La Turchia in sintonia con il resto d’Europa

La Turchia nel 2005 ha cominciato ufficialmente i negoziati per entrare nell’Unione Europea e i governi che si susseguono, stanno compiendo alcune riforme per entrare a far parte dell’Unione a tutti gli effetti. Ci sono ancora molti problemi da risolvere, come la questione di Cipro, ma per quanto riguarda la politica d’asilo e la questione immigrazione, la Turchia è in perfetta sintonia con il resto dei paesi europei. Discriminazione e non rispetto delle leggi internazionali è ciò che accomuna fortemente la Turchia e l’Unione Europea.
Il paese, secondo Amnesty international, non offre protezione a molti dei rifugiati che arrivano nel paese attraversando le frontiere via terra, via mare o utilizzando i suoi aeroporti perché le autorità sostengono che, contrariamente agli standard internazionali, le frontiere (sia marittime che terrestri) e gli aeroporti non fanno parte del territorio turco. Nel 1991, ad esempio, durante la prima guerra del Golfo, a oltre un milione di rifugiati curdi iracheni è stato impedito di entrare in Turchia.
Sebbene le disposizioni nazionali in materia di asilo garantiscano a coloro che entrano nel paese il diritto di presentare domanda d’asilo, nella pratica tale diritto viene spesso violato. Infatti, secondo la convenzione di Ginevra, il rifugiati,“temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori del Paese di cui è cittadino e non può o non vuole, a causa di questo timore, avvalersi della protezione di questo Paese” e per questo motivo,“ gli Stati Contraenti non prenderanno sanzioni penali, a motivo della loro entrata o del loro soggiorno illegali, contro i rifugiati che giungono direttamente da un territorio in cui la loro vita o la loro libertà erano minacciate”. Il rifugiato si può espellere “soltanto per motivi di sicurezza nazionale o d’ordine pubblico.” Ma basta leggere l’articolo 14 della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo per capire che “ ogni individuo ha il diritto di cercare e godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni”. Ma come sempre tutto resta scritto a penna e mai applicato fino in fondo.

In Turchia, ed anche nei paesi dell’UE, i richiedenti asilo che entrano irregolarmente vengono arrestati e trattenuti in detenzione amministrativa in attesa del loro respingimento, senza che le loro richieste d’asilo siano valutate. Tutto ciò va contro non solo alle leggi internazionali, ma anche alla legge nazionale perché, secondo la legge, le persone devono avere la possibilità di presentare richiesta d’asilo durante la detenzione, ma nella pratica, in molte parti del paese questo diritto viene negato.
Il principio del non-refoulement, cioè il divieto per uno Stato di respingere verso il paese di origine una persona per la quale il ritorno in tale paese implicherebbe una minaccia grave e seria per la sua incolumità, in Turchia come nel resto d’Europa non viene applicato. Amnesty International denuncia che molto spesso la Turchia respinge i rifugiati nel proprio paese nonostante dichiarino di essere perseguitati.

Questi rimpatri sono molte volte forzati dalle autorità turche ed ai migranti non viene data la possibilità di ricorrere contro la decisione di rimpatrio, che avviene senza seguire le procedure richieste dalla legge nazionale. Uno degli ultimi esempi, denuncia Amnesty international, è stato il rimpatrio forzato e irregolare in Iran di un gruppo di 24 rifugiati uzbechi, avvenuto in due momenti tra settembre e ottobre 2008.

Onori Andrea

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