Il regno dell’AGIP

Dalle tubature sgorga l’oro nero riversandosi su fiumi e torrenti. Schizza da tutte le parti penetrando nel corpo dei pesci e nelle bocche delle popolazioni locali. La pesca è impraticabile,i fiumi sono inquinati, i campi completamente distrutti, uomini e donne avvelenati. E’ questo lo scenario che ci troviamo davanti in Nigeria. La cosa più importante è produrre grandi quantità di barili al giorno, per la manutenzione, per prevenire questi danni, ci sarà tempo. “In Nigeria, o muori di fame, oppure vai a combattere con il movimento per l’emancipazione del Delta del Niger (MEND)” così mi rispose Ugocwho quando gli domandai perché aveva scelto la strada dell’emigrazione. “Mi mancano i miei genitori, i miei fratelli sono sparsi per il mondo, tutta colpa del petrolio che non ci fa vivere in pace con la nostra famiglia. Vengono a casa nostra e non ci danno neanche lavoro ma prendono tutto e portano via” aggiunse.

Chi prende e porta via dalla Nigeria è anche l’azienda generale italiana petroli, meglio conosciuta come AGIP, assorbita dal gruppo Eni sul finire degli anni’90. Queste brutalità made in Italy sono documentate dai rapporti dell’Environmental Rights Action. La compagnia italiana in Nigeria si chiama NAOC (Nigerian Agip Oil Company). Secondo la NAOC i diritti umani e ambientali sono nel pieno rispetto delle norme internazionali, per l’Environmental Rights Action assolutamente no.

Secondo quanto riportato dai rapporti, gli impianti dell’Agip hanno riversato petrolio nell’acqua e ora non ci sono più pesci. Le comunità locali non hanno più nulla, convivono solamente con l’impianto dell’Agip che a loro non porta né lavoro né giovamenti. Gli oleodotti sono vecchi, risalenti al1972, e sono abbandonati a sé stessi senza nessuna manutenzione. Le perdite di petrolio ci sono ripetutamente dal 1995 al 2009 e dopo la fuoriuscita non c’è nessuna bonifica, ma si continua a lavorare come se nulla fosse accaduto. I gas che fuoriescono fanno bruciare la foresta 24 ore su 24 facendo morire gli animali e la vegetazione, ma le compagnie petrolifere continuano a bruciare sul posto i gas che vengono su, assieme al petrolio. Ogni anno i gas, per 2,5 milioni di dollari, vengono dati alle fiamme. E le comunità locali devono subire. Proprio pochi giorni fa, l’amministratore delegato dell’ Eni, Paolo Scaroni, è stato premiato dal Corporate Social Responsibility Award 2009, per la responsabilità sociale di impresa e per il contributo allo sviluppo sostenibile delle aree in cui operano. “Siamo molto soddisfatti per il traguardo raggiunto oggi. Il Foreign Policy Association’s Corporate Social Responsibility Award rappresenta la prova concreta del forte impegno di Eni per la responsabilità sociale, da sempre parte integrante della nostra storia e della nostra cultura fin dai tempi di Enrico Mattei”.

Un premio alquanto inaspettato visto che il gruppo Eni in Nigeria non rispetta i diritti delle popolazioni e non porta rispetto all’ambiente. Conducono, insieme ai politici locali, una politica di violazioni continue delle risorse senza far partecipare attivamente gli abitanti del territorio ai guadagni sul petrolio. La Nigeria è un paese poverissimo ma ricco di risorse. Il petrolio potrebbe dare una grande opportunità economica alla popolazione nigeriana se solo avesse l’opportunità di controllare liberamente le proprie ricchezze ma sino ad oggi è solamente una condanna sopportare le vessazioni delle multinazionali.

Onori Andrea
http://periodicoitaliano.info/2009/06/25/il-regno-dell’agip/

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