L'impero a rischio. Contromisure dei governi contro la rivoluzione


Il giovane tunisino di 26 anni, Mohammed Bouazizi, laureato e disoccupato, che si è cosparso di benzina e dato fuoco per protesta contro la chiusura della piccola bancarella di frutta e verdura abusiva, ha fatto scatenare una rivoluzione senza precedenti.

Il ragazzo è deceduto il 4 gennaio scorso, ma continua a vivere nella mente di milioni di giovani ribelli. Si sta rapidamente trasformando in un simbolo per milioni di arabi scontenti e arrabbiati con i loro governanti dittatori, che affamano la popolazione.

Anche l'Algeria ha visto massicce proteste di piazza contro la carenza di alloggi popolari, la corruzione e la disoccupazione. Ben quattro giovani hanno simulato Bouazizi. Mentre, in Mauritania, dove il cinquanta per cento della popolazione vive sotto la soglia di povertà con 2 dollari al giorno, domenica è stato ricoverato un uomo dopo che si è dato fuoco al di fuori del palazzo presidenziale.

Nella città mediterranea di Alessandria, lunedì scorso un giovane egiziano si è dato fuoco perchè non riceveva più il pane sovvenzionato. Mentre, ieri, un altro ragazzo si è cosparso di benzina e dato alle fiamme per la perenne precarietà in cui viveva. Giovani che muoiono, giovani che si ribellano.

L'Egitto, un paese di 85 milioni di persone, poco tempo fa ha attuato un programma economico, d'intesa con la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la US Agency for International Development (USAID), che comprende la riduzione dei sussidi per i prodotti alimentari di base e l'energia. Il programma ha privato a milioni di egiziani del sussidio e non contento, il governo insieme alla regia delle banche internazionali, ha alzato i prezzi dei prodotti, lasciando la popolazione alla fame.

Altri governanti arabi e filo-occidentali - sotto sollecitazione dei gerarchi economici mondiali - stanno attuando programmi simili promettendo investimenti e sviluppo. Tutto a spese dei poveri. Uno scempio che porta alla ribellione contro i despoti territoriali e un avvertimento alle "alte cariche mondiali" che questo gioco non funziona più.

Gli eventi in Tunisia hanno costretto parecchi governanti autocratici arabi a prendere atto delle crescenti frustrazioni del popolo. Per non far sfociare una rivoluzione anche nei loro paesi, furbamente hanno deciso di sospendere le loro politiche del taglio.

In Giordania, il re Abdullah II, un alleato chiave degli Stati Uniti e Israele, che ha avuto l'appoggio occidentale dopo la morte di suo padre re Hussein nel 1999, reprime la sua popolazione. In questi giorni, i giordani,in decine di paesi e città, hanno protestato contro la disoccupazione dilagante e i prezzi elevati degli alimenti .

In Siria, i media statali ieri hanno riferito che il governo del presidente Bashar Al-Assad avrebbe in mano un sostegno finanziario diretto di circa 11,00 dollari al mese a circa 415.000 famiglie. Dopo gli eventi della Tunisia, il dirigente del partito Baath a Damasco, ha detto che vorrebbe invertire i suoi piani per tagliare i sussidi per paura delle rivolte. Così, almeno in teoria, avrebbe aumentato i suoi aiuti alimentari per lottare contro i prezzi elevati.

Il Kuwait prevede di fornire razioni alimentari gratuitamente a tutti i kuwaitiani a un costo di 818 milioni di dollari, così come una sovvenzione diretta di 3.561 dollari in denaro una tantum a tutti i kuwaitiani.

In Egitto - la più grande nazione araba, in termini di popolazione - il governo, che è entrato in carica nel 2005, si dice soddisfatto del proprio lavoro. I media locali hanno riferito che il presidente Hosni Mubarak, sovrano del Paese dal 1981, ha ordinato ai ministri di ridimensionare qualsiasi discorso di tagliare i sussidi energetici o pane. Paura di crollare.

In Mauritania, uno dei Paesi meno sviluppati della regione, il governo ha annunciato misure per aprire 600 negozi e vendere il riso sovvenzionato, zucchero, olio e farina di frumento. Il governo ha anche detto che si trattava di prendere misure per "aumentare le opportunità di occupazione". I leader dell'opposizione hanno sminuito le misure e hanno dichiarato che non sono sufficienti a combattere la "fame del paese e la corruzione". Per loro è solo propaganda.

In tutta la regione araba, i sostenitori del governo si affrettano ad affermare che la Tunisia è un caso eccezionale e che la rivoluzione non può essere ripetuta in altri paesi arabi. La paura di questi giovani arrabbiati c'è e tutto si vede in queste propagande ipocrite dei governi che promettono niente più tagli e tanta prosperità. Come in Italia che si promette da 40 anni, ma alla fine non cambia mai niente.

Andrea Onori

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