La vicenda De Pasquale, storia di turbamenti e ingiustizie

Se infrangi le regole di un costume, ormai ben consolidato, non la passerai liscia, verrai fatto fuori in qualsiasi modo. Queste leggi non scritte e ben salde nelle menti degli italiani, sono un tratto culturale che contraddistingue globalmente il cittadino dello stivale. Se provi a sfiorare le ali al potere o se fai uno sgarro e urli giustizia contro una persona “autorevole”, la vendetta è assicurata. Le rivalse sono all’ordine del giorno. Verrai perseguitato, deriso nei giornali che chinano la testa al potere e umiliato, anche se sei sicuro di non aver commesso alcun reato.
I personaggi cambiano, ma le storie sono sempre le stesse. Le mafie, uomini potenti delle forze dell’ordine e politici, un intreccio di poteri, malaffare e intrighi che per conservare i loro privilegi usano qualsiasi arma per distruggere moralmente o fisicamente qualsiasi vita umana che intralcia il loro cammino.
L’appuntato Agostino De Pasquale lo sa benissimo che doveva avere gli occhi bendati, ma non ci è riuscito. Prestava servizio, come carabiniere vigilante, presso il nucleo Banca D’Italia di Trapani. Era il 1985, quando denunciò i suoi superiori e la procura di Trapani aprì un successivo Procedimento (nr.1888/90R.G.N.R). De pasquale lavorava nel territorio di Riina e Provenzano, a Mazzara del Vallo, in un comune sciolto per mafia. In questo ambiente, l’appuntato viene accusato per intromissione abusiva in un domicilio e minaccia a mano armata a persone pregiudicate. Il processo lo giudicherà assolto da queste accuse infamanti.
Nel 1991 De Pasquale denunciò un ufficiale, e due Marescialli per omissione di atti di ufficio e mancata trasmissione all’Autorità Giudiziaria. Uno dei militari che lo accusava, il Brig. Colicchia in complicità con un pregiudicato di Mazara del Vallo, sono stati in seguito arrestati per estorsione: il Brig. Colicchia fu trovato con 50 milioni facenti parte di un riscatto.
Per anni De Pasquale è stato umiliato e perseguitato. Non ha mai ottenuto un avanzamento di carriera per scarso rendimento, per il suo carattere irrequieto, mancanza disciplinare, rendimento poco soddisfacente. Insomma, qualsiasi cosa era buona per accusarlo. Ha subito una consegna di rigore, per disobbedienza aggravata, perché forse doveva restare in assoluto silenzio.
Quando si attaccano e si distruggono vergognosamente le identità personali, automaticamente come un vortice viene coinvolta tutta la famiglia. E così è stato per De Pasquale. Sono trascorsi tanti anni e ancora non si è fatta luce su questa vicenda che si intreccia con altre vicende di avvicinamento e collaborazione tra personaggi dello Stato con esponenti delle mafie locali.“Resterà per sempre un mistero da chiarire” dice sconsolato De Pasquale.
“I veri responsabili dei fatti – aggiunge – continuano impuniti le loro illecite attività, sotto gli occhi di tutti”. Per sempre gli resterà in mente quel lontano 22 marzo 1989, quando “ fui vergognosamente sequestrato”, ed il 10 maggio 1989 quando “sono stato trascinato all’ospedale e ricoverato contro le mie volontà. Un ricovero coatto predisposto dal comandante della compagnia dei carabinieri di Mazara del Vallo.” De Pasquale non ha mai commesso nessun reato, le accuse erano tutte calunnie per salvare altro personale inquisito e per dare una lezione al ribelle. Guai a toccare il potere, questa immensa mafia legalizzata.
Andrea Onori

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