, si preferisce la morte.

Erano le 2:00 del mattino, tra sabato 28 novembre e domenica 29, Pamela e i suoi amici si trovano in via del Foro Italico. Era a bordo di un automobile e si avviava a tornare a casa. All’improvviso, uno scooter dinanzi alla vettura, perde il controllo. In pochi istanti si ritrova con il corpo scaraventato a terra. “Terrorizzati, ci fermiamo e chiamiamo l’ambulanza” racconta Pamela, mentre l’uomo è immobile sull’asfalto, con il sangue che zampilla dalla sua faccia.

Mentre i ragazzi cercano di sostenere l’uomo gravemente ferito, pochi munuti dopo giunge una pattuglia dei carabinieri. Alla vista delle forze dell’ordine, il ferito, cerca di alzarsi, ma non ci riesce. Ostinatamente ci riprova altre volte, ma puntualmente ricade a terra.

Pamela e i suoi amici cercano di tranquillizzarlo. “Non riuscivo a capire perché era teso e voleva scappare a tutti i costi” afferma la ragazza. Forse, nello stato confusionale non capiva che poteva aggravare ancora di più la sua salute, o probabilmente non capiva ciò che i ragazzi gli pronunciavano. Sotto la pelle distrutta dall’impatto con l’asfalto e la maschera di sangue che copriva il volto, c’era un immigrato. “Ben vestito, forse della mia età. Lo abbiamo coperto con un maglione, era freddissimo “ racconta Pamela.

Arriva l’ambulanza e il ragazzo ferito, chiede di essere rimandato a casa così com’è. C’è qualcosa di cui a paura, più della morte. I carabinieri insospettiti chiedono immediatamente al giovane straniero i documenti, “lui inizia ad agitarsi ancora di più, chiede, prega, implora di non essere portato in ospedale. Non riescono a metterlo sul lettino ” dice Pamela.

I carabinieri perdono la pazienza “uno inizia ad urlargli contro, lo trascinano sul lettino e lo lega. Lui continua a piangere”. Implora gli infermieri: ”Non mi rovinate la vita vi prego”. Pamela inizia a capire perché voleva alzarsi e non ascoltava le sue parole. E’ un clandestino, un irregolare, anche con il volto tumefatto. Nonostante le lamentele del giovane, gli infermieri lo hanno portato al Pertini di Roma. Forse il ragazzo, appena riacquistata la salute, dall’ospedale è stato portato direttamente dentro un Cie, oppure espulso dallo Stato italiano.

A Pamela resta impressa nella mente, la scena di un moribondo che scappa da un’altra morte, quella del rimpatrio coatto. Ricorda anche “ l’attacco verbale e l’atteggiamento inequivocabile dal momento in cui si è capito che il ragazzo era straniero e senza documenti.“ Per le autorità, non è un ragazzo che aveva appena avuto un incidente quasi mortale, lui era solo ed esclusivamente un clandestino da sbattere fuori dal territorio nazionale. E’ un delinquente perché clandestino e “come tale è stato trattato, a prescindere dal sangue, dalle ferite, dal trauma!” dichiara pamela.

Il ferito poteva scegliere: curarsi all’ospedale e poi seguire l’iter di una legge barbara, oppure scappare senza essere curato e rischiare di morire qualche giorno più tardi. Lui, preferiva morire agonizzante in solitudine, magari sotto un ponte. Sceglieva la morte piuttosto che l’espulsione ed il rimpatrio coatto. Quanto vale la vita di un uomo in Italia?
Onori Andrea

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