Istigazione al suicidio, detenuto 71enne si impicca a Rebibbia

Ennesimo dramma impregnato di solitudine e indifferenza. Nel silenzio della notte, un detenuto di 71 anni, si è tolto la vita avvolgendosi un lenzuolo intorno al collo. Si trovava all’interno della sua cella singola, nel braccio G8 del carcere di Rebibbia Nuovo Complesso. Ad accorgersi del suicidio sono stati, ieri mattina, gli agenti di polizia penitenziaria.

È morto in questo modo Luigi Del Signore. L’uomo, originario di Paliano (Frosinone), si trovava in carcere per scontare una condanna definitiva a 14 anni per un omicidio compiuto nel 2005. Affetto da problemi respiratori, l’uomo aveva un fine pena fissato per il 2015. 

È l’ennesimo dramma della solitudine in carcere che siamo costretti a commentare in questo difficile anno - ha detto il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni - Il tredicesimo decesso dell’anno, fra cui quattro suicidi, sono la spia di un estremo disagio fisico e psicologico che si vive all’interno degli istituti di pena della nostra Regione dove, ormai, il numero dei detenuti presenti continua a crescere senza sosta. In queste condizioni, è estremamente difficile per gli agenti di polizia penitenziaria, per i volontari e per gli altri operatori presenti in carcere riconoscere i segni e prevenire il disagio interiore che vivono gli anziani e le altre categorie più fragili di detenuti. Un disagio che, a volte, può far sembrare la morte la via di uscita più facile”. 

La popolazione detenuta, nonostante le promesse e gli “interventi” normativi realizzati, è tornata a sfiorare quota 67mila, mentre la capienza regolamentare (ma non necessariamente effettiva) non supera i 45mila posti. 

Il governo è proteso verso la costruzione di nuovi padiglioni e istituti, ma non c’è traccia di assunzioni di nuovo personale specializzato per garantire i diritti che spettano ai detenuti. Molto probabilmente, il piano di edilizia carceraria sembra destinato solo a speculatori di vecchia fama. Ciò di cui c’è realmente bisogno, invece, sono misure rapide e incisive per uscire dallo stato di illegalità in cui versano le patrie galere e l’intera macchina della giustizia. 

Ogni giorno, compresi domeniche, Natale e Pasqua, in Italia vengono spesi 6 milioni di euro per mantenere in carcere persone che non hanno una condanna definitiva; di questi, 3 milioni di euro riguardano la carcerazione di innocenti. Quanti posti di lavoro e iniziative sociali si potrebbero attivare con quelle somme? In questo modo non ci sarebbe galera per i cosiddetti “reati predatori”, quelli dettati dal disagio e dalla fame. 


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