C’è gente che aspetta un posto di lavoro, che si aggrappa a tutto per arrivare alla fine del mese con un misero stipendio in mano. Per questi professionisti, i precari e i più deboli sono proprio una manna scesa dal cielo. Si è creato un sistema che ogni anno attira finanziamenti pubblici per quasi 20 miliardi di euro. La cifra viene fuori sommando fondi nazionali, comunitari per gli ammortizzatori sociali e una fetta di 2,5 miliardi di Euro destinati alla formazione professionale.
Di quest’ultima, una parte viene destinata ai corsi per disoccupati, apprendisti, giovani alla prima esperienza o lavoratori a rischio di esclusione: a tutte queste attività, secondo l’ultimo rapporto Isfol, hanno partecipato 360mila persone. Da queste cifre esorbitanti è partita una inchiesta che ha scovato speculatori e sanguisughe.
Tali corsi per apprendisti e disoccupati, leggendo i programmi, sembrava di vivere nel Paese delle meraviglie. Si è scoperto che questa era solo una montatura. Si è sviluppato questo sistema di “formazione” per arrivare a conquistare il bottino che proveniva dal ministero, dall’Unione Europea e dalle Regioni. Il silenzio ancora regna e l’indifferenza o la rassegnazione vince sulla volontà di dire basta e voltare pagina una volta per tutte.
I CASI
Tutto lo stivale è colpito da questa fitta rete di manovratori di denaro pubblico. Fiorella, una donna con un titolo di studio, che parla diverse lingue e da sempre impegnata nel sociale, da anni ormai si trova a combattere contro l’indifferenza e la povertà. Reclama proprio quel denaro che lo Stato ha stanziato per lei, per coprire i suoi bisogni principali. Ci chiediamo spesso, ma i soldi stanziati per i servizi sociali dove sono? “Purtroppo – afferma Fiorella – i soldi per i veri indigenti finiscono altrove. Sono stanziati per favorire gli interessi politici e della cricca dei servizi sociali. Chi può testimoniare è proprio l’emarginato, colui che fa paura alle cricche. Chi sa, sono i cosiddetti barboni spesso afflitti da alcolismo e problemi mentali, chiunque finirebbe cosi, anche io ci sono molto vicina”.
Anche Antonio Trapani da sette anni ormai lotta contro l’indifferenza delle istituzioni e della società civile. Chiede aiuto, ma ripetutamente dalle istituzione gli viene detto che non ci sono soldi né per lui, né per la mamma malata. Il principe dei poveri, così si fa chiamare Antonio, negli ultimi giorni si è sentito dare due risposte alquanto inumane per un paese che si dovrebbe definire democratico. La prima risposta viene dal Cad e dice che purtroppo i soldi per prendere un dottore e mandarlo nella sua abitazione a curare sua mamma, gravemente malata, non ci sono. Successivamente gli viene data una risposta ben precisa da un ente sanitario: “le confermo quello che Le ho detto al telefono e cioè che in base alle leggi vigenti le persone colpite da patologie invalidanti e da non autosufficienza non hanno alcun diritto esigibile alle cure domiciliari. Non è giusto, ma è così”.
Si usano le persone più deboli per arricchire sempre di più le proprie tasche, inventandosi di tutto, ma proprio di tutto. Nella cerchia dei corsi fantasma apparecchiava la tavola anche Tonino Tidu, presidente dell’Enaip (Ente Nazionale Acli Istruzione Professionale) che nel sito dell’Ente si legge che “la formazione professionale è leva strategica per la crescita culturale e sociale della persona, per lo sviluppo economico del Paese e per rispondere alle sfide della competizione globale”. Tidu, ora è imputato in un processo a Cagliari e avrebbe gestito finanziamenti regionali per corsi per “operatore su pc”, “addetto alle piante aromatiche e officinali” e “orticoltore” senza produrre alcun posto.
