Louisiana, i detenuti nelle carceri private valgono oro per i direttori. E nei Cie italiani?

Nella terra degli esportatori della democrazia, rinchiudere una persona in prigione è un gioco da ragazzi. Un carcere stracolmo non tocca le coscienze.  Nello Stato della Louisiana c'è il più alto numero di carcerati al mondo, il triplo rispetto all'Iran di Ahmadinejad e sette volte di più nella Cina dittatoriale. Secondo i quotidiani locali della Louisiana, dietro a questi numeri preoccupanti si nasconde un crudele giro d'affari: la maggior parte dei detenuti è infatti incarcerata in prigioni private, che alimentano un business da 182 milioni di dollari all’anno. Più detenuti, più produci ricchezza per il privato.

Le sentenze di carcerazione sono troppo lunghe. In Louisiana un ladro di macchine può prendere tranquillamente ventiquattro anni di carcere senza libertà condizionata, chi è coinvolto in affari di droga può rimanere in carcere a vita. Ogni dollaro speso per alimentare il business delle carceri è un dollaro in meno per le scuole, gli ospedali e le infrastrutture” dichiara il direttore del carcere di Angola, Burl Cain.

I proprietari delle prigioni, non vogliono abbassare il numero di crimini per cui è richiesta la detenzione. A loro interessa sbattere dentro le persone. Ogni detenuto vale 24,39 dollari al giorno di rimborso da parte dello Stato. All'interno delle carceri non ci si occupa del recupero e del reinserimento. In Louisiana un adulto su 86 è in carcere, oltre il doppio della media nazionale. Un uomo di pelle nera su quattordici è dietro le sbarre, uno su sette è o in prigione o in libertà condizionata. 

Piccola parentesi conclusiva: Ecco il motivo per cui in Italia conviene mantenere aperti i Lager di Stato (Centri di Identificazione ed Espulsione). Tutto è business. In tutto il territorio nazionale questi luoghi di detenzione vengono a costare un infinità di denaro allo Stato Italiano senza produrre nessun effetto umano ed economico. Attraverso il bando, esce fuori la società che si giudica l'appalto e gestisce il centro di identificazione. Per queste società i migranti, detenuti senza aver commesso nessun reato, sono dei numeri e vengono chiamati "ospiti". Queste persone fruttano alle società appaltatrici milioni di euro per 3-4 anni di gestione. Come mai le società prendono tutti questi soldi e i migranti detenuti non hanno neanche le lenzuola e ricambi?

Come si sa, per aggiudicarsi un appalto bisogna giocare al ribasso. Il caso eclatante lo abbiamo visto più di qualche mese fa quando si è aperto il bando del Cie di Modena e ci si è scannati per la questione di profitto.  Oltre al gioco del ribasso, la base d'asta era inferiore del 70% rispetto a quello in scadenza. Le cose sono due: o prima si elargivano risorse pubbliche eccessive, facendo intascare fior di quattrini a qualche signorotto oppure ora si è deciso di ridurre la qualità del servizio. La proposta della cooperativa Misericardia (di Daniele Giovanardi) era di superiore al prezzo base di 30 euro a prigioniero, ed è stata fatta fuori. Sinora nei due centri (Bologna e Modena) la Misericordia riceveva 75 euro per ogni immigrato.

Mentre si gioca a fare lo Zio paperone, all'interno di quelle celle ci sono esseri umani trattati come merce da macello.


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