Ci sono le prove, violato il principio del non-refoulement

Sapevamo tutti a ciò che andavano incontro le prime tre imbarcazioni cariche di migranti che, nei primi mesi di maggio dopo la solita diatriba tra Italia e Malta, furono ricondotte direttamente in Libia dal Ministro Maroni. Nessuno era cittadino libico, eppure, furono portati in un luogo sconosciuto. Quando si guardavano i respingimenti in televisione, tutti conoscevamo l’articolo 33 della convenzione di Ginevra, il principio del non-Refoulement, solo le nostre autorità si sono mostrate insensibili ed alquanto ignoranti.

Ieri sul sito dell’ alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), con una nota, ha presentato la sua denuncia attraverso dei colloqui con 82 persone respinte dal governo italiano.“In base a quanto riportato durante i colloqui, non risulta che le autorità italiane a bordo della nave abbiano cercato di stabilire la nazionalità delle persone coinvolte, né le motivazioni che le hanno spinte a fuggire dai propri paesi” dichiara l’UNHCR.

Nei colloqui avvenuti tra gli immigrati respinti e l’UNHCR, risulta che gli immigrati hanno bisogno di protezione internazionale. Inoltre, nei colloqui è emerso l’uso della forza delle autorità libiche e dei militari italiani “durante il trasbordo sulla motovedetta libica”. In base a queste testimonianze sei eritrei avrebbero avuto necessità di cure mediche in seguito ai maltrattamenti. Inoltre, gli stessi individui affermano che i loro effetti personali, fra i quali documenti di vitale importanza, sarebbero stati confiscati dai militari italiani durante le operazioni e non più riconsegnati.

Come ho ricordato più volte, e come non finisco di ripetere, l’articolo 33 della convenzione di Ginevra ci dice che ”nessuno Stato Contraente espellerà o respingerà, in qualsiasi modo, un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a motivo della sua razza, della sua religione, della sua cittadinanza, della sua appartenenza a un gruppo sociale o delle sue opinioni politiche.” Il principio di non respingimento, non conosce limitazione geografica e gli Stati sono obbligati a rispettare questo principio ovunque esercitano la loro giurisdizione, in alto mare incluso. Ieri, L’UNHCR ha dimostrato, con il colloquio con i migranti respinti in Libia, che l’Italia non ha rispettato le leggi internazionali. Le loro vite, sono seriamente minacciate ed il respingimento non è avvenuto riportando i migranti nel loro paese ma in un paese straniero che non ha ratificato la Convenzione di Ginevra del 1951

Dentro quei barconi, secondo le interviste, c’erano uomini e donne con il diritto alla protezione internazionale e per questo motivo dovevano essere accolte ed ascoltate dalle autorità italiane. Oggi, bisogna esprimere solo grande preoccupazione per ciò che sta succedendo da un mese in Italia. Le leggi vengono evase, il migrante viene accostato alla criminalità, si rifiuta un mondo multietnico e si respinge senza sosta.

Da sempre si muovono le storie, le idee e la vita delle persone e da sempre le espulsioni sono l’arma di un’avida maggioranza con la violenta sete di potere. Ma non è questa l’arma per costruire qualcosa di diverso, un mondo più giusto. Oggi, si deve assolutamente cambiare, non si può continuare a vedere morti nel mar mediterraneo, non si può più etichettare un uomo come clandestino in modo dispregiativo e non si può continuare con le politiche di respingimento.

Onori Andrea

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