Tamil, insopportabile vita nei centri di detenzione

Il governo dello Sri Lanka trattiene nei centri di detenzione 250.000 sfollati tamil. Le loro condizioni peggiorano di giorno in giorno. Vi è una carenza di acqua dal 5 ottobre scorso, combinata con la possibile inondazione che potrebbe verificarsi nei prossimi mesi.


Il protrarsi della detenzione degli sfollati, avrà gravi conseguenze nel rapporto dello Sri Lanka con la comunità internazionale. “Ci sono tante persone tenute inutilmente in condizioni terribili. La situazione in questi campi è sempre tesa. Se non sono fuori di lì, prima che il monsone colpisce, la loro vita e la salute sarà in grave pericolo.” ha dichiarato Brad Adams, direttore Human Rights Watch in Asia”.

Secondo le Nazioni Unite, entro la fine di settembre il governo ha continuato a tenere 255.551 sfollati nei campi e negli ospedali. La maggior parte, in un grande complesso di campi, chiamati “Manik Farm” Il Segretario generale dell’ONU Ban Ki-Moon ha avvertito che in Sri Lanka si rischia di creare “l'amarezza” se non si riesce a reinserire i rifugiati Tamil celermente.

In varie occasioni il governo ha falsamente affermato che ha permesso a migliaia di uomini detenuti nei capi di “Manik Farm”, di tornare a casa. Il 24 settembre, per esempio, ha annunciato che 40.000 persone erano tornate nei loro alloggi. In realtà, molte delle persone che il governo sostiene di aver rilasciato, sono stati trasferiti da “Manik Farm” ad altri campi di detenzione o centri di permanenza temporanea.

Sembra che il governo giochi con la vita degli sfollati. Gli spostamenti sono diventati un vero e proprio stratagemma per prolungare la detenzione dei Tamil. La comunità internazionale deve esigere che la liberazione della gente detenuta illegalmente in quei capi fatiscenti, avvenga al più presto.

I campi di “Manik Farm” sono divisi in diverse sezioni, chiamate “zone”. In alcune di queste zone, c’è un accesso limitato all’acqua, a causa del basso livello del fiume. Gli amministratori del campo hanno quindi, fornito pochissima quantità di acqua. L’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, raccomanda un minimo di 15 litri di acqua a persona al giorno. “Questa mattina sono riuscito a ottenere solo 20 litri per tutta la nostra famiglia, composta da cinque persone. Non sarò in grado di ottenere di più fino a domani. L’acqua è tutto quello che abbiamo per bere, cucinare, lavare e fare il bagno”, racconta uno sfollato ad Human Right Watch.

Le persone all’interno dei centri sono disperati a causa della scarsità d’acqua e la carenza d’igiene. La mattina del 7 ottobre, quando l'acqua improvvisamente è tornata per circa 30 minuti, la gente lottava per riempire i secchi. “La gente gridava e si lanciava le pietre. Siamo andati dagli amministratori del capo e ci ha detto di sopportare. Se non ci danno più acqua, ci conviene abbattere le recinzioni ed andarla a trovare da soli.” racconta un altro sfollato.

Molte famiglie a causa del sovraffollamento nei campi di “Manik Farm”, vivono insieme. Nella zona 2 ci sono più di 52.000 persone e la sua capienza è di 29.000. Di notte, le donne dormono dentro la tenda, mentre gli uomini si arrangiano di fuori, nelle tavolate del campo.

Onori Andrea

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