Human Right Watch accusa i respingimenti

Human Rights Watch attacca duramente la politica di immigrazione italiana e si scaglia contro i respingimenti effettuati dal governo. Nel dossier intitolato “Scacciati e schiacciati” HRW scrive: “L’Italia intercetta migranti africani e richiedenti asilo e senza valutare se veramente sono rifugiati o bisognosi di protezione, li respinge forzatamente in Libia, dove molti sono detenuti in condizioni disumane e degradanti”.

Le 92 pagine del rapporto esaminano dettagliatamente la tratta dei migranti, richiedenti asilo e rifugiati in Libia attraverso gli occhi di coloro che sono riusciti a lasciare la corte di Gheddafi e ora sono in Italia e Malta. Il rapporto si basa su interviste con 91 migranti, richiedenti asilo e rifugiati in Italia e Malta, e una intervista telefonica con un migrante detenuto in Libia.”La realtà è che l'Italia respinge senza senso i migranti” ha dichiarato Bill Frelick, direttore di Human Rights Watch e autore del rapporto. “I migranti che erano stati detenuti in Libia hanno sempre raccontato di un trattamento brutale, sovraffollamenti e condizioni igieniche precarie.” ha continuato il direttore.

Si respingono facilmente i migranti nelle coste libiche senza effettuare controlli e senza vedere se all’interno dei barconi ci sono rifugiati, malati o feriti, donne incinte, minori non accompagnati, vittime del traffico o di altre forme di violenza contro le donne. Alcune delle operazioni sono coordinate da Frontex, l’agenzia di controllo delle frontiere europee.

La politica italiana, secondo il rapporto, viola palesemente gli obblighi giuridici internazionali del principio del non refoulement cioè il rimpatrio forzato di persone in luoghi dove la loro vita o la loro libertà sarebbero minacciate o in cui si correrebbe un rischio di tortura o di trattamenti inumani e degradanti. Human Rights Watch ha visitato la Libia in aprile e si è riunita con i funzionari di governo. Ma, le autorità libiche non hanno permesso all’organizzazione colloqui privati con i migranti e gli è stato vietato di visitare alcuni centri di detenzione nonostante le ripetute richieste.

“L’Unione europea dovrebbe chiedere che l'Italia adempia ai suoi obblighi. Altri Stati membri dell’UE dovrebbero rifiutarsi di partecipare alle operazioni di Frontex che comportano il ritorno dei migranti in Libia”dice Frelick.
Daniel è un ragazzo eritreo di 26 anni intervistato in Sicilia da Human Rights Watch. Ha raccontato il suo viaggio di ritorno verso la Libia: ”Eravamo davvero stanchi e disidratati, quando siamo arrivati in Libia. Quando siamo giunti alle coste, non abbiamo visto medici ma solo polizia militare. Hanno cominciato a prenderci a pugni e ci hanno picchiato con i bastoni. Noi eravamo assetati”.

Sono stati portati al carcere Misrata con un camion senza aria e sono stati picchiati di nuovo quando sono arrivati: “Siamo stati trattati male a Misrata. Eravamo eritrei, etiopi, sudanesi e somali. Le camere non erano affatto pulite. Avevamo mezz’ora d’aria al giorno e chiunque si lamentava veniva picchiato. Io sono stato picchiato con un tubo di plastica nero.” ha raccontato Daniel.

Le autorità non fanno alcuna distinzione tra rifugiati, richiedenti asilo, e di altri migranti. ”Non ci sono rifugiati in Libia” dice il Brigadier generale Mohamed Bashir Al Shabbani, direttore dell'Ufficio per l'Immigrazione presso il Comitato Generale del Popolo per la Sicurezza Pubblica. “Sono persone che furtivamente entrano illegalmente nel paese e non possono essere descritte come rifugiati.” Dunque, chi entra senza documenti in Libia è in stato di arresto.

Nonostante le pratiche violente e barbare della Libia l’Unione europea e specialmente l'Italia, vede sempre più questo paese come un partner prezioso nel controllo delle migrazioni, riferisce nel dossier HRW.

Onori Andrea

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