Il deserto italiano per Giovanna e la sua bambina

Le istituzioni ormai sciupate, disoneste e corrotte in tutti i settori, si allontanano sempre di più, come una fantomatica onnipotenza, dalla vita reale. I cittadini chiedono solamente i loro diritti fondamentali, ma lo Stato è scappato, è latitante.

Molti semplici cittadini sono costretti a crepare. Qui, nessuno ti aiuta, ne sanno qualcosa anche i bambini, tanto tutelati a parole e poco nei fatti. Lo Stato e servizi sociali, che secondo le leggi ed un intangibile diritto umano, dovrebbero essere al servizio dei veri bisognosi, sono oggigiorno privi di fondi per chi ne ha bisogno.

Mancano i soldi per curare i bambini, per rendere la loro vita decorosa, per dare a loro e alle mamme una dignità, ma non mancano soldi per meeting lussuosi, manager strapagati e sprechi su sprechi che si vedono in giro per il Paese. Avere un lavoro è diventato davvero un lusso. Al massimo, puoi riuscire a trovare qualcosa a 2-300 euro al mese. Sfruttato e sottopagato, con questi stipendi, non riesci neanche a respirare l’aria. Un lavoro in nero c’è sempre per tutti, ti dicono che è illegale, ma non credergli, perché è tollerato e fomentato proprio dalle istituzioni.

GIOVANNA E LA SUA PICCOLA BAMBINA

“Ho estremamente bisogno di un lavoro. L’ultimo contratto regolare per me è stato tre anni fa,un lavoro a termine alle dipendenze del Comune di Milano” dice Giovanna Lazzerini, mamma di una bimba di otto anni. Vive nella metropoli milanese e da tre anni ha ricevuto porte in faccia e ripetute proposte di lavoro in nero. Non male, trovare solo lavoro irregolare in una repubblica fondata sul lavoro.

Giovanna si è diplomata al liceo classico, il suo sogno era laurearsi, ma non ha potuto continuare gli studi dato che noi piccoli comuni mortali, non abbiamo la possibilità di farlo quando ci tagliano le gambe. Ha lavorato sempre come operaia, nelle pulizie, in cooperative che ti spremono fino allo sfinimento. Giovanna, da 8 anni, ha una bambina piccola e tutti sappiamo come è difficile in Italia dare tranquillità, spazio e gioie alle piccole bambine che sono dimenticate anche dai loro papà.

Il padre della bambina, da mesi è “latitante”. “Inizialmente si presentava con 150 euro al mese poi non ha dato più nulla alla bambina – dice Giovanna -. Oltre a non passarmi niente, negli ultimi mesi mi fa pressioni, perchè il peso del mantenimento della bambina, ogni dovere materiale e morale, ricada sulle mie spalle”.

L’ ultimo lavoro “serio” l’ha avuto nel 2007, quando era alle dipendenza del comune poi, il buio più totale per Giovanna. La situazione già precaria, diventa ogni giorno insostenibile. “Reggo questa situazione da tre anni ma mi sento ormai sfinita”. Così, mamma Giovanna, ha deciso di fare uno sciopero della fame: “Ho deciso di farlo e spero che la mia vicenda, se portata davanti all’opinione pubblica, possa finalmente avere un esito positivo”.

Vuole un lavoro, con un minimo di tutela, perché in questi tre anni, Giovanna, di tutele non ne ha avute per niente. Ha lavorato da dicembre del 2009 fino a febbraio del 2010 in un call center (copcom). Stava al telefono 12 ore al giorno, il venerdì, il sabato e la domenica per sole 200 euro al mese. “Ho avuto delusioni dallo stato e anche dalla chiesa e ora non mi resta che fare lo sciopero della fame. Voglio un lavoro regolare, che mi permetta di stare con mia figlia, un lavoro come tutti”.

Giovanna non riesce più ad andare avanti, ci sono le amiche che spesso la aiutano: “La bimba il giorno mangia a scuola, la sera ci invitano gli amici”. Il tutto sotto gli occhi della piccola che si è accorta di uno Stato latitante, che non gli permette di andare al cinema, di giocare e di mangiare un gelato. Le istituzioni non gli permettono di fare semplicemente la bambina.

Andrea Onori

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