Una numerosa discarica umana dove i diritti sono sospesi

Sono milioni i rifugiati palestinesi che vivono eternamente fuori dal mondo. L’Unrwa, l’Agenzia delle nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi nei campi palestinesi (istituita l’8 dicembre del 1949), oggi è il principale fornitore dei servizi di base (istruzione, sanità, assistenza e servizi sociali) di oltre 4,6 milioni di profughi palestinesi registrati in Giordania, Libano, Siria, Cisgiordania e la Striscia di Gaza. Molti profughi palestinesi, hanno avuto la possibilità di trasferirsi in altri paesi, ma la loro situazione non è certo più rosea dei rifugiati nei campi allestiti nelle regioni mediorientali.

L’Unrwa, inizialmente ha svolto la sua attività con l’intento di abbandonare i territori nel momento in cui la situazione veniva riassettandosi. Progressivamente, l’Agenzia e gli organi internazionali hanno modificato i programmi per soddisfare le mutevoli esigenze dei rifugiati. Aumentavano smisuratamente come aumentava la complessità della gestione e della situazione politica.

Le cause e le responsabilità politiche del esodo sono una questione di polemiche infinite tra gli storici, giornalisti e gente comune. Ma in questo articolo, non si vuole affatto trovare un colpevole o ripercorrere le storie passate. Si vuole delineare la sofferenza della gente semplice che, da un giorno all’altro, si è trovata in mezzo ad una guerra, molto spesso non riuscendo neanche a capire la complessità del fattore geografico-politico della Palestina.

CHI SONO I PROFUGHI PALESTINESI

I Profughi palestinesi, sono le persone fuggite o espulse dalle loro case durante e dopo la guerra del 1948. L’Unrwa, definisce un rifugiato palestinese come una persona “ la cui residenza abituale era la Palestina. Tra il giugno 1946 e maggio 1948, a causa del primo conflitto arabo – israeliano, gli abitanti restarono privi delle loro case e dei mezzi di sostentamento ”.

Essere un rifugiato Palestinese significa vivere da quattro generazioni, in fatiscenti campi profughi, senza aver la possibilità di uscirne fuori. E’ un circolo vizioso creatosi dal 1948. Chi oggi nasce da una famiglia di profughi, matematicamente anch’esso acquista lo status di rifugiato. Secondo le stime degli organi internazionali, il numero dei profughi palestinesi è passato da 711mila nel 1950 a oltre quattro milioni di iscritti nel 2002.

Ma cosa significa oggi essere un rifugiato in Palestina? Le Nazioni Unite non ha mai formalmente definito il termine rifugiato palestinese, che è ben diverso dalla definizione di rifugiato utilizzata dalla Convenzione di Ginevra del 28 luglio 1951, relativa allo status dei rifugiati. L’articolo 1 della convenzione, stabilisce che il rifugiato è colui che “che temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità ,appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori del Paese di cui è cittadino e non può o non vuole, a causa di questo timore, avvalersi della protezione di questo Paese; oppure che, non avendo cittadinanza e trovandosi fuori del Paese in cui aveva residenza abituale a seguito di tali avvenimenti, non può o non vuole tornarvi per il timore di cui sopra”.

In poche parole, si può riassumere, che il rifugiato è chiunque si trovi al di fuori del proprio paese e non possa ritornarvi a causa del fondato timore di subire violenze o persecuzioni. Il loro stato di apolide, ha reso necessaria la creazione di una definizione di rifugiato in base a criteri diversi dalla nazionalità. Con questa definizione, molti palestinesi rimarrebbero praticamente fuori dalla convenzione di Ginevra del 1951. Per questo motivo, l’Unrwa, ha creato la sua definizione, appositamente per la particolare situazione dei rifugiati palestinesi.

Questa definizione, in pratica, è molto più restrittiva e più inclusiva rispetto alla definizione del 1951. Ad esempio, la definizione esclude le persone che si rifugiano in paesi diversi da Giordania, Siria, Libano, Cisgiordania e la Striscia di Gaza, ma comprende anche i discendenti dei rifugiati. Le persone che beneficiano del sostegno dell’ Unrwa, sono esplicitamente esclusi dalla Convenzione del 1951, privandoli di alcuni dei vantaggi di tale convenzione, come alcune protezioni legali.

