Ancora respingimenti e l’Europa continua il silenzio

L’ennesimo respingimento in Libia è stato disposto dal governo italiano nei confronti di 75 migranti, perlopiù somali che scappavano da miseria e dalla repressione del loro paese. Il gommone è stato intercettato ieri mattina al di fuori delle acque territoriali italiane. Le motovedette si sono precipitate verso di loro al momento in cui l’imbarcazione proseguiva la rotta verso la Sicilia. Solamente un immigrato che aveva le costole rotte è stato trasportato all’ospedale di Ragusa, tutti gli altri sono tornati indietro, verso l’incubo. Tra i migranti respinti alla corte di Gheddafi c’erano 15 donne e tre minori. Quattro migranti, tra i quali una donna e un neonato, secondo le fonti maltesi, sono stati soccorsi in serata dalle motovedette maltesi e trasferiti all’interno dell’ospedale di Mater Dei.

Ormai si evadono le leggi, le convenzioni ed i diritti umani senza che la stampa si indegni di questi fatti illegali che si susseguono nelle frontiere europee senza che l’Ue intervenga. Dal 6 maggio ad oggi sono più di un migliaio gli immigrati spediti a Tripoli dalle coste italiane e maltesi. Le norme non rispettate dal governo italiano e da tutti i governi confinanti che respingono e torturasno sono molte.

Bisogna ribadire ancora una volta che in tutti i respingimenti effettuati dal governo italiano, non si è mai verificato se all’interno dei barconi c’erano potenziali richiedenti asilo. Tutto ciò entra in contrasto con la convenzione di Ginevra del 1951. E’ illegale anche respingere persone in paesi dove sono in pericolo di vita e di tortura. E respingere i migranti in Libia è alquanto illegale dato che molte autorità libiche torturano, ricattano e addirittura violentano i migranti.E’ ancora più illegale respingere i bambini, secondo la convenzione del fanciullo fino al diciottesimo anno di età dovrebbero essere tutelati dal paese che accoglie i migranti minorenni.

L’ultimo respingimento è avvenuto proprio il giorno in cui si ribadiva l’alleanza Italia –Libia nella giornata dell’amicizia che, proprio ieri è divenuta più salda grazie all’ennesima visita del Premier Silvio Berlusconi e il colonnello Gheddafi. I due leader hanno posato la prima pietra simbolica dell’autostrada della riconciliazione tra Roma e Tripoli, finanziata dai contribuenti italiani. Berlusconi ha definito l’autostrada “un’impresa storica”, forse dimenticando che l’impresa storica doveva farla per l’autostrada Salerno – Reggio Calabria. Ma come si sa, gli affari sono molto più importanti del benessere dei cittadini e dunque si dia spazio alle richieste libiche, almeno per un po’ di tempo tengono anche a bada i clandestini torturandoli nei loro centri di detenzione.

Dei respingimenti ha parlato anche Monsignor Segalini dicendo che l’Europa deve prendersi carico del problema, deve prendere per mano tutti i paesi e costruire nuove convenzioni e nuovi trattati in materia. Monsignor Segalini a proposito del respingimento dei 75 migranti ha detto “Siamo sempre punto e a capo. Il problema è sempre quello o si stabilisce con tutta l'Europa un comportamento responsabile che si faccia carico degli immigrati, altrimenti sarà sempre uno scarica-barile continuo”.

Ed ha ragione Monsignor Segalini perché non si può continuare così, non si può continuare a litigare, a respingere, a dare conforto e carità, bisogna agire e chi può farlo non è il governo italiano ormai inerme e sottomesso dalla Lega Nord, ma deve intervenire l’Europa. C’è bisogno di un accordo europeo dotato di importanza. Prima di tutto bisogna creare un apparato che tuteli la vita dei migranti che arrivano attraverso il mare, perché con la nostra tecnologia è impossibile non individuare un barcone che sta affondando. Poi bisogna vedere come collocare i richiedenti asilo che hanno diritto a chiedere aiuto dargli accoglienza, diritti e possibilità di un futuro migliore. Bisogna cambiare modello e dotarsi di nuovi strumenti, bisogna farlo ed in fretta perché le migrazioni continueranno ed i migranti saranno sempre torturati e respinti se si continua in questo modo.

Andrea Onori

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