In pakistan civili intrappolati dai bombardamenti

Ieri il ministero dell’Interno pakistano ha annunciato di avere ucciso circa 700 talebani dall’inizio dell’offensiva nella valle di Swat, e ha riferito anche della morte di almeno 20 soldati dell’esercito pakistano. La zona della valle di Swat, colpita con l'artiglieria e i bombardamenti aerei desta grande preoccupazione anche per i civili che stanno lasciando la zona a decine di migliaia.
A causa del conflitto interno un numero altissimo di persone civili restano imprigionati nella gabbia del leone in attesa di essere sbranati ogni qualvolta un missile sovrasta città e paesi isolati.
Chi può fugge, ma le probabilità sono scarse, la maggior parte di essi restano intrappolati nelle loro abitazioni e non possono uscire neanche per comprare un pezzo di pane o prendere acqua. Le cure mediche sono scarse e c’è il rischio che dilaghino epidemie anche se il governo riferisce che starebbe gestendo efficacemente l'emergenza profughi.
Ma nessuno delle parti in conflitto tiene conto delle difficoltà dei civili nonostante le associazioni umanitarie chiedono alle parti in conflitto di garantire cure mediche ai feriti e di portare cibo nelle zone più difficili.
“Questa è una situazione completamente insostenibile, siamo passati da una situazione grave a una di assoluta disperazione. Ed è estremamente probabile che la situazione peggiori ulteriormente. In questo momento, proprio quando aumentano radicalmente i rischi affrontati dalla popolazione, non siamo nella possibilità di mettere in piedi la maggior parte delle necessarie attività salvavita” afferma De La Vingne, il coordinatore delle operazioni di medici senza frontiere in Pakistan e Afghanistan.
La priorità per le associazioni umanitarie, come tutti i conflitti, sono di evacuare i feriti e rifornire o attrezzare gli ospedali per curarli, consegnare cibo e acqua alla popolazione e metterla al riparo da gravi conseguenze. Ma l’operazione questa volta è molto complicata, le persone cercano rifugio come possono e dove possono, cercando di raggiungere le parti più ipoteticamente sicure del Pakistan creando disagi, sovraffollamenti e caos.
Medici senza frontiere fornisce acqua potabile e assistenza sanitaria di base alle persone sfollate in due campi nello stato di Lower Dir. Ma gli sfollati crescono sempre di più, mancano le scorte essenziali e sono in continuo pericolo di vita. Proprio per questo motivo medici senza frontiere è stata costretta a interrompere il proprio programma di assistenza medica d’urgenza nel distretto di Swat e a ridurre le proprie attività in altre zone del Pakistan nord-occidentale colpite dalla guerra. “Oggi, i coprifuoco, i posti di blocco e la guerra rendono praticamente impossibile per i civili raggiungere gli ospedali e le cliniche. Sono letteralmente bloccati in questa situazione di estrema violenza. E in aggiunta a tutto ciò, è spesso impossibile per le nostre equipe assisterli”. afferma Brice De la Vingne.

Secondo gli ultimi dati emersi dalle associazioni umanitarie sarebbero almeno 800 mila gli sfollati costretti a fuggire dalle loro abitazioni in seguito all'imponente operazione militare che sta interessando la valle dello Swat
Da agosto 2008 sono in continuo aumento i civili in fuga dalla guerra e la cosa crea problemi soprattutto nei campi profughi. Molti, soprattutto minorenni, cercano di raggiungere dopo mesi di viaggio aree più sicure. Anche ieri sera secondo le informazioni in possesso dell’Alto Commissariato sarebbero più di 300mila le persone in cammino in cerca di una sistemazione sicura.

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