Solamente nel 2002, una decisione dell’Unhcr (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) ha chiarito che la Convenzione del 1951 si deve applicare anche per i rifugiati palestinesi che hanno bisogno del minimo sostegno.

DISTRIBUITI NEL MEDIORIENTE

Un terzo dei profughi palestinesi registrati, circa 1,3 milioni, vivono in 58 campi di rifugiati riconosciuti in Giordania, Libano, Siria, Cisgiordania e la Striscia di Gaza.

Vivono in appezzamenti di terreno messi a disposizione dell’Unrwa, dal governo ospite che accoglie i rifugiati della Palestina nel proprio paese. Le zone non designate come tali non sono considerati campi. Nonostante ciò, l’agenzia internazionale, mantiene le scuole, i centri sanitari e i centri di distribuzione, anche in zone fuori dai campi profughi “ufficiali” palestinesi.

Gli apprezzamenti di terreno su cui sono stati costruiti i campi per lo più sono stati affittati dal governo dai proprietari terrieri locali. Ciò significa che i rifugiati, nascono e muoiono, in terreni che non possono essere considerati propri, ma hanno il diritto di “usare” il terreno, anche per costruirci una residenza privata.

Nei campi non si vedono certamente macchine lussuose o ville ornamentale. Le condizioni socio-economiche sono generalmente pessime. La maggior parte della popolazione che vive nei campi
è povera e sovraffollata.

Gli altri due terzi dei rifugiati registrati, vivono dentro e intorno alle città e cittadine dei paesi ospitanti, o in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Spesso si accampano proprio vicino ai campi profughi per racimolare qualcosa in più durante la giornata.

In GIORDANIA: Ci sono 10 campi profughi ufficiali. Accolgono 337.571 profughi registrati, il 17% dei 1,9 milioni di rifugiati registrati presso l'Unrwa in Giordania. Quattro dei campi sono stati istituiti sulla riva orientale del fiume Giordano, dopo il 1948 e sei, dopo il 1967. In aggiunta, ci sono tre quartieri di Amman, Zarqa e Madaba, che sono considerati campi “governativi” e “non campi ufficiali” dell’Unrwa. La popolazione dei dieci campi, più i tre “non ufficiali”, formano un 65 % dei profughi palestinesi in Giordania. Sono stati sistemati in tende fino alla fine del 1950 poi, sostituiti con rifugi meno incresciosi. Questi nuovi ricoveri, erano fatti con mattoni e tetti di amianto. Una famiglia di 4-5 membri avevano una stanza di 12 metri quadrati. Oggi, la quarta generazione dei rifugiati, vive all’interno di rifugi abbondantemente sovraffollati. Tutti i rifugiati palestinesi, hanno piena cittadinanza giordana, ad eccezione di circa 120mila che fino al 1967 erano sotto amministrazione dell’Egitto, oggi, hanno il passaporto giordano ma non hanno diritto pieno di cittadinanza.

In LIBANO: Ci sono 16 campi ufficiali che accolgono 422.188 persone (il 10% di tutta la popolazione del Libano). Tre campi sono stati distrutti durante gli anni del conflitto e non sono mai stati ricostruiti o sostituiti come il campo di Nabatiye ( sud del Libano), Dikwaneh e El Jisr-Basha (nella zona di Beirut). A metà del 2007 circa 27mila profughi palestinesi sono stati sfollati da Nahr el-Bared a causa di un conflitto. Il campo fu dilaniato con l’artiglieria pesante e bombardato con gli aerei durante l'assedio di tre mesi. Si stima che il 95% di tutti gli edifici e le infrastrutture sono stati distrutti o danneggiati irreparabilmente. Oggi, tutti i 12 campi profughi ufficiali soffrono di gravi problemi come lo scarso numero di infrastrutture, il sovraffollamento, la povertà e la disoccupazione. I Campi del Libano hanno la più alta percentuale di profughi palestinesi che vivono in condizioni di estrema povertà. Non hanno diritti sociali e civili, e hanno un accesso molto limitato agli ospedali governativi e alle scuole pubbliche. Sono considerati come stranieri, nonostante vivono e lavorano dal 1948 in quella terra. A loro, è vietato accedere a più di 70 categorie di professioni. Ciò, ha portato ad un altissimo tasso di disoccupazione tra la popolazione dei rifugiati.

