Il Maghreb brucia tra i grandi affari con l'Europa e il silenzio dei mass media


I mass media in coro la chiamano la rivolta del pane e raccontano le violenze e le atrocità di un regime come se stessero raccontando un fatto ormai passato. Sanno benissimo che i problemi della Tunisia e dell'Algeria sono ancora più profondi e ricoducibili a un sistema dittatoriale che imprigiona la libertà e la dignità della popolazione.

Il Paese governato dall'ex militare Ben Ali, è impregnato negli affari economici e politici con la maggior parte degli Stati europei. Mentre, negli ultimi giorni si aggrava il bilancio delle vittime (si parla di 50 ragazzi uccisi e tantissimi altri feriti), la leggera stampa italiana, racconta gli episodi di violenza come se fosse una partita di calcio. Si tace perchè conviene alle nostre tasche.

Ben Ali è tutto per la Tunisia. E' al potere dal 1987 dopo un colpo di Stato. Da allora, il rigido dittatore, non ha voluto più sentire critiche e sentenze da parte della popolazione civile. Ha governato il Paese col pugno di ferro, imbavagliando la stampa e tenendo i cittadini sotto sorveglianza. Tutto gira secondo quanto lui preferisce.

Il Presidente della Repubblica è il capo dello Stato (firma i decreti presidenziali, nomina le alte cariche della repubblica, ha diritto di grazia e di commutazione della pena, assegna decorazioni), è capo del Consiglio dei ministri (lo presiede, nomina e rimuove il primo ministro del Supremo consiglio di sicurezza), è responsabile della difesa nazionale (anche come capo delle forze armate) guida la politica estera e ha il diritto di organizzare e indire referendum.

"La chiusura di ogni spazio d'espressione non lascia che la rivolta e la strada come mezzo di contestazione - ha denunciato il principale partito d'opposizione algerino, il Raggruppamento per la cultura e la democrazia (Rcd) - Davanti a una miseria dilagante, lo Stato risponde con il disprezzo, la repressione o la corruzione". Mentre, il ministro dell'interno ha annunciato il pugno di ferro: "I tribunali saranno aperti e sono già stati coinvolti nei casi di giovani presi in flagrante reato di vandalismo o furto", ha detto senza mai precisare il numero degli arresti effettuati finora.

Una dittatura tremenda riassunta dallo scrittore marocchino Tahar Ben Jelloun: " Un giorno, mentre mi trovavo in Tunisia, innervosito e a disagio per la presenza della polizia, mi lamentai con un amico di quel clima di alta sorveglianza. E lui, sorridendo, rispose: Che altro ti aspettavi da un Paese governato da un ex poliziotto e da una Parrucchiera".

ITALIA - TUNISIA

A legittimare la sua rigidità ci pensa l'appoggio unanime della Francia in particolare e di tutti gli Stati europei in generale. La Tunisia, o meglio il potere e la classe dirigente tunisina, (che non ha nulla a che vedere con la popolazione che soffree e si dispera) è in contatto stretto e continuo con l'Europa, anche con il nostro Paese.

"Il rapporto tra Italia e Tunisia è ormai da anni amichevole, intenso e eccellente. Hanno un intenso dialogo politico ed hanno instaurato un ampio partenariato in vari settori: economico-commerciale, energia, lotta al terrorismo internazionale ed alla criminalità organizzata e al contrasto all’immigrazione clandestina" fa sapere la Farnesina. Entrambi i Paesi ovviamente si sfruttano a vicenda per fare i loro porci comodi, lasciando i cittadini in balia della povertà. Nel nome della falsa "sicurezza" di una minoranza ipocrita di politici e colletti bianchi, si mette a disposizione della morte la sicurezza collettiva.

L’Italia è il secondo partner commerciale, sia come cliente che come fornitore, della Tunisia, che rappresenta il secondo mercato di sbocco per i prodotti italiani nel Mediterraneo, dopo la Turchia. Le principali esportazioni verso la Tunisia sono i macchinari di varia tipologia ed i tessuti, seguiti dai prodotti petroliferi raffinati. Le nostre importazioni riguardano principalmente i settori del tessile e quello calzaturiero, seguiti dagli idrocarburi.