Questo non è il primo Caso e credo non sarà neanche l’ultimo. Si è aperto anche il processo a Giorgio Simeoni, deputato Pdl, accusato di aver ricevuto nel 2005 una tangente da 100mila euro dai titolari della Euro Consulting group volto a chiudere un occhio sui corsi di formazione inesistenti.
In Liguria, la procura di Genova sta evidenziando che ogni partito politico metteva le mani nella fetta di questo sistema. In questa inchiesta sono coinvolti l’assessore regionale alla Pesca Giancarlo Cassini e il consigliere Vito Vattuone, del Pd, e Nicola Abbundo, del Pdl.
In Sicilia per ogni corso di formazione solo un disoccupato e mezzo trova effettivamente lavoro. L'isola è tra la regioni con il più alto tasso di disoccupazione e per questo motivo l’Unione Europea ha deciso di stanziare un Fondo sociale che ha portato in Sicilia 1,5 miliardi di Euro per finanziare i corsi di formazione. Il risultato è stato solo il boom degli enti che hanno approfittato con l’ausilio di politici targati Mpa, Pdl, Pd e Udc, sindacati e associazioni cattoliche. Tutti enti che dovevano far diventare i disoccupati siciliani marinai, artigiani, parrucchieri, esperti informatici. I magistrati hanno scoperto che l’Efal (Ente Formazione Addestramento Lavoratori) ha ricevuto dalla Regione sei milioni di euro e messo su corsi fantasma per disoccupati siciliani.
In Lombardia nel 2010, sono stati impiegati 45,8 milioni di euro. La metà dei fondi sono stati gestiti da dieci operatori, i soliti. La maggior parte dei servizi svolti riguarda il colloquio di accoglienza di primo livello e i corsi di formazione. Le cifre per questi destinatari oscillano tra i 34mila e i 62mila Euro. I numeri per coloro che effettivamente hanno ricevuto un accompagnamento al lavoro concreto si abbassano penosamente. Poi, in Campania, con i finti stage con il progetto “Isola”e in Puglia i fondi per i disabili finivano in tasca ad assessori, funzionari regionali e imprenditori. I formatori, giocando sulla disoccupazione altrui, creano posti per se stessi e nel frattempo si riempiono la pancia.
Andrea Onori
In Sicilia per ogni corso di formazione solo un disoccupato e mezzo trova effettivamente lavoro. L'isola è tra la regioni con il più alto tasso di disoccupazione e per questo motivo l’Unione Europea ha deciso di stanziare un Fondo sociale che ha portato in Sicilia 1,5 miliardi di Euro per finanziare i corsi di formazione. Il risultato è stato solo il boom degli enti che hanno approfittato con l’ausilio di politici targati Mpa, Pdl, Pd e Udc, sindacati e associazioni cattoliche. Tutti enti che dovevano far diventare i disoccupati siciliani marinai, artigiani, parrucchieri, esperti informatici. I magistrati hanno scoperto che l’Efal (Ente Formazione Addestramento Lavoratori) ha ricevuto dalla Regione sei milioni di euro e messo su corsi fantasma per disoccupati siciliani.
In Lombardia nel 2010, sono stati impiegati 45,8 milioni di euro. La metà dei fondi sono stati gestiti da dieci operatori, i soliti. La maggior parte dei servizi svolti riguarda il colloquio di accoglienza di primo livello e i corsi di formazione. Le cifre per questi destinatari oscillano tra i 34mila e i 62mila Euro. I numeri per coloro che effettivamente hanno ricevuto un accompagnamento al lavoro concreto si abbassano penosamente. Poi, in Campania, con i finti stage con il progetto “Isola”e in Puglia i fondi per i disabili finivano in tasca ad assessori, funzionari regionali e imprenditori. I formatori, giocando sulla disoccupazione altrui, creano posti per se stessi e nel frattempo si riempiono la pancia.
Andrea Onori
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