Save the children lancia l’allarme: “Violati i diritti dei minori non accompagnati”

Per la soddisfazione di qualche individuo, Save The Children, afferma che da marzo 2009 a febbraio 2010 sono giunti in Sicilia 278 minori non accompagnati (di cui solo 4 identificati a Lampedusa), mentre nell’anno scorso, erano sbarcati a Lampedusa 1.994 minori non accompagnati. Da questi dati si può leggere che i respingimenti danno i suoi frutti ed il governo può gongolare.

Ma verso quale luogo finiscono per approdare i tantissimi bambini non accompagnati che non raggiungono le coste siciliane? Perché le agenzie internazionali non monitorano e non garantiscono i diritti essenziali a questi bambini che fuggono da persecuzioni e fame? Indiscutibilmente non spariscono nel nulla, ma solo dalla nostra visione. Gli sbarchi, senza i respingimenti, sarebbero continuati a verificarsi e, come è giusto che sia, rispettando le norme internazionali sarebbero stati identificati e accolti con le loro domande d’asilo. Quindi, è evidente che sono tantissimi i minori respinti e rimasti in Libia. Noi europei, paesi democratici, preferiamo attaccare le terre che non garantiscono i diritti umani alle singole persone, ci facciamo portatori dei diritti fondamentali, ma non vogliamo che questi uomini, donne e bambini perseguitati chiedano aiuto all’Europa. Scegliamo la strada più facile: preferiamo allontanarli per non guardare nei loro occhi il terrore e la paura.

I bambini che non sono arrivati in Italia non sono un numero. Sono esseri umani che fuggono dalla povertà, da conflitti interni, guerre civili o persecuzioni. “A questi ragazzi – dice Valerio Nieri, Direttore Generale per l’Italia di Save the Children - stiamo negando una possibilità, un futuro.“ L’Italia, con l’indifferenza dell’Europa che non si interessa affatto a risolvere il problema, respinge minori senza rispettare le norme internazionali e nazionali. Per queste piccole creature le norme prevedono “trattamenti speciali” come è giusto che sia. “È necessario – continua Valerio Neri - che non vengano più effettuate operazioni di rinvio dei migranti in arrivo via mare, garantendo il rispetto della normativa nazionale, comunitaria e internazionale in materia di divieto di respingimento, rispetto dei diritti umani e tutela delle categorie vulnerabili”
Il rapporto in questione, dichiara che nel corso del 2009, a causa della riduzione degli arrivi, le comunità hanno accolto un numero di minori in linea con gli standard previsti per legge (numero non superiore a 10) e gli spazi per loro all’interno delle strutture sono risultati migliorati. “Nel corso dell’ultimo anno, però, non sono stati attuati interventi strutturali volti alla riorganizzazione del sistema di accoglienza” dice ancora il direttore. I respingimenti e il venir meno all’emergenza, ha prodotto l’abbandono di progetti di ristrutturazione del sistema di accoglienza avviati nel 2008. Si è preferito spendere più soldi per l’apparato repressivo e per fornire materiali e mezzi alla Libia, che fornire servizi essenziali per le strutture di accoglienza.
Nei giorni scorsi è tornata sull’argomento anche la chiesa cattolica e si è pronunciata esplicitamente contro l’accordo tra Italia e Libia per il respingimento degli immigrati. “Nessuno - ha dichiarato l’arcivescovo Agostino Marchetto - può essere trasferito, espulso o estradato verso uno Stato in cui esiste il serio pericolo che la persona sarà condannata a morte, torturata o sottoposta ad altre forme di punizione o trattamento degradante o disumano”. In fondo l’Arcivescovo ha riportato solamente l’articolo 33 dalla convenzione di Ginevra del 1951 che parla del principio del “non refoulement”, ossia del non respingimento in paesi dove la propria vita potrebbe essere in pericolo.

Il non rispetto delle regole si può palesemente vedere anche dai dati forniti dal Ministero dell’Interno. Lo scorso anno le domande d’asilo sono state 17.600 contro le 30.492 del 2008. E’ chiaro che la politica dei respingimenti e la xenofobia che dilaga nel territorio, nella burocrazia e nelle istituzioni, ostacola chi avrebbe le carte in regola per avere lo status di rifugiato.

Andrea Onori
da Periodico Italiano

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