"Rilevante ed articolata è la presenza dell’imprenditoria italiana in Tunisia: sono circa 680 le aziende italiane operanti nel Paese, con un numero di addetti che supera le 55.000 unità e un totale di investimenti di circa 216 milioni di euro" fa sapere il ministero degli esteri. Inoltre, la Farnesina ci fa sapere, tra lo stupore che " la Tunisia presenta caratteristiche ideali per gli investitori italiani, grazie alla vicinanza geografica, alla stabilità politica e sociale". Si parla di stabilità politica e sociale e non di un cambiamento in un paese ormai colmo di letame repressivo e dittatoriale.

ITALIA - ALGERIA

"L’Italia ritiene di prioritaria importanza assicurare un adeguato sostegno alla stabilizzazione e al consolidamento dell’Algeria". Così si legge nel sito del ministero degli Esteri.

Lo scopo di questo intrallazzo lo si può capire nelle parole successive che disegnano la strategia italiana. L'Algeria è un "partner d’interesse strategico per il nostro Paese in considerazione della condivisione degli obiettivi della creazione di un’area di sicurezza e prosperità nel Mediterraneo, della lotta contro il terrorismo internazionale e la criminalità organizzata e del contrasto all'immigrazione clandestina".

Frequenti sono gli incontri e gli scambi di visite tra i due Paesi e i tradizionali rapporti politici tra Algeria ed Italia, sono stati sanciti dalla firma nel 2003 del Trattato di Amicizia, Cooperazione e Buon Vicinato, che prevede la realizzazione di periodiche consultazioni, alternativamente in Italia ed in Algeria, al più alto livello politico ed istituzionale.

In tale cornice si è svolto ad Alghero, il 14 novembre 2007, il Primo Vertice italo-algerino, presieduto congiuntamente dal Presidente del Consiglio Prodi e dal Presidente della Repubblica algerina Bouteflika, primo evento di tale portata realizzato dall’Italia con un Paese non europeo.

.I principali prodotti esportati dall’Italia sul mercato algerino sono quelli siderurgici e i macchinari di vario tipo, mentre tra i prodotti importati spiccano gli idrocarburi, prevalentemente gas naturale, che rappresentano circa il 98% del nostro import dall’Algeria.

Le esportazioni di gas algerino verso l’Italia avvengono per la maggior parte tramite il gasdotto Transmed, che collega l’Algeria alla Sicilia passando per la Tunisia, la cui portata è pari a circa 34 miliardi di m³ annui. In questi ultimi tempi sono stati avviati i lavori per la costruzione di un nuovo gasdotto, il GALSI, che collegherà direttamente l’Algeria con la Sardegna e la Toscana, la cui entrata in funzione è prevista entro la fine del 2014.

Particolarmente rilevanti sono gli interessi di ENI ed ENEL nel Paese, entrambi presenti nel settore dell’upstream (ovvero, il processo di esplorazione e di produzione di oli e idrocarburi) e del midstream ( l'industria che lavora, conserva, commercializza e trasporta prodotti come petrolio grezzo, gas naturali, gas naturali liquefatti), nonché delle aziende attive nel settore dell’ingegneristica e delle infrastrutture energetiche.

La Farnesina ci fa sapere che "negli ultimi anni si è considerevolmente rafforzata la presenza delle imprese italiane in Algeria (oltre150 ad oggi), attive soprattutto nei settori energetico e infrastrutturale (in particolare trasporti, ferrovie e settore idrico) e dei servizi ad essi collegati, grazie anche alle numerose aggiudicazioni di appalti e commesse ottenute dalla nostre aziende".

Per tutti questi motivi e per tanti altri, i mass media italiani preferiscono parlare di "rivolta del pane". Non raccontano la sofferenza e la morte della popolazione inerme che soffre e si dispera. E sempre per questo motivo, imprenditori e politici, calano il silenzio tombale.

Andrea Onori

1 commento:

  1. Credo che ogni nazione ha il sacrosanto diritto di darsi l'indirizzo Politico e democratico che più gli si addice, questo deve essere rispettato da tutte le altre Nazioni, a meno che non si tratta di soprusi, questi debono essere condannati senza mezzi termini.

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