Rimpatri coatti in opposizione alle leggi internazionali

Ho l’obbligo di essere sempre obiettivo e di offrire le notizie pulite e reali al lettore. Ogni articolo mi coinvolge emotivamente. Mi appassiona, ci faccio l’amore o ci scambio ingiurie ogni volta che prendo la penna. Oggi sono coinvolto emotivamente più del solito e da essere umano sono indignato su ciò che sta succedendo in Italia e nel mar Mediterraneo. Non sono rimasto allibito più di tanto per ciò che è successo ma per quello che non è successo. Sono indignato perché quasi nessuno ne parla, perché sembra una normalità. Perché è diventata una spaventosa normalità. Mi spiego meglio.
Tre imbarcazioni ( e non due come avevano detto i giornali) cariche di migranti che, dopo la solita diatriba tra Italia e Malta, sono state soccorse da due motovedette della guardia costiera italiana che non hanno raggiunto il porto più vicino per l’accoglienza sancita da tutte le norme internazionali e nazionali ma il ministro Maroni, con la complicità del ministro degli esteri di Malta, hanno tentato e sono riusciti a ricondurre direttamente in Libia tutti i migranti, anche se tra i naufraghi non c’è neppure un cittadino di quel paese. Ieri, il ministero italiano è giunto alla deportazione di naufraghi in Libia, senza consentire lo sbarco a Lampedusa. Perché a Lampedusa?
Perché non accogliere i migranti nella zona più vicina è illegale secondo le disposizioni internazionali. Esse prevedono che i migranti devono (e sottolineo devono) essere portati nei centri di accoglienza più vicini per soddisfare i loro bisogni primari (cibo, acqua e visite mediche). Inoltre dovevano essere portati a Lampedusa perché i richiedenti asilo devono (secondo la convenzione di Ginevra del 1951) essere identificati e ascoltati rispettando l’iter delle procedure sul diritto d'asilo. Questo comportamento del ministero dell’interno è illegale e al di fuori di ogni legislazione nazionale ed internazionale.
Se dentro quei barconi c’erano donne vittime di stupri che potevano essere di nuovo soggette alle violenze, se c’erano esseri umani vittime di qualsiasi genere di tortura l’Italia non ha rispettato le leggi internazionali e dovrà essere punita. Per questo i migranti vanno ascoltati ed interrogati, per conoscere la loro storia e giudicare se nei loro paesi vedono restringersi le loro libertà democratiche. Faccio un semplice esempio. Se io sono perseguitato e rischio la mia vita nel mio paese cerco di raggiungere un altro paese che mi permetta di avere lo status di rifugiato dopo aver presentato la domanda di asilo. Ovviamente io dovrei arrivare in quel paese e lo faccio con ogni mezzo necessario. In mezzo al mare c’è gente che non conosco, possono esserci anche criminali. Per questo i migranti devono essere ascoltati uno ad uno. Se mi respingono senza ascoltarmi e senza aver preso in considerazione la mia richiesta di asilo politico, lo stato che mi doveva accogliere sta infrangendo una legge internazionale.
Vi è inoltre una violazione dell’art. 3 della Convenzione Europea a salvaguardia dei diritti dell’uomo, che costituisce anche violazione delle norme comunitarie sui diritti fondamentali della persona e sul diritto di protezione internazionale.
Spesso ci viene raccontato solo ciò che fa comodo ai nostri gerarchi ma non ci raccontano che nel 2005 l’Italia era stata condannata dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo proprio perché aveva effettuato dei respingimenti collettivi dei migranti sbarcati a Lampedusa a partire dall’ottobre del 2004, con voli, prima militari e poi charter, decollati dall’aeroporto di Lampedusa con destinazione Tripoli. In ogni caso il diritto derivante dalle Convenzioni internazionali sottoscritte e ratificate dall’Italia pone precisi limiti alle decisioni politiche xenofobe di qualsiasi partito o governo.
Chi è abituato e tiene il coraggio di governare senza tener conto delle norme internazionali probabilmente riesce anche a governare i sondaggi ed a censurare la televisione italiana, e questo incrementa ancora di più i consensi elettorali e le politiche xenofobe.
Mi colpisce, in ogni modo, l’assenza di opposizione e l’assenza di una reazione forte da parte degli italiani rinchiusi nel loro individualismo per colpa di una crisi economica e sociale in atto
A denunciare questa disumanità è anche medici senza frontiere che chiede un incontro urgente con il ministro dell’Interno. “Rimpatriare dei migranti senza nemmeno identificarli né permettere loro l’accesso alle procedure sul diritto d'asilo è un comportamento illegale al di fuori di ogni legislazione nazionale ed internazionale”, dichiara Loris De Filippi, direttore delle operazioni di MSF Italia. “L’allontanamento di queste persone dall’Italia, direttamente dal mare, senza aver dato loro un minimo di assistenza medica a terra, è inoltre contrario ai principi umanitari, se si tiene conto che queste persone hanno effettuato un viaggio lungo e pericoloso, in condizioni estreme, per giungere in prossimità delle nostre coste”, continua De Filippi.
“Ancora più grave è la decisione di rimpatriarli verso un paese come la Libia, che, come noto, non aderisce alla Convenzione di Ginevra sui Rifugiati del 1951. Una decisione che potrebbe tradursi in una seria minaccia per la vita di queste persone”, conclude De Filippi.
“Grave preoccupazione” è espressa anche dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) per la decisione del governo italiano di inviare in Libia i circa 230 migranti.
”Non abbiamo notizie sulla nazionalità dei migranti - spiega la portavoce dell'Unhcr, Laura Boldrini - perchè non c’è stata trasparenza nella gestione della vicenda, ma è possibile che tra loro ci fossero richiedenti asilo e rifugiati''.
Bisogna spingere i governi a non prendere queste strade disumane e dobbiamo far si che tutto ciò non diventi una folle normalità.“Questo modo di gestire i flussi migratori nel Mediterraneo - aggiunge Boldrini - rischia di entrare in rotta di collisione con il diritto d'asilo e mette a repentaglio la convenzione di Ginevra del 1951”. “Il rischio - conclude Boldrini - è che siano rispediti tutti nei paesi d'origine dove potrebbero essere in serio pericolo”.

Nessun commento:

Posta un commento