In SIRIA: I rifugiati ufficiali sono 153,739, distribuiti in 9 campi. La maggior parte dei profughi palestinesi fuggiti nel 1948 si trovano soprattutto nella zona di Safad e le città di Haifa e Jaffa. In Siria, i rifugiati palestinesi hanno accesso ai servizi governativi come scuole, università e ospedali. Mentre, il governo siriano ha assunto la responsabilità di fornire servizi di base nei campi, l'Unrwa, fornisce servizi di base di salute ambientale, compreso lo smaltimento delle acque reflue, la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti solidi, e il controllo delle infestazioni da insetti e roditori. Tuttavia, molti dei sistemi idrici e fognari hanno bisogno di un grande miglioramento.

In CISGIORDANIA: Circa un quarto dei rifugiati vive in campi profughi (189,188), diciannove riconosciuti. La maggior parte vive in città e nei villaggi. I residenti del campo, sono stati colpiti dalla chiusura imposta da parte delle autorità israeliane, in quanto essi dipendono in larga misura da Israele. Successivamente, la disoccupazione è aumentata e le condizioni socio-economiche nei campi si sono deteriorate. In Cisgiordania sono attive alcune Ong e autorità palestinesi. Il principale problema per l'istruzione è il sovraffollamento con una media di 50 alunni per classe. A causa della crescita della popolazione scolastica e la mancanza di edifici, un certo numero di scuole sono gestite grazie ad un doppio turno. Inoltre, molte scuole sono state danneggiate dalle attività militari israeliane nel settembre del 2000.

Nella STRISCIA DI GAZA: Oltre la metà dei rifugiati, di tutta la popolazione (494,296), vive in otto campi. In tutto, circa 200mila rifugiati si sono riversati a Gaza, dove gli abitanti originari contavano solo 80mila persone. Un tale afflusso rende ancor più sofferente questa stretta striscia di terra, una superficie di soli 360 chilometri quadrati. Più di 82.009 rifugiati vivono nel Beach camp, la cui area è meno di un chilometro quadrato. Questa elevata densità di popolazione si riflette ovviamente anche nelle scuole sovraffollate.

LE EMERGENZE DA AFFRONTARE:

Il 14 dicembre, in una riunione della Lega degli Stati Arabi, le organizzazioni umanitarie internazionali, hanno lanciato un appello di emergenza per il 2010. L'appello è una risposta alla crisi continua e prolungata nel territorio palestinese.Gli obiettivi sono i più vulnerabili, i rifugiati, soprattutto quelli della striscia di Gaza, colpiti da forti restrizioni. L'anno 2009 è iniziato con l'offensiva militare israeliana nella Striscia di Gaza, che ha provocato morte e distruzione su vasta scala.

La crisi umanitaria nella Striscia è stata aggravata dal assedio sui confini di Gaza. Questo blocco ha avuto conseguenze devastanti su tutti gli aspetti della vita degli abitanti intrappolati nella striscia. Soffrono di gravi carenze di beni e materiali da costruzione. Non sono in grado di ricostruire le loro vite, le comunità e l'economia. Negli ultimi 12 mesi hanno anche assistito ad un'ulteriore frammentazione del territorio della Cisgiordania e l'espansione degli insediamenti israeliani.


I programmi messi in atto in questi anni,mirano ad aiutare i profughi più svantaggiati, specialmente le donne, i bambini e le famiglie. Ma non è mai abbastanza. L’obiettivi principale è elevare al di sopra della soglia di povertà i rifugiati, per consentire loro di soddisfare le proprie esigenze di base.
Lo sforzo viene fatto attraverso corsi di formazione, il reddito di conservazione, micro-credito e programmi di solidarietà di prestito. L’ impegno viene visto principalmente, oltre all’Unrwa, da Ong e volontari. Mentre, le autorità internazionali ed i singoli Stati, sono impegnati nei meeting che, dal 1948 non hanno mai risolto nulla.

Onori Andrea

Nessun commento:

Posta un commento