le scrivo per raccontarle, purtroppo, il nuovo episodio della mia disavventura.
Dopo l'invio al ministero della mia replica al preavviso di diniego e l'invio da parte dell'Assessore comunale all'immigrazione di una lettera a mio sostegno, visto l'eterno silenzio, mi sono rivolto ad un legale per ottenere una risposta definitiva alla mia richiesta di cittadinanza.
Il mio avvocato mi ha autorizzato a diffondere il materiale, inclusa la nuova lettera di replica al ministero, relativo a questa assurda situazione, probabilmente unica in Italia visti gli addirittura due preavvisi di diniego e l'impegno messo per far di tutto a negarmi questa cittadinanza per me che non ne ho nessuna.
A questo punto le mie origini Palestinesi mi vengono in soccorso per trovare le forze necessarie a lottare ancora e sto preparando una nuova lettera da inviare, completa di tutti i documenti, a chiunque (istituzioni, giornali, ecc per circa 30 destinatari) possa aiutarmi a rendere pubblica la mia situazione fatta di una negazione continua del mio diritto ad ottenere la cittadinanza, pur avendone i requisiti.
La ringrazio e mi vorrà scusare se approfitto ancora una volta della sua disponibilità.
Non esiti a contattarmi se necessita di chiarimenti o ha suggerimenti da darmi al riguardo.
Cordiali saluti.
Fadi
Dopo l'invio al ministero della mia replica al preavviso di diniego e l'invio da parte dell'Assessore comunale all'immigrazione di una lettera a mio sostegno, visto l'eterno silenzio, mi sono rivolto ad un legale per ottenere una risposta definitiva alla mia richiesta di cittadinanza.
Proprio il 06 dicembre 2011 ho ricevuto un secondo preavviso di diniego motivato (fatto molto raro quasi unico) con una "speciale" interpretazione della legge 91/92 funzionale al loro intento di negarmi in assoluto (così parrebbe) la cittadinanza, quasi fosse diventata un loro obiettivo personale.
Il mio avvocato mi ha autorizzato a diffondere il materiale, inclusa la nuova lettera di replica al ministero, relativo a questa assurda situazione, probabilmente unica in Italia visti gli addirittura due preavvisi di diniego e l'impegno messo per far di tutto a negarmi questa cittadinanza per me che non ne ho nessuna.
A questo punto le mie origini Palestinesi mi vengono in soccorso per trovare le forze necessarie a lottare ancora e sto preparando una nuova lettera da inviare, completa di tutti i documenti, a chiunque (istituzioni, giornali, ecc per circa 30 destinatari) possa aiutarmi a rendere pubblica la mia situazione fatta di una negazione continua del mio diritto ad ottenere la cittadinanza, pur avendone i requisiti.
La ringrazio e mi vorrà scusare se approfitto ancora una volta della sua disponibilità.
Non esiti a contattarmi se necessita di chiarimenti o ha suggerimenti da darmi al riguardo.
Cordiali saluti.
Fadi
P.s:
chi vuole aiutare Fadi ad avere la cittadinanza o contattarlo per una intervista o per visionare i documenti può scrivermi su: madreterrafratelloclandestino@gmali.com
LA STORIA DI FADI
FADI KARAJEH nel 2004 è stato multato per una infrazione mentre era alla guida della sua auto e per questo nel 2005 il giudice lo ha condannato a una pena pecuniaria. Ha pagato la sanzione e ora il reato è estinto perché nei successivi cinque anni non ha commesso altre infrazioni.
Eppure, oggi quella contravvenzione gli sta costando la cittadinanza italiana. Fadi Karajeh ha trentatre anni, da dodici vive in Italia, oggi abita a Ravenna. Figlio di profughi palestinesi della Striscia di Gaza, per questo non ha mai avuto una cittadinanza, ma solo una nazionalità: quella palestinese.
In nome di quella nazionalità, già nel 2007 gli era stato paradossalmente negato dallo Stato italiano lo status di apolide per cui aveva fatto domanda tre anni prima. E il 1 luglio scorso, ha ricevuto un preavviso dal Ministero degli Interni: la sua richiesta di cittadinanza italiana gli è stata negata perché quella violazione al codice della strada dimostrerebbe che non ha raggiunto «un grado sufficiente di integrazione che si dimostra anche attraverso il rispetto delle regole di civile convivenza e delle norme del codice penale».
Questo nonostante lui in Italia abbia imparato a fare quattro lavori per non restare mai senza (saldatore, fabbro, verniciatore e pizzaiolo), abbia preso due qualifiche professionali e sia stato anche più volte chiamato dal Tribunale a fare da interprete dall’arabo. Convive con una ragazza italiana, ha una casa, amici, colleghi di lavoro.
In Italia, c’era venuto proprio inseguendo l’obiettivo di ottenere una condizione giuridica che, in quanto figlio di profughi palestinesi, non avrebbe mai avuto. Il non avere di fatto una cittadinanza è di per sé una violazione dei diritti umani perché preclude alle persone molte libertà fondamentali. «Per esempio non posso tornare in Palestina – ci racconta – Il mio passaporto giordano temporaneo non mi è stato rinnovato e la nazionalità palestinese non viene riconosciuta. Non posso andare a trovare mia madre, che è malata, non ho potuto vedere la salma di mio padre, quando è morto. Ho un’eredità che non posso riscuotere. Non avrò diritto nemmeno a una sepoltura, come ho scritto nella lettera al Ministero».
Incredibile....però purtroppo è vero, l'italia è il paese delle incoerenze e dei misteri.....in bocca al lupo Fadi, non scoraggiarti e continua a lottare........ mi spiace davvero tanto......
RispondiEliminaAlessandra Lucini
ti sono vicina FADI.resto perplessa e la mia rabbia aumenta sempre di piu'.io sono cittadina del mondo come tutti gli uomini onesti veri e leali.un abbraccio.
RispondiEliminaNon smettere di lottare Fadi....in bocca al lupo, spero tanto che tu riesca ad ottenere ciò che desideri. Sonia Aresu
RispondiElimina