Rivolte e evasioni. Il Cie di Gradisca sotto accusa

Estate calda a Gradisca d’Isonzo. La temperatura sale ancora una volta con le rivolte e tentativi di fuga nel centro di identificazione e espulsione. Dopo la sommossa di Ferragosto, con la fuga di venticinque migranti, sabato notte, nove reclusi hanno sorpreso i controllori, inscenando una rivolta sul tetto del centro per poi darsi alla fuga.

Tutto è iniziato intorno alle ore 21.30 quando una trentina di internati, sono saliti sul tetto della struttura. Ne è scaturito un breve tafferuglio con i militari di pattuglia, di cui tre sono rimasti contusi. Proprio in quei momenti, i nove reclusi, si sono dati alla fuga scavalcando le barriere.

E’ il periodo caldo delle rivolte. Nello stesso momento, l’anno scorso, precisamente l’8 agosto 2009, entrava in vigore il “pacchetto sicurezza” (legge 94/09), illustrato il 21 maggio 2008 dal ministro dell’interno Maroni nel corso di una conferenza stampa. In quei giorni, nei Cie si respirava un’aria tesa, più tirata del solito. Iniziarono subito proteste, scioperi della fame e rivolte a Gradisca, come a Via Corelli (Milano), corso Brunelleschi (Torino) Bari, Modena, Crotone.

Il 13 ottobre del 2009 parlai con un operatore di gradisca sugli scontri tra forze dell’ordine e i reclusi avvenuti il 21 settembre del 2009. In quei giorni era all’interno del centro e si respirava un’aria molto tesa: “A casa piango, non dormo, cerco aiuto per vomitare l’amarezza che mi si incolla addosso e non mi lascia tregua insieme all’odore nauseante del sangue” raccontava l’operatore.

Questo è il Cie di Gradisca d’Isonzo e qui potrebbe scapparci un dramma preannunciato.

LE TESTIMONIANZE

Questo operatore di Gradisca, ci ha raccontato di un modello troppo fragile per poter andare avanti nel tempo. Sono luoghi dove ci sono i “semplici” richiedenti asilo e migranti, ma anche tossicodipendenti e ex carcerati. Tutti, condividono la stessa quotidianità, nonostante i loro differenti bisogni. “All’interno del Cie – racconta l’operatore - ci sono tante tipologie di Anime”, racconta che ha “con molti ho un bel rapporto, tutti sanno che dono il cuore per loro. Ci sono ragazzi bravi qua dentro.”

Marta, nome ideato per rispettare la sua volontà di privacy, ha lavorato nel vecchio Cpt a Gradisca d’Isonzo, nel 2006. Non ha trascorso più di un anno all’interno di quella struttura. All’inizio mi raccontò che scappò dal Cie per problemi di lavoro, successivamente mi confermò che il vero motivo era un altro: “In sostanza – dice Marta - è una vera e propria prigione”. Ribadisce che non si trovava male “con i ragazzi” ma per “ la situazione pazzesca che c’era all’interno della struttura”.

In quell’anno “tanti miei ex colleghi cercavano in tutti i modi di fare animazione” per far divertire i detenuti, "c’era gente che ce la metteva tutta per creare un ambiente umano solo che sostanzialmente rimaneva sempre il fatto che è un luogo di detenzione e loro erano rinchiusi”. Il 2006 ormai è lontano ed ora non ci sono più neanche piccoli spazi per un sorriso, ” ora so che non fanno più così”.

IL CIBO

Gli scioperi della fame al Cie di Gradisca sono all’ordine del giorno in questi ultimi mesi, così come le rivolte. Il 30 luglio del 2010, proprio da Gradisca usciva fuori una fotografia scattata dai detenuti mentre erano a pranzo. Gli internati, mangiarono un pasto che realmente non ho saputo decifrare cosa sia. Il tutto, condito da un ape che sguazzava all’interno del piatto. Ma ad impressionare, dicono dall’interno, è il cibo che puzza di marcio e non l’ape. Questa specie di alimento, arriva da una ditta slovena. Nel menù sembra ci sia anche "pane con la muffa","yogurt scaduto", "Mele con vermi". Capita, che i reclusi in questi momenti sputino la loro rabbia con gli operatori di Connecting People